Sulla campagna elettorale, pur da me vissuta con grande distacco e scetticismo, grava come un macigno una domanda molto pertinente: quanto peserà la giravolta compiuta da certi partiti nei confronti del governo Draghi?
Il misfatto compiuto è talmente clamoroso da pensare che possa essere condizionante sulle scelte degli elettori chiamati anticipatamente alle urne, oltre tutto in un periodo inadatto e in un clima di pesante incertezza in tutti i sensi ed a tutti i livelli. Credo al contrario che il “draghicidio” influenzerà poco o niente il voto politico di fine settembre per tutta una serie di motivi, che cercherò di esporre di seguito sinteticamente, provocatoriamente, paradossalmente, con un pizzico di fantasia, con tanta amara ironia, seduto al bar della politica.
Per capire il comportamento degli italiani occorre rifarsi alla nascita del governo Draghi: è stato un autentico capolavoro eseguito dal presidente della Repubblica, il quale, mettendo in campo tutta la fiducia, quasi cieca e disperata, ma non per questo infondata, dei cittadini nei suoi confronti, è riuscito a proporre alla gente una medicina di per sé amara, ma necessaria. La fatina dai capelli turchini è riuscita a convincere Pinocchio. Non solo, ma è riuscita persino a mettere da parte Geppetto, il Gatto, la Volpe, Lucignolo, il Grillo parlante, Mangiafuoco, etc. etc. Fuor di metafora, Mattarella ha messo da parte i partiti pur coinvolgendoli in un’ardua impresa politica. Ai cittadini non è parso vero di liberarsi dal giogo politicante per affidarsi a un personaggio calato dall’alto, ma con il pedigree veramente in ordine.
Se non che, sotto-sotto, gli italiani, fomentati e distratti dalla subdola riscossa di certi recalcitranti partiti, finiranno col rifugiarsi nel paese dei balocchi, dove l’Europa non conta niente, la Nato non esiste, il Pnrr è un giocattolo qualsiasi, la politica è un circo in cui divertirsi.
D’altra parte la forza di Mario Draghi consisteva nel carisma e nell’autorevolezza europeistica, ma gli italiani nell’Europa unita ci credono? Draghi lo hanno vissuto come l’europeista proveniente dalla casta burocratico-finanziaria dominante, che in fin dei conti non c’entra niente con l’Europa dei popoli. Lo hanno più subito che ammirato, increduli nel vederlo spadroneggiare sui tavoli internazionali, nel dettare l’agenda agli Usa di Biden, nel portare l’Italia finalmente a contare qualcosa nello scenario internazionale. Ma gli Italiani sono veramente contro Putin? Non hanno un approccio “egoistico-affaristico-pseudopacifistico” riguardo alla guerra in Ucraina? Non sono filo-americani fino a mezzogiorno? Non vivono la Nato come un male sempre meno necessario e sempre più condizionante? Se al riguardo si facessero dei sondaggi molto seri e mirati, ne uscirebbero delle belle.
E poi, siamo sicuri che i personaggi europei più importanti siano dispiaciuti della caduta di Draghi: ma chi si credeva di essere per scavalcare le mire egemoniche nord-europee e le bizze terzaforziste francesi? Chi gli aveva dato l’incarico di tenere le fila nei rapporti con gli Usa? Non stava esagerando? Il gioco stava diventando pericoloso per i rapporti fra i partner europei. Tutto il mal non vien per nuocere: forse meglio una Meloni in cerca d’autore, un Salvini in cerca di Putin, un Berlusconi in cerca di escort… E se la pensano così all’estero, figuriamoci in Italia…
Negli Usa sembra addirittura possibile un ritorno in pista di Donald Trump: Draghi sarebbe stato un cliente scomodo, adatto a svolgere le funzioni di “badante” nei confronti di Biden, ma non a dialogare con i populisti europei e d’oltre oceano, molto meglio una Meloni qualsiasi da invischiare nei casini mondiali.
Se l’appeal internazionale di Draghi si scioglie come neve al sole, immaginiamoci quello interno. Gli italiani ne usciranno con un’alzata di spalle, dimenticheranno tutto in fretta, addirittura potrebbe scattare la sindrome rancorosa del beneficiato: chi volesse mai riproporre un Draghi bis è avvertito.
E il Pnrr? Roba da mangiare? La grande abbuffata per mafiosi, fannulloni e affaristi! E poi questi soldi li pagheremo cari, lasciamo perdere e non illudiamoci. E se il dopo Draghi significasse il default italiano con tanto di troika a metterci a dieta ferrea? Alla peggio usciremo anche noi dalla Ue, andremo a fare compagnia agli inglesi, ci faremo aiutare dai nuovi Trump e magari dai nuovi Putin.
Ma insomma, a chi diamo in mano il pallino in Italia? Tra i capaci di tutto della destra e i capaci di niente della sinistra…la scelta è quasi obbligata. Non parliamo del centro. Mia madre nella sua ingenua lettura calcistica pensava che i centro-campisti fossero obbligati a giocare nel cerchio di centro-campo e di lì non potessero uscire. Stessa cosa per i centristi della politica.
Qualche partito però l’ha fatta grossa: sul più bello hanno mollato Draghi per badare ai propri tornaconti. Dopo un attimo di sbigottimento iniziale, tutto sta tornando però alla normalità: le grida svergognanti sono rimaste in gola e (quasi) tutti si stanno riposizionando. In fin dei conti è tutta colpa di Conte e dei grillini! I Di Maio, i Brunetta, le Gelmini e le Carfagna faranno poca strada. Meglio restare nelle case matrigne che andare in cerca di freddo per il letto.
E Sergio Mattarella? Una gran brava persona!