Quando una persona, pubblica o privata che sia, attira su di sé critiche a più non posso, mi diventa automaticamente simpatica. Scatta in me una sorta di compassione incontenibile, una voglia matta di fare il bastian contrario, una spinta irrefrenabile ad andare contro corrente.
È quanto mi sta succedendo di fronte alla “criminalizzazione” strisciante di Giuseppe Conte, che la vulgata corrente considera reo dei più orrendi misfatti politici. Sarebbe interessante valutare attentamente i pulpiti da cui vengono le prediche, ma il discorso si farebbe troppo lungo e qualunquistico.
Mi permetto solo di sollevare qualche obiezione a costo di farmi passare per grillino di sacrestia. Conte non sarebbe all’altezza leaderistica del compito attualmente svolto. E dove stanno i leader degli altri partiti? C’è qualcuno che me li può indicare? Forse l’unica è Giorgia Meloni, ma si tratta di una leadership casareccia da spendere all’interno delle mura italiote e quindi insignificante in un contesto europeizzato o addirittura globalizzato. E allora?
Conte sarebbe stato un capo di governo penoso e dannoso. Proviamo a pensare se fosse ancora al governo con le arie che tirano in pandemia: come minimo lo lincerebbero, mentre invece il suo successore è osannato e santificato a tutti i livelli. E allora?
Conte avrebbe vergognosamente sparato sul pianista, mettendo a repentaglio il già fragile equilibrio politico vigente. Forse che l’attuale governo può essere considerato esente da critiche? Forse che gli altri partiti, da Leu alla Lega, non rivolgono fra i denti e fuori dai denti, critiche al governo Draghi? Il fatto che Draghi non abbia alternative non lo rende perfetto e inappuntabile. Nell’attuale momento chiunque osi rivolgere critiche al governo viene immediatamente classificato come disfattista. Vale il rovesciamento del detto: “Piove, governo galantuomo!”. Non piove, sta diluviando, ma più diluvia e più il governo è onesto e intoccabile.
Il M5S e il suo leader sarebbero i maggiori responsabili dei mali italiani a causa del reddito di cittadinanza e del bonus edilizio del 110%. Non saranno certamente due provvedimenti modello, ma nemmeno quei disastri che si vogliono far credere. Si tratta di due misure emergenziali volte a combattere la povertà che tutti danno in crescita esponenziale e la crisi economica che tutti vogliono esorcizzare. Da una parte si sono trasformati nella trincea difensiva grillina, dall’altra parte nel facile bersaglio dei rigoristi occupazionali e fiscali. Se non è manicheismo questo…
Conte vorrebbe soltanto recuperare, per il movimento di cui è alla guida, la verginità piazzaiola persa con gli anni di governo accumulati: tattica meramente strumentale. Dove sono gli strateghi? Chi non sta strumentalizzando la situazione politica a favore dei propri interessi di bottega? Chi può sbandierare un minimo di verginità nel bailamme in cui siamo sprofondati. Ma fatemi il piacere… Nel parterre di nani e ballerine ci può stare benissimo anche Giuseppe Conte, reo forse di avere capito troppo in fretta come va la politica in Italia e quindi, questo sì, responsabile (non l’unico e forse persino suo malgrado) della debacle dell’incoerenza grillina.
Conte infine avrebbe ricattato Draghi, tenendolo sulla corda per fini di galleggiamento pentastellato. Ammetto che negli atteggiamenti e nei comportamenti contiani non ci sia molta lungimiranza, ma dove sta di casa la lungimiranza nell’attuale politica italiana? Dietro gli errori pentastellati tutti pensano di nascondere i propri: è comodo, ma ingiusto. È tardi per un’eventuale riscossa grillina capace di interpretare i disagi e i malumori della gente, ma è tardi anche per gli altri, ridicoli difensori del bene comune.
Matteo Renzi dice che Conte è “un clown che non fa più ridere” perché “impone il suo narcisismo senza offrire soluzioni al Paese”. Purtroppo gli altri, Renzi compreso, sono buffoni, che invece continuano imperterriti a far ridere, anzi a fa piangere. La ormai consolidata maggioranza silenziosa degli italiani che non vanno a votare la pensa così. Politici avvisati, mezzo salvati. E se è vero che non si recupera credibilità criticando o portando alle dimissioni Draghi, è altrettanto vero che non la si recupera con il draghismo a prescindere. Tutti adesso dovranno rivedere i loro piani.