Il fascismo indiscreto della flat tax

In molti si preoccupano giustamente del fascino discreto del centro-destra a guida meloniana, che potrebbe nascondere il volto del fascismo moderno. Non sono le nostalgie di un passato duro a morire, simbolicamente espresso nella fiamma tricolore di Fratelli d’Italia, a preoccupare, anche se non sono da sottovalutare.

Sono molto più seri e concreti i motivi di fondo dell’inquietudine provocata dalla prospettiva di una vittoria elettorale della destra: mi sembra ora di finirla con la definizione “centro-destra” dal momento che di centro in quella coalizione non c’è più niente se non l’arteriosclerosi di Silvio Berlusconi e la penosa accozzaglia reggicoda di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi, di Coraggio Italia, Luigi Brugnaro, dell’Udc, Lorenzo Cesa e di Italia al Centro, Giovanni Toti.

Il punto riguarda la demagogia di alcune strampalate proposte riconducibili soprattutto alla flat tax ed al blocco degli immigrati: sono due discorsi che impattano sulla pubblica opinione, portata ad accogliere con superficialità, al limite della dabbenaggine, certe promesse.

La tassa piatta che assoggetterebbe i redditi ad una aliquota proporzionale al ribasso è contraria ai principi fondamentali e costituzionale di equità fiscale e di conseguente progressività della tassazione. Non trova copertura erariale se non nella fantasia dei proponenti: l’immissione di nuova liquidità spingerebbe consumi ed investimenti in modo tale da far aumentare il gettito fiscale. Campa cavallo…

Potrebbe essere il preludio di un aberrante purismo liberista: meno imposte e meno sanità ed istruzione, o meglio sanità ed istruzione riservate a chi se le può pagare. Con tanti definitivi saluti al welfare state…

Potrebbe essere un balon d’essai propagandistico: alla impossibilità realizzativa per evidenti motivi di copertura finanziaria si risponderà scaricando la colpa sulla Ue, che non consente lo sfondamento del bilancio pubblico e impone il rigore finanziario a chi propone l’allargamento dei cordoni della borsa. Sarà in poche parole tutta colpa della Ue…

Ed eccoci agli immigrati. Che l’immigrazione sia un fenomeno da gestire e non da esorcizzare è abbastanza scontato, ragion per cui farneticare di blocchi navali e di rimpatri generalizzati è roba da bar sport. Anche qui sarà responsabilità della Ue, che effettivamente dimostra i suoi limiti in questo delicatissimo settore, ma la cui inadeguatezza non può fare da scudo alla demagogia nostrana.

Se si passano in rassegna gli slogan elettorali della destra, studiati a tavolino per stupire la gente e carpirne la buona fede, ci si accorge della loro totale inapplicabilità con la pronta scusa dell’antieuropeismo a discolpa. Un vero e proprio inganno che supera scientificamente ogni e qualsiasi compatibilità propagandistica. Questo sì che è fascismo, vale a dire populismo abbinato a sovranismo.

A livello europeo si alternano preoccupazioni politiche per una eventuale deriva dell’Italia, ma temo ci possa essere anche qualche subdola soddisfazione di poter relegare il nostro Paese nel loggione degli sfigati o nell’ultima fila dei palchi riservata agli antieuropei. Questo sì che è nazionalismo, vale a dire orgoglio della propria pochezza valoriale ed ideale.

Sapranno gli italiani accorgersi del trucco che c’è, ma che si fa fatica (?) a vedere? Saprà la comunità internazionale contribuire all’esplosione per tempo di queste clamorose contraddizioni senza rendersi attaccabile a livello di ingerenza e di intromissione nei nostri affari interni? Molto probabile che di questi eventuali disastri ci si accorga a babbo quasi morto. E chi potrà riportarlo in vita? Sarebbe meglio pensarci subito, anche se tutto sembra orientato a tirare la volata alla destra. A parole molti lanciano allarmi, ma questi allarmismi antifascisti se non vengono accompagnati da impegni seri e costruttivi rischiano di fare la fine di gridare al lupo fascista, che si presenta come agnello populista, o di abbaiare alla luna mentre il fascismo è sempre stato e sempre sarà molto terreno e assai poco lunare.