Nostalgia canaglia

Mio padre era fermamente contrario ad ogni e qualsiasi adunata che avesse comunque il sapore di un certo qual militarismo. Aveva fatto il servizio militare con spirito molto utilitaristico (per mangiare perché a casa sua si faceva fatica), cercando di evitare il più possibile tutto ciò che aveva a che fare con le armi (esercitazioni, guardie, tiri, etc.) a costo di scegliere la “carriera” da attendente, valorizzando i rapporti umani con i commilitoni e con i superiori, mettendo a frutto le sue doti di comicità e simpatia, rispettando e pretendendo rispetto al di là del signorsì o del signornò. Raccontava molti succosi aneddoti soprattutto relativamente ai rapporti con il tenente cui prestava servizio. Aveva vissuto quel periodo come una parentesi nella sua vita e come tale l’aveva accettato, seppure con molta fatica. Mio padre era estraneo alla mentalità militare, ne rifiutava la rigida disciplina, era allergico a tutte le divise, non sopportava le sfilate, le parate etc., era visceralmente contrario ad esse, le riteneva un vuoto sfogo di nostalgici in cerca d’autore. L’attualità gli dà ragione a giudicare dalle cronache di questi giorni.

L’adunata degli alpini per tre giorni ha riempito con oltre 400mila persone Rimini e la riviera romagnola. Ma il grande evento si lascia dietro uno strascico: il gruppo riminese di “Non Una di Meno”, che da anni si batte contro la violenza di genere, ha invitato a denunciare le molestie sessuali ricevute. Sono centinaia le persone, soprattutto giovani donne, bariste e cameriere, che hanno raccontato la propria esperienza dichiarando di aver subito molestie verbali e fisiche, spesso da uomini alterati dal massiccio consumo di alcol. Fischi, urla, proposte oscene, con molti uomini che sono arrivati ai palpeggiamenti e alle molestie fisiche. “Abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta è stata altissima tanto quanto sconvolgente per il numero e l’intensità delle molestie ricevute”, scrive “Non una di meno”. “Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto”.

L’Associazione nazionale alpini ha diffuso una nota nella quale ha condannato e stigmatizzato questi episodi, “che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti”, scrivono. Ma al tempo stesso hanno sottolineato “che, dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia; rileva poi che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata”. La dichiarazione ha creato ancora più rabbia tra le associazioni e le ragazze che hanno subito molestie, insieme alla mancata condanna dell’accaduto di molti esponenti istituzionali che in questi giorni hanno partecipato o parlato dell’adunata degli alpini. Non è la prima volta che i raduni degli alpini finiscono alla ribalta per le molestie e l’ubriachezza molesta dei partecipanti. Come riporta Il Post, già nel 2018 a Trento moltissime donne avevano denunciato di aver ricevuto molestie dai partecipanti all’adunata. In quel caso, l’Ana aveva espresso solidarietà in un comunicato alle donne vittime di violenza, dissociandosi da simili comportamenti.

Goliardia, maleducazione, ubriachezza molesta? Le solite mele marce?  Si tratta di comodi paraventi dietro cui nascondere il perpetuo maschilismo in cerca dell’occasione propizia per esprimersi. Si dice che gli ultras degli stadi non rovinino il genuino e simpatico tifo calcistico; si vorrebbe ricondurre a stupidi ultras della nostalgia gli alpini protagonisti di molestie sessuali variamente perpetrate. Non voglio enfatizzare, ma nemmeno sminuire la gravità dei fatti.

“Un evento straordinario e unico – lo ha definito il primo cittadino – Questi sono stati tra i migliori giorni della vita di Rimini e dei riminesi”. Consiglierei al sindaco di Rimini un po’ di cautela. Cosa dirà alle sue concittadine molestate? In realtà il contorno ha rovinato il piatto. Cade miseramente la generalizzata e retorica narrazione dei bravi alpini sempre pronti a fare del bene. Il corpo degli alpini è glorioso fino a mezzogiorno, così come tutte le categorie sociali di questo mondo.

È inutile nasconderlo: una punta (?) di militarismo e di maschilismo (spesso vanno di comune accordo), emerge da queste adunate oceaniche, che non ho capito a cosa servano.  Mio padre era fin troppo buono nel giudicare. Si limitava infatti a sentenziare: “Ien di nostàlgic…”. Va bene finché la nostalgia non scantona e non degenera. È noto come non si possa parlar male della mamma e degli alpini. Mia madre però non aveva proprio niente da spartire con gli alpini, soprattutto con quelli che hanno gozzovigliato in quel di Rimini.