Lo sciocchezzaio di unità nazionale

Vincenzo De Luca si scaglia contro giornalisti che hanno criticato la scelta di chiudere le scuole in Campania: «Hanno intervistato una mamma che dice che sua figlia piange per andare a scuola. È l’unica in Italia che piange perché non può studiare endecasillabi, forse l’unica al mondo. La mamma le dà il latte al plutonio».

“Il Paese non può permettersi un nuovo lockdown”, dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti il quale in una nota sui social suggerisce che bisogna intervenire sulla categoria più fragile, gli anziani. Ma scoppia la bufera perché Toti scrive anche, parlando degli anziani: “Si tratta di persone che sono per fortuna per lo più in pensione, non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno tutelate in ogni modo”.

Quando a mio padre rimproveravano di essere esageratamente permaloso di fronte a certe espressioni, era solito affermare convintamente: «L’ è al tón ch’a fà la muzica…». E aveva ragione, mille ragioni. Se poi certi toni vengono usati da persone investite di alte responsabilità pubbliche, il discorso diventa clamorosamente offensivo e inaccettabile.

E questi signori, che si muovono con il garbo di un elefante in una cristalleria o in un negozio di porcellane, sarebbero coloro che decentrano il potere e avvicinano la gente alle istituzioni? Preferisco i più beceri burocrati ministeriali: cazzate simili non passano nemmeno nell’anticamera del loro cervello. Toti e De Luca si rendano conto che non stanno amministrando il condominio o la bocciofila, ma sono alle prese con problemi enormi in una situazione di una delicatezza estrema. Mio padre li fucilerebbe con una sarcastica ed “anarchica” battuta: «A un òmm, anca al pu bräv dal mónd, a t’ ghe mètt in testa un bonètt, al dvénta un stuppid».

Oltre tutto dovrebbero starsene zitti dopo aver dato pessima prova della loro (in)capacità amministrativa nei mesi scorsi. Invece di fare battute o affermazioni di cattivissimo gusto, pensino a combinare qualcosa di utile e la smettano di giocare a scaricabarile. Se continuiamo così è la volta che scendo in piazza anch’io e mi unisco alle pur stucchevoli proteste di questi giorni.

Qualcuno dirà che reagisco male perché sono stato toccato nella mia anzianità. Sissignori! Non accetto che un politico cooptato dal suo padrone, un soggetto che ha solo il merito di essere un berlusconiano d’accatto, venga a pontificare sulla mia capacità di contribuire alla produttività del Paese. Non si può nemmeno dire che Giovanni Toti, che nel 2019 ha fondato il partito politico “Cambiamo!”, di cui è leader, sia pieno di sé. Se così fosse infatti sarebbe magro e invece è grasso e ben pasciuto. Di cosa sia pieno, non lo so, o meglio lo so, ma taccio. Toti e De Luca hanno fatto lo sciocchezzaio di unità nazionale.

I tanto bistrattati e picconati uomini della cosiddetta prima repubblica non avrebbero mai detto simili scemenze. E non mi si dica che si tratta di incidenti di percorso, di equivoci, di fraintendimenti. Che la gente oltre la tortura a cui è sottoposta dalla pandemia, debba sopportare anche di essere insolentita da certi governatori (?) regionali, mi sembra un po’ troppo. Se questo è l’aperitivo alle prossime misure restrittive contro il covid 19, mi tremano le vene ai polsi. Agli scienziati che farneticano in continuazione e non hanno ancora capito come, dove e quando ci si contagia, ai media che buttano continuamente il prete della pubblica opinione nella merda prezzolata del loro mestiere, ai governanti che pestano l’acqua della loro insipienza nel mortaio della politica politicante, aggiungiamo pure i governatori regionali in vena di scherzare o di parlare come se fossero al bar dei loro palazzi istituzionali.

Un noto proverbio dice: “Chi scherza coi matti deve lasciare che i matti scherzino con lui”. La gente sta impazzendo di incertezza e di paura e non può accettare che qualcuno scherzi sulla sua pelle. Potrebbe succedere che i matti scoprano la propria virtù: quella di mandare a casa chi (s)parla e chi (s)governa alla maniera descritta in modo colorito dall’allenatore della squadra di calcio del Bologna.  ”Non prendiamo esempio dai nostri governi che fanno i decreti così a cazzo di cane, che non c’è una logica…”, lo ha detto Sinisa Mihajlovic, nella conferenza stampa alla vigilia della sfida casalinga contro il Cagliari, replicando a chi gli chiedeva se la sua squadra dovesse ritornare sul mercato e puntare allo svincolato Mandzukic per sostituire l’infortunato Santander. Ebbene la parafrasi calcistica introdotta da un allenatore, a prima vista esagerata e qualunquistica, si è rivelata profeticamente pertinente anche perché, a quanto pare, purtroppo chi ci governa sta andando nel pallone e prima di emanare i decreti, certi governatori si allenano buttando la palla in tribuna o, se proprio volete, sparando cazzate alla viva il parroco.