Buon meeting non mente

Com’è strana la politica e questa campagna elettorale ancor di più… Prendo spunto dall’intervento del segretario PD Enrico Letta al meeting di Rimini di cui riporto alcuni passaggi presi dalla cronaca pubblicata sul sito “orizzonte scuola.it”.

“In 5 anni stipendi docenti come in Europa. Obbligo scolastico dall’infanzia alla maturità”. La proposta di Letta (PD).

“Dobbiamo rendere obbligatoria la scuola d’infanzia e allungare l’obbligo scolastico fino alla maturità”. La proposta di Enrico Letta di aumentare l’obbligo scolastico non è piaciuta alla platea del Meeting di Rimini che – riferisce l’ADNKRONOS – ha mugugnato alle parole del segretario Pd.

Il segretario del partito democratico torna a parlare anche dell’aumento di stipendio degli insegnanti, uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale dei DEM: “Parto dagli stipendi degli insegnanti: devono essere pagati come i loro colleghi europei. In 5 anni è possibile farlo. Prendiamoci tutti queto impegno a favore di uno stipendio europeo”.

Nel programma del PD, infatti, a proposito dell’obbligo scolastico dalla scuola dell’infanzia, si legge: “in Italia, un bambino su dieci non frequenta la scuola dell’infanzia (3-5 anni) e meno di uno su tre – con accentuate differenze territoriali – accede al nido. In questo modo, già in tenerissima età, si creano le prime odiose diseguaglianze nell’accesso a un sistema educativo di qualità e a un’alimentazione sana. Intendiamo quindi superare queste discriminazioni, rendendo gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema integrato esistente e incrementarne il fondo nazionale, per garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei familiari a basso ISEE, con particolare attenzione all’offerta formativa nel Sud del Paese. Così vogliamo favorire l’uguaglianza già nei primi passi del percorso scolastico, assicurando per tutte e tutti pari opportunità di cura, relazione e gioco”.

Il PD intende anche puntare sulla “creazione di “ambienti di apprendimento sostenibili”, accessibili, sicuri (anche dal punto di vista sanitario, con l’installazione di sistemi di aerazione), attraverso la promozione di incontri e attività tra scuole, perché lo spazio per noi è un terzo educatore”.

Tempo pieno e sport devono andare di pari passo, secondo il partito di Enrico Letta: “Proponiamo l’estensione del tempo pieno, con particolare attenzione al Sud, e la progressiva costruzione di una scuola presidio di comunità nelle periferie e nelle aree interne”. E “Vogliamo aumentare la proposta di sport nella scuola dell’infanzia e primaria con personale aggiuntivo specializzato, nella scuola media inferiore con proposta sportiva nel tempo prolungato”.

Ebbene finalmente Letta si è sbottonato, ha detto alcune cose di sinistra su un settore importantissimo come la scuola, che lui conosce bene anche per importanti esperienze dirette. Ironia della sorte: si è beccato fischi e mugugni da una realtà associativa come “Comunione e liberazione” molto presente nel mondo della scuola, da quella fetta di cattolici che dovrebbero essere particolarmente attenti alle problematiche formative e giovanili. Non sono in grado di dare un peso alla contestazione: forse era limitata, forse non è rappresentativa degli umori del meeting di Rimini, forse l’elettorato cattolico non si risolve in alcune frange di Comunione e liberazione. Tuttavia la cosa mi sembra significativa considerato il fatto che alla contestazione verso Enrico Letta hanno fatto da contraltare i convinti e caldi applausi verso Giorgia Meloni (peraltro ostentatamente bilanciati dalle standing ovation riservate due giorni dopo a Mario Draghi). Qualcuno osserva che storicamente il meeting si è sempre rivelato profeta dell’aria che tira a livello governativo; personalmente temo che si tratti di una profezia opportunistica dettata dalla smania di salire sul carro del vincitore per spillarne i favori. Aggiungo quindi alcune riflessioni, anche se l’applausometro del meeting non fa testo, ma induce a pensieri pertinenti e un tantino maliziosi

La prima riguarda la sinistra che, quando fa il suo mestiere, tocca nel vivo e suscita confronto anche aspro su idee e valori applicati alla realtà del Paese. Da tempo ha perso lo smalto e il coraggio di essere propositiva al limite del divisivo. Colgo questo episodio come una piccola inversione di tendenza mi auguro non dettata solo da esigenze propagandistiche. Si tratta infatti di recuperare uno stile e speriamo sia di buon auspicio: i contenuti dell’intervento di Letta sono credibili e condivisibili e mi auguro possano allargarsi ad altri settori ed altre problematiche.

La seconda riflessione riguarda la scuola. È sempre stato un campo intoccabile per motivi clientelari e corporativi. L’inquadramento adeguato degli insegnanti collegato magari al discorso del tempo pieno, l’allungamento dell’obbligo scolastico non per rinviare il problema degli sbocchi professionali ma per affrontarlo con una formazione più qualificata e mirata, l’apertura della scuola al territorio, vista quindi come elemento di crescita e di socializzazione sono punti interessanti per una politica di attenzione verso le giovani generazioni e le loro problematiche.

La terza riflessione è relativa al discorso del rapporto fra i cattolici e la politica. Quante volte, soprattutto conversando con un mio carissimo amico sulla situazione disastrosa della politica, mi sono chiesto cosa possa fare il mondo cattolico per contribuire ad una rinascita della politica stessa, non in senso integralistico e/o collateralistico, ma in chiave propositiva e partecipativa. Speriamo che i fischi ad Enrico Letta abbinati agli applausi a Giorgia Meloni non siano una brutta e falsa partenza. Giudicare ed esprimere il proprio parere è un sacrosanto diritto spettante anche ai partecipanti al meeting di Rimini. Ciò però non dovrebbe mai essere il pretesto per atteggiamenti settari e faziosi, di cui purtroppo Comunione e Liberazione è stata storicamente portatrice: una sorta di strabismo politico dei ciellini. Avevano nei giorni precedenti ascoltato con attenzione i consigli del cardinal Matteo Zuppi, presidente della CEI: consigliava umilmente di non tifare, di non schierarsi, ma di stare dalla parte del bene comune. Forse non l’hanno capito, forse hanno fatto finta di non capire, forse hanno confuso fischi con fiaschi. Probabilmente, nonostante gli inviti di una gerarchia finalmente prudente e distaccata dalla bagarre partitica, tanto per non sbagliare sono orientati ad appoggiare la destra (memori del credo cattolico che vuole Gesù seduto alla destra…del Padre).