I sogni fuori dal cassetto

L’equilibrio dell’amore borghese vigente in quel di Parma si sta rivelando robusto, ma imperfetto. Due crepe nel muro sono apparse evidenti alla luce dei risultati elettorali. A destra una parte dell’elettorato non ha digerito la candidatura di Pietro Vignali, imposta dall’alto e decisamente anacronistica, ed ha reagito con l’astensione (Lega e una parte di Forza Italia) o con la proposizione di candidature alternative (Fratelli d’Italia con Priamo Bocchi e scissionisti forzisti con Giampaolo Lavagetto). Ne è uscito un Vignali riveduto e bastonato dal suo stesso elettorato di riferimento. Si è avuta una sorta di scatto d’orgoglio da parte degli elettori “puri e duri” che hanno reagito ad un’operazione verticistica decisamente sbagliata da tutti i punti di vista.

Anche a sinistra, pur con un risultato numericamente positivo, sono emerse le contraddizioni, consistenti soprattutto nella scelta della parte più spinta dell’elettorato, che ha preferito orientarsi sulle candidature del verde Ottolini e del deciso e radicale Bui.

In poche e brutali parole la borghesia pigliatutto ha dovuto piegarsi di fronte ai desiderata di consistenti fette elettorali in libera uscita rispetto agli schemi tradizionali ed onnicomprensivi. Mi sembrano queste le due novità contro corrente, che dovrebbero far riflettere il vincente Guerra e il perdente Vignali. Mentre il secondo starà tentando di raccattare le micche di una imprevista debacle, il primo dovrebbe tentare un recupero politicamente intelligente di una fascia elettorale politicamente scontrosa ma programmaticamente ricca di contenuti.

Sono poco interessato ai frettolosi eventuali restauri in casa centro-destra, mi intrigherebbe parecchio invece un’apertura, seppure tardiva, di dialogo di Michele Guerra con quell’8% dell’elettorato (seimila voti circa) che da sinistra non lo ha votato, ritenendolo non sufficientemente aperto sui problemi sociali ed ecologici.

Qualcuno mi fa presente come Guerra non avrebbe alcun interesse a riaprire una partita già stravinta, a muovere del freddo per il letto già scaldato a dovere dal suo 44 o 45%, a rimettere in discussione i raggiunti equilibri col PD ed i suoi maggiorenti regionali, con lo scalpitante sindaco uscente Pizzarotti che non sta più nella pelle dalla voglia di candidarsi alle prossime lezioni politiche nelle file del PD, con i salotti buoni della sinistra (?) parmense, con i poteri forti ben disposti nei suoi confronti.

Discorso pragmaticamente ineccepibile, ma la politica non è la matematica ma un’arte, gli accordi non si fanno al mercato ma sul campo, dove i problemi non mancano e i conflitti sociali possono comunque disturbare il manovratore.

Non mi scandalizzerei quindi di vedere un’apertura di credito da parte di Michele Guerra ai recalcitranti nemici/amici della sinistra portatrice di istanze che il Pd ha perso colpevolmente per strada. Non ci sarebbe niente di strano se a questa sinistra dura e pura venisse offerto un assessore alla pace di estrazione pacifista e un paio di assessorati fortemente connotati sulle problematiche sociali (casa) ed ambientali. Anche l’elettorato più restio potrebbe ritrovare motivi di sbocco politico altrimenti preclusi dal frigorifero in cui verrebbero relegati i non pochi voti di contestazione all’imborghesimento del centro-sinistra.

Per l’estrema sinistra sarebbe un modo dignitoso e coerente per uscire dal massimalismo, dall’utopismo fragile e dal sociologismo datato e da certe pericolose incrostazioni storiche, per avere spazi di partecipazione da giocare sempre in chiave critica ma costruttiva; per i verdi l’occasione per abbandonare la genericità dell’ecologismo della domenica per trasferirlo nelle scelte quotidiane dell’amministrazione pubblica e dei cittadini amministrati.

Forse sto farneticando, forse sto sognando, forse ho le idee un po’ confuse. Può darsi, ma meglio sognare problematicamente a sinistra che dormire sonni tranquilli sprofondati nella melassa conformista e perbenista.