Parto da una barzelletta avente come protagonista Stopàj, lo storico personaggio di Parma: questi, piuttosto alticcio, sale in autobus e, tonificato dall’alcool, trova il coraggio di dire impietosamente la verità in faccia ad un’altezzosa signora: «Mo sale che lè l’è brutta bombén!». La donna, colta in flagrante, sposta acidamente il discorso e risponde di getto: «E lu l’è imbariägh!». Uno a uno, si direbbe. Ma Stopaj va oltre e non si impressiona, ribattendo: «Sì, mo a mi dmán la me pasäda!».
In questo periodo sto denunciando la bruttezza della politica: sono partito dalla sbornia elettorale parmense da cui è emersa la inguardabile pochezza della politica locale, sancita dall’ennesima leccaculista trasmissione conclusiva di 12 Tv Parma offerta ai telespettatori in concomitanza con la festa dei “guerrafondai” tenutasi sulla terrazza del “cubo”: ne è uscita una penosa passerella finale dell’avanspettacolo elettorale, in cui le ballerine hanno dovuto prescindere dal loro inesistente appeal e sono rimaste ben vestite del loro imbarazzante niente. Non poteva che essere così.
Quando non ce n’è… ce n’è per tutti i gusti: l’ostentato carisma del medico eletto a pieni voti, che con la politica c’entra come i cavoli a merenda; il trionfalismo del sindaco uscente, che, dall’alto di un risultato elettorale a dir poco modesto, fa un inascoltabile e paradossale canto del cigno; il candidato civico che più civico non si può, pienissimo di séissimo, vale a dire pieno di aria fritta; il sociologo, che ha il coraggio di elaborare sistematicamente l’ovvio che è sotto gli occhi di tutti; gli attori principali, che mietono comunque applausi di maniera; il vincitore futurista che dispensa speranze e lo sconfitto passatista che distribuisce nostalgie; i comprimari soddisfatti o rimborsati dell’avventura elettorale. Zero al cubo, se non erro, fa sempre zero!
La sbornia però non riesco a smaltirla in sede locale, prendo una boccata d’aria e ci ricasco alzando il tiro: è un po’ come l’ubriaco che non riesce a fermarsi e tracanna bevande a tasso alcolico sempre più elevato. Stando ai miei gusti storici, guardo al Partito democratico, che tutti danno vincente al recente test elettorale amministrativo. Enrico Letta lo sta mettendo nel freezer di Draghi, rinviando la politica a tempi migliori. Nel frattempo ci dovremo rassegnare a mangiare “pesce lesso” di cui Letta è auto-dispensatore fenomenale.
In questo periodo guai a parlar male di Draghi e fin qui ci può anche stare: meno male che c’è Draghi, altrimenti saremmo spacciati, anche se, gira e rigira, sta concludendo poco. Ma non si può nemmeno parlare d’altro, meglio attestarsi sull’esistente, diversamente si rischia e allora tanto vale rimanere al coperto. Siamo alla versione minimalista e conservatrice della politica sarcasticamente teorizzata dal grande Indro Montanelli: limitarsi a non fare danni, lasciare le cose come stanno.
E pensare che io ho sempre pensato che in politica bisognasse cambiare le cose, affrontare e migliorare le situazioni, tentare di alleviare i problemi di chi soffre. Mi sono sbagliato. Chiedo umilmente scusa, prometto di disintossicarmi, sperando che l’ubriacatura mi passi in fretta, se non domani almeno dopodomani. Lasciatemi vedere la nuova giunta comunale di Parma, poi “me ne starò nascosto, un po’ per celia e un po’ per non morire”.