Le patate bollenti in mano ai prefetti

Stando alle (troppe) indiscrezioni mediatiche, si starebbe profilando la riapertura delle scuole: il Governo vorrebbe riaprirle il 7 gennaio 2021. Non sarebbe ancora stata presa una decisione definitiva, ma fonti dei diversi partiti di maggioranza confermano che i ragazzi delle superiori dovrebbero tornare in classe solo all’inizio del nuovo anno, mentre a dicembre proseguirebbe per loro la didattica a distanza anche nelle zone gialle.

In questi giorni ho letto la lettera di una studentessa parmigiana al quotidiano locale: “Indubbiamente le scuole andavano chiuse a causa della crescita della curva dei contagi, ma magari non andavano proprio riaperte. Perché riaprire le scuole se non c’erano i trasporti, per poi richiuderci in casa? Ma qualcuno ha pensato alle conseguenze psicologiche che ci sono per i giovani? Era inutile riaprire le scuole se non si avevano i trasporti, io sono stata testimone di continui assembramenti a causa del trasporto per un lungo periodo”.

Sembra l’uovo di Colombo, ma non lo è affatto. Si fa infatti un gran parlare di seconda riapertura e non mi risulta che la situazione dei trasporti sia significativamente cambiata. A parte il solito bailamme regionale sul dilemma apertura/chiusura, credo che le Regioni abbiano fatto ben poco per potenziare e organizzare i trasporti in modo decente, mentre il ministero competente (?) si nasconde dietro il dito dell’importanza prioritaria della scuola rispetto a tante altre questioni sul o sotto il tavolo.

Come ho più volte scritto si tratta di una delle principali carenze dell’azione governativa in tempo di Covid: certo non è facile rendere compatibile col clima anti-virus un settore già pieno di problemi e di contraddizioni. Forse stiamo scoprendo l’importanza della scuola nel momento in cui è difficile aprirla: succede per tante cose e per le persone, se ne coglie la portata solo quando vengono a mancare.

Fatto sta che il più grosso flop si è consumato nelle scuole: era così semplice prevedere che il punto critico sarebbe stato quello dei trasporti, invece giù a discutere in modo surreale sui banchi a rotelle, giù a polemizzare se la prova della temperatura dovese avvenire a casa o a scuola, giù a preoccuparsi di distanziare i banchi.

Per andare a teatro, come sosteneva mio padre, non occorre l’abito di gala ma il biglietto. Per frequentare la scuola in sicurezza prima occorre arrivarci in sicurezza. Lapalissiano! Forse è tipico di quando si affrontano problemi molto complessi partire dagli aspetti più nascosti e perdersi nel bicchiere d’acqua dei più evidenti.

Il rientro sui banchi passerà dai prefetti. Per far tornare a scuola in presenza i ragazzi dei licei e delle scuole superiori di tutt’Italia il governo, a quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti dell’esecutivo, pensa a presidi sul territorio, una sorta di cabina di regia che verrà affidata, appunto, ai prefetti. A loro il compito di mettere attorno al tavolo i soggetti coinvolti dal ritorno alla didattica in presenza, bandita alle superiori anche nelle regioni a minor rischio.

Intesa di massima che vedrebbe d’accordo la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la responsabile dell’Interno Luciana Lamorgese e la titolare dei Trasporti Paola De Micheli. Dietro ci sarebbe la ‘regia’ di Palazzo Chigi, concorde nel dare ai prefetti il ruolo di coordinatori, ‘oliando’ il meccanismo che è dietro la riapertura dei cancelli. Saranno infatti loro a dover mettere d’accordo le aziende di trasporto locali, dirigenti scolastici e sindaci, affinché i rientri a scuola siano gestiti evitando assembramenti al suono della campanella sì, ma anche sui mezzi di trasporto pubblici, dunque bus, tram e metropolitane. E non è escluso, viene inoltre spiegato, che al tavolo vengano chiamate anche le Asl per mettere assieme tutti i tasselli ed evitare fughe in avanti, con chiusure delle scuole a macchia di leopardo.

Nel nuovo dpcm il governo delegherà ai prefetti il compito di coordinare le conferenze permanenti dei servizi per organizzare la ripartenza delle scuole superiori e quindi anche il trasporto pubblico locale e il trasporto scolastico. In sede di conferenza dei servizi il prefetto in accordo con il provveditore scolastico, il sindaco e le aziende di Tpl decideranno in ogni provincia anche lo scaglionamento di orari di entrata e di uscita dalle scuole.

Volete una mia impressione? Mi sembra che le istituzioni da mettere d’accordo siano un po’ troppe, sufficienti per poi scaricare le colpe addosso all’una o all’altra. Quanto ai prefetti, tempo fa c’era chi li voleva eliminare di brutto, considerandoli arnesi arrugginiti da rottamare. Ora affidiamo loro la partita degli assembramenti pre-natalizi e la riapertura delle scuole post-natalizia. È l’ammissione di un fallimento di regionalismo, municipalismo etc. etc. e il ritorno obtorto collo ai rappresentanti locali del governo centrale. Mi auguro succeda come quando si scopre l’improvvisa utilità di qualcosa che volevamo buttare via, che invece si dimostra risolutiva.