Salvini, (in)versione (di tendenza) estiva

“Da domani in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all’Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S”: il segretario della Lega Matteo Salvini lo ha detto parlando alla festa del partito a Adro, nel Bresciano dicendo che la domanda dei giornalisti “state dentro, state fuori è mal posta”. “Se questo coincide col governo bene, se no è un problema del governo, mica un problema mio” ha aggiunto.

“Se questo coincide con il governo bene – ha aggiunto Salvini – altrimenti è un problema del governo, non è un problema mio. Nessuno ci aveva detto che il programma del governo prevedeva la droga, gli immigrati o il ddl Zan.  Mettiamo davanti l’autonomia, la flat tax, la pace fiscale poi vediamo come cambia la musica”. “Quello che farà la Lega nei prossimi mesi non lo decido io o i dirigenti o i parlamentari – ha continuato Salvini – cosa fa la Lega lo scelgono gli unici padroni della Lega, il popolo della Lega. Loro avranno l’onore e l’onere di decidere. Tra otto mesi si vota – ha aggiunto Salvini – ho sentito che qualcuno a Roma sta usando cavilli per votare a maggio o più avanti. No, il primo giorno utile bisogna votare e noi saremo pronti, il Paese lo prendiamo per mano”.

Poi Salvini ha detto ancora: “Si vota fra 240 giorni, proveranno a cambiare la legge elettorale, proveranno a ritardare le elezioni, proveranno a inventarsi altri tecnici, ma io sono assolutamente fiducioso, orgoglioso, convinto che non cambia la legge elettorale, vince il centrodestra, il centrodestra è guidato da un Lega che cambierà questo Paese”. “In questi 240 giorni però – ha aggiunto – dovremo dare battaglia” su temi come la legge Fornero, che non deve tornare in vigore.

In Parlamento “contrasteremo in ogni maniera possibile “la legge sulla legalizzazione della Cannabis”: è la promessa di Salvini dal palco della festa del Carroccio di Adro. “E chi non lo sa a Roma vedrà chi è la Lega” ha aggiunto. “Per me gli spacciatori di tutte le droghe dovrebbero andare in galera, ai lavori forzati, per vent’anni” ha detto criticando chi propone la liberalizzazione della marijuana. “Vengano stasera a Milano al bosco di Rogoredo a vedere ragazze di 14 anni che si prostituiscono per una dose” quelli che “dicono che il fumo non fa così male” (La Repubblica).

Riporto un piccolo episodio rientrante nella scettica saggezza di mio padre: davanti al video, che propinava una delle solite vuote interviste ai fanatici del pallone. Parlava il nuovo allenatore di una squadra, non ricordo e non ha importanza quale, che aveva ottenuto una vittoria, ribaltando i risultati fin lì raggiunti. L’intervistatore chiese il segreto di questo repentino e positivo cambiamento e l’allenatore rispose: “Sa’, negli spogliatoi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo vincere”. Non ci voleva altro per scatenare la furia ironica di mio padre che, scoppiando a ridere, soggiunse: “A s’ capìssa, l’alenadór äd prìmma, inveci, ai zugadór al ghe dzäva äd perdor”.

Matteo Salvini, precedentemente alle dichiarazioni esilaranti di cui sopra, cosa votava? Stando alle sue parole in libera uscita, si direbbe che abbia votato tutto, anche quello che non serviva all’Italia e agli Italiani. Allora i casi sono due: o era in troppo buona o mala fede prima e quindi si vuole far perdonare gli errori commessi, oppure fa politica a vanvera a secondo dell’aria che tira a prescindere dal merito dei provvedimenti legislativi e governativi in discussione.

Che Salvini avesse molte perplessità riguardo all’entrata nella maggioranza parlamentare che sostiene il governo Draghi e addirittura con propri ministri nella compagine governativa guidata appunto da Draghi è cosa arcinota: i responsi delle urne amministrative e dei sondaggi d’opinione sembrano dargli ragione, infatti la Lega è in forte calo di consensi. Resta da stabilire se questa frana sia dovuta al governismo spinto Di Giorgetti e c. oppure all’imbarazzato e imbarazzante “bissaboghismo” di Salvini, serpente incantato da Giorgia Meloni.

Fatto sta che Salvini, destinato a farneticare nella stagione estiva, si sta rifugiando nel corner del più bieco dei populismi. Quando la politica è in grave crisi di attendibilità e credibilità, si rifugia in piazza dove tutti i conti sembrano tornare. Devo ammettere che Salvini è uno dei pochi politici disposti a metterci la faccia (di tolla), non per rendere conto del proprio operato, ma per lisciare il pelo alla sua (?) gente più o meno padana.

C’era una volta un politico lanciato nella sua sbracata campagna elettorale. Purtroppo siamo sempre in campagna elettorale. Urlava dal palco: “Vi daremo questo, vi concederemo quest’altro, vi offriremo ciò che vorrete…”. E l’afta epizootica? chiese timidamente un agricoltore della zona interessata. “Vi daremo anche quella!”, così rispose gagliardamente il comiziante di turno.

Salvini, il 10 luglio ultimo scorso, ha promesso l’autonomia, concetto che non vuol dire niente: autonomia della Padania? Autonomia dal governo Draghi? Autonomia dai poteri forti? Potremmo continuare all’infinito. Ha promesso la flat tax, la tassa piatta che mette poveri e ricchi sullo stesso piano, che metterebbe in crisi letale le casse dello Stato, che assomiglia tanto a una sorta di “non pagherete più le tasse”. Ha promesso la pace fiscale, che vuol dire “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato… scurdammoce o passato”. Ad un certo punto forse qualcuno gli avrà chiesto: “E la cannabis?”. Non mancava altro che rispondesse: “Vi daremo anche quella”. Qualcuno al suo fianco gli avrà dato una gomitata e lui improvvisamente rinsavito ha risposto: “No alla legalizzazione della cannabis!”. Respiro di sollievo generale.  Un modo per non risolvere i problemi è anche quello di ricorrere al proibizionismo.

A volte ci cascava persino mio padre dall’alto del suo didattico anarchismo. Ingenuamente si illudeva di risolvere il problema dell’evasione carceraria apponendo un cartello “chi scappa sarà ucciso”: non ho mai capito fino in fondo se si trattasse di una provocazione ai rigoristi o di una subdola apertura ai buonisti. Una cosa l’ho capita: Salvini non sa che pesci pigliare e prova a gettare l’amo nel lago di casa sua per vedere se almeno lì qualcuno abbocchi ancora.