Nel buio profondo degli schemi di guerra

Mio padre, di ritorno dalla toccante visita al sacrario di Redipuglia si illudeva di convertire tutti al pacifismo, portando in quel luogo soprattutto quanti osavano scherzare con nuovi impulsi bellicosi. «A chi gh’à vója ‘d fär dil guéri, bizògnariss portärol a Redipuglia: agh va via la vója sùbbit…». Pensava che ne sarebbero usciti purificati per sempre. Purtroppo non è così semplice.

Al 40° giorno di conflitto, mentre si intensifica l’offensiva russa nel Sud dell’Ucraina, l’orrore della guerra mostra il suo volto più crudo con il massacro dei civili compiuto a Bucha, nella regione di Kiev, da cui sono emerse centinaia di cadaveri. Nella strada Ivan Franko i miliziani hanno fatto irruzione nelle case, portato via risparmi, cibo e donne. Le trentenni venivano usate per cucinare ed eseguire gli ordini in quelle case diventate il quartier generale di militari russi. In alcune di queste, nelle camere delle torture, sono stati trovati corpi senza vita di civili con le mani legate. All’Adnkronos Sergiy Prylucki, residente di Bucha nei pressi dell’aeroporto, testimonia: “Ho visto i carri armati ed altri veicoli russi entrare a Bucha, stazionare vicino alle nostre abitazioni; aerei bombardare le nostre case; i corpi dei miei concittadini morti nelle loro auto; ho raccolto le testimonianze di chi ha subito le razzie dei ceceni ubriachi nei negozi, le loro gozzoviglie nelle case e le torture e le uccisioni. Vicino a casa mia hanno torturato e ucciso in un summer camp per bambini chi si trovava lì. Hanno ucciso civili dentro le loro case. Hanno saccheggiato abitazioni private. So che sono entrati anche nella mia”.

L’alto Commissario per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha affermato di essere “inorridita” dalle immagini dei corpi trovati a Bucha, dopo che i soldati russi si sono ritirati, e parla di “possibili crimini di guerra”. Il presidente ucraino Zelensky, che ha visitato l’ospedale di Bucha, ha definito le forze russe “assassini, torturatori e stupratori”, ma assicura che i colloqui di pace vanno avanti.

Il presidente americano Joe Biden ha chiesto l’avvio di “un processo per crimini di guerra” nei confronti del presidente russo Vladimir Putin in relazione a “quello che sta accadendo a Bucha”. Definendo Putin “un criminale di guerra”, un uomo “brutale”, Biden ha aggiunto che “tutti hanno visto quello che sta accadendo a Bucha”.

Se gli americani vogliono investigare i crimini di guerra, “che comincino con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq” ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “Non appena finiscono, possono passare ai bombardamenti nucleari sul Giappone”, ha aggiunto.

Ho ripreso le notizie sull’autentico e “fresco” museo degli orrori emergente dalla guerra in Ucraina così come sintetizzate dal quotidiano Avvenire. Rimanere colpiti è poco, anche se la guerra è l’occasione per gli uomini di scatenare gli istinti bestiali che regnano in essi: l’occasione fa l’uomo diabolico. La maggiore responsabilità incombe su chi crea e offre agli uomini simili occasioni. Non ho il coraggio di continuare la riflessione, perché rischierei di perdere la calma e di spararle troppo grosse a trecentosessanta gradi. Preferisco cedere la parola a papa Francesco di ritorno dal suo viaggio a Malta, riprendendo testualmente il passaggio finale della sua breve, ma più che esauriente, conferenza stampa tenuta sull’aereo.

Gerry O’Connell: «Ma quale sarebbe il Suo messaggio al presidente Putin, se avesse la possibilità di parlargli?».

«Il messaggio che ho dato a tutte le Autorità è quello che faccio pubblicamente. Non faccio un doppio linguaggio. È sempre lo stesso. Credo che sotto la sua domanda c’è anche un dubbio sulle guerre giuste o le guerre ingiuste. Ogni guerra nasce da un’ingiustizia, sempre. Perché è lo schema di guerra, non è lo schema di pace. Per esempio, fare investimenti per comprare le armi. Mi dicono: ma ne abbiamo bisogno per difenderci. E questo è lo schema di guerra. Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, tutti hanno respirato e detto “mai più la guerra: la pace!”, ed è incominciata un’ondata di lavoro per la pace, anche con la buona volontà di non fare le armi, tutte, anche le armi atomiche, in quel momento, dopo Hiroshima e Nagasaki. Era una grande buona volontà. Settant’anni dopo, ottant’anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo. È così: lo schema della guerra si impone. Tante speranze nel lavoro delle Nazioni Unite, in quel momento. Ma lo schema della guerra si è imposto un’altra volta. Noi non possiamo non siamo capaci di pensare un altro schema, perché non siamo più abituati a pensare con lo schema della pace. Ci sono stati dei grandi: Ghandi e tanti altri, che menziono alla fine di Fratelli tutti, che hanno scommesso sullo schema della pace. Ma noi siamo testardi! Siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Non a caso all’inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito “cainista” di uccidere, invece dello spirito di pace. “Padre, non si può!…”. Vi dico una cosa personale: quando sono andato nel 2014 a Redipuglia e ho visto i nomi, ho pianto. Davvero, ho pianto, con amarezza. Uno o due anni dopo, per il giorno dei Defunti sono andato a celebrare ad Anzio, e anche lì ho visto i ragazzi che nello sbarco di Anzio sono caduti: c’erano i nomi, tutti giovani. E anche lì ho pianto. Davvero. Non capivo. Bisogna piangere sulle tombe. Io rispetto, perché c’è un problema politico, ma quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia i Capi di governo si sono riuniti per commemorarlo; ma non ricordo che qualcuno abbia parlato dei trentamila soldati giovani che sono rimasti sulle spiagge. Si aprivano le barche, uscivano ed erano mitragliati lì, sulle spiagge. La gioventù non importa? Questo mi fa pensare e mi fa dolore. Io sono addolorato per questo che succede oggi. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli!».

Curioso il parallelismo fra quanto affermava mio padre e quanto afferma il papa: il sacrario di Redipuglia è il trait d’union. Quando la situazione diventa tragica, bisogna rifarsi agli insegnamenti paterni fino ad arrivare al Padre Eterno, l’unico che può perdonarci e riscattarci nella Croce del suo Figlio. A volte penso: non poteva esserci un modo meno cruento per ottenerci la salvezza? Evidentemente no, a giudicare da quello che riusciamo a combinare. Non ci resta che sperare nella clemenza divina. Davanti a tanto orrore, vale più che mai quanto dice Gesù: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno!”.