I cannoni di Johnson

Il mio impegno politico è storicamente fatto di sfide coraggiose al limite del paradosso, regolarmente perse in casa: militavo infatti nella Democrazia cristiana aderendo all’ala progressista, per la precisione alla corrente di matrice sindacal-aclista. Una gara dura anche se, per certi versi, affascinante. Ero segretario di sezione e durante un dibattito congressuale mi permisi di sostenere l’idea del disarmo della polizia nei conflitti di lavoro: era un periodo caldo a livello di protesta e contestazione studentesca e operaia. La mia provocatoria proposta, che peraltro faceva riferimento ad un disegno di legge, presentato in Parlamento da un esponente della sinistra D.C. (se non erro l’onorevole Foschi) e mai approvato, fece andare su tutte le furie alcuni iscritti, in particolare uno che gridò: “I canòn a la polisìa”. Fu la mia caporetto, da quel momento ebbi vita dura e in poco tempo mi spodestarono democraticamente (?) da segretario.

Il premier britannico Boris Johnson non è lontano dai cannoni del mio contraddittore degli anni sessanta del secolo scorso se è vero come è vero che ha formalizzato la decisione di affidare alla Marina militare il pattugliamento del canale della Manica per frenare l’impennata di sbarchi di migranti. L’annuncio è stato fatto durante un discorso tenuto sulla costa inglese del Kent; il primo ministro Tory ha illustrato il già preannunciato piano draconiano definito dal suo governo per dare una stretta all’immigrazione. Il piano prevede fra l’altro il controverso trasferimento di alcuni richiedenti asilo in Ruanda, in attesa della verifica dell’iter sulla loro eventuale ammissione nel Regno Unito.

Johnson spiega nel dettaglio la finalità del piano: “il Regno Unito da ora sarà in grado di perseguire i migranti che arrivano illegalmente nel Paese, mentre per gli scafisti che pilotano i barchini o i gommoni attraverso la Manica è previsto il carcere a vita”.

Ma la stretta repressiva non finisce qua. “Stiamo espandendo le nostre strutture di detenzione per migranti”, ha aggiunto Johnson. L’obiettivo è “accelerare il processo di espulsione di quanti non hanno diritto a rimanere nel Paese”. Rispetto alla opzione che prevede il controverso trasferimento di alcuni richiedenti asilo in Ruanda, Johnson ha sottolineato che “nel tempo fungerà da grande deterrente” per chi vuole tentare il passaggio della Manica.

Il primo ministro Tory ha promesso comunque che chi “fugge da Assad o da Putin” sarà accolto, “l’importante è che il processo avvenga in modo legale e ufficiale, non tramite i trafficanti di essere umani”, ha concluso Johnson.

Ebbene Boris Johnson sta facendo il giro del bullo guerrafondaio, gioca a spararle ancora più grosse di Biden (ed è tutto dire), poi, quando si arriva al dunque fatto di ospitalità nei confronti di chi scappa dalla guerra, da tutte le guerre, e dalla fame, si erge a difensore della legalità e della sicurezza, nascondendosi dietro la sacrosanta ostilità verso i cosiddetti scafisti. È facile e comodo spingere gli altri alla guerra armata di resistenza, aiutarli con le armi, purché stiano a casa loro. Mi sembra questa la filosofia di Johnson.

Mi diventa più che mai spontaneo fare riferimento al criterio sbrigativo suggerito dal grande giornalista Indro Montanelli per giudicare le persone: “guardategli la faccia…”. Si attaglia perfettamente a quella di Boris Johnson, il premier britannico. Mia sorella non ha fatto in tempo a visionarlo, ma sono sicuro che, se fosse ancora in vita, non esiterebbe a sentenziare: «Che facia da stuppid!». Siccome, se e quando uno è stupido, lo è sempre, Johnson si lascia sfuggire parecchie stupidate. Il clima di guerra, che si è scatenato, lo porta ancor più a fare e dire autentiche puttanate.

Non voglio infierire, ma il primo ministro britannico, come ha rivelato un portavoce di Downing Street, sarà multato per lo scandalo PartyGate, ossia le feste e le sbevazzate proibite a Downing Street durante i lockdown anti Covid che il governo aveva imposto ai cittadini durante i mesi più duri della pandemia. Non c’è che dire: un maestro di coerenza.

Parecchio tempo fa per esprimere il mio scetticismo verso certe perbenistiche iniziative in difesa delle ragazze vittime di violenza sessuale, affermai sarcasticamente che, se fossi stato una di quelle donne, avrei preferito farmi difendere da Piero Pacciani, il presunto mostro di Firenze.

Se Volodymyr Zelensky per la riscossa resistenziale e democratica dell’Ucraina si affida a personaggi occidentali come Boris Johnson sta proprio fresco. Gli consiglierei di cambiare inopinatamente interlocutore, di dare l’opportunistica preferenza addirittura al tanto vituperato Gerhard Schröder, ex cancelliere tedesco, un venduto di altissimo bordo, un convertito all’oligarchia, che con Putin potrebbe metterci una buona parola. Pèrs par pèrs…sémpor mej fogärs in-t-al mär grand…