L’antiputinismo dei port-coton

Ho stampato nella memoria un episodio del poco edificante periodo post-craxiano. Il leader socialista era caduto in disgrazia, coinvolto in tangentopoli di cui era stato forse il principale protagonista: la sua parabola era ormai inesorabilmente nel tratto discendente. Ricordo un salotto televisivo durante il quale i beneficiati del craxismo imperante osservavano spezzoni di filmato in cui il Bettino dava sfoggio della sua eloquenza: facevano effettivamente sorridere certi suoi atteggiamenti strafottenti dal momento che appartenevano a un passato ormai superato e squalificato. Questi signori, nani e ballerine, raccomandati da Craxi a cui avevano leccato piedi e culo, si divertivano a prenderlo in giro dopo avere per anni sfruttato la sua scia politica. I vomitevoli port-coton riveduti e scorretti: la peggior specie di persone, i voltagabbana più sfacciati e insopportabili, che si esibivano nella rivisitazione del craxismo a babbo morto.  Ricordo di avere inveito, io anticraxiano della prima ora, contro gli opportunisti anti-craxiani dell’ultima ora, per onestà intellettuale.

A proposito, preciso per chi non sa o non ricorda che “ai tempi di Luigi XIV c’era una classe di persone privilegiate che venivano chiamate “porte-coton”. Di chi si trattava? Di nobili che avevano il privilegio di pulire il culo del re con un batuffolo di bambagia dopo che questi aveva fatto la cacca. Che di port-coton ce ne siano anche adesso è fuori discussione. Chissà mai quanti ne avrà Putin! Ne ha avuti parecchi anche in Italia. Stanno peraltro venendo allo scoperto anche tramite l’abiura verso la religione berlusconiana, opportunisticamente eclissatisi, convertiti al voltagabbanismo, ma incapaci di starsene almeno zitti.

Non mi è mai piaciuto fare politica col senno di poi: si deve avere il coraggio di tacere quando la storia dà smaccatamente torto a un leader, a maggior ragione se questo leader è stato da noi osannato e da lui si sono attinti benefici a più non posso. La storia si ripete e in questi giorni si assiste al pelo e contro-pelo fatto a Silvio Berlusconi per la sua stretta amicizia con Vladimir Putin: effettivamente, come era solito fare, il cavaliere esagerava, non aveva il senso della misura e il buongusto di stare al suo posto. Anche attualmente non scherza se si pensa alle oscillazioni tra un quasi-pacifismo per farsi perdonare i trascorsi filorussi e per tenere mano a Salvini, un quasi-putinismo camuffato da un appello alla Ue per fare pressioni sull’Ucraina affinché ascolti Mosca, un quasi-pragmatismo sulle sanzioni che fanno male anche a noi e un quasi-draghismo a sostegno incondizionato del governo.

Però non era il solo a recarsi in pellegrinaggio a Mosca, non era l’unico a puntare su questo cavallo, a sperticarsi in elogi, a ritenerlo un leader credibile con cui trattenere proficui rapporti politici e d’affari. Chi è senza questo peccato, scagli la prima pietra. Adesso sono diventati tutti anti-putiniani, inorridiscono davanti alle follie della politica russa, nessuno più lo conosce, gli operatori mediatici si divertono a spulciare negli archivi televisivi alla ricerca delle compromettenti vicende berlusconiane in combutta con l’autarca di Mosca.  E questi signori allora dove erano? Spesso erano schierati a spada tratta in favore del berlusconismo dilagante, ne traevano vantaggi, si compiacevano della politica estera di Berlusconi. Avessero il buonsenso di tacere e di fare silenziosamente il mea-culpa, anziché deridere e irridere ad un passato indubbiamente scomodo e talora sporco.

Anche gli antagonisti di Berlusconi non brillarono nella loro condotta verso Putin e la Russia, quindi non scarichiamo le colpe sul cavaliere, che, come spesso accade, mi sta diventando simpatico: molto meglio i suoi errori del revisionismo storico dei port-coton di cui sono piene le fosse.

Sia a destra che a sinistra Berlusconi è stato in “buona” compagnia nei confronti di Putin. Certamente ci aggiungeva del suo, ciò non toglie che non possa essere colpevolizzato più di quel tanto. Diamo a Putin quel che è di Putin (uno dei peggiori uomini della storia), diamo a Berlusconi quel che è di Berlusconi (l’uomo di governo più capace di coniugare la politica con i propri affari), diamo ai port-coton le loro vomitevoli colpe (quelle di pulire il culo dei potenti in auge). Smettiamola di fare i saputelli del poi e i moralisti del cavolo. Fatemi il santo piacere… Di moralismo politico basta e avanza quello della Svezia, che si erge a super-potenza morale, mettendo in bella mostra una ipocrisia di fondo in politica estera e sporcando la propria immagine, fatta di neutralismo di convenienza, con la paura che fa novanta allo stormir di fronde russe.