Se loro hanno Confucio…noi abbiamo Gesù

A noi arriva un quadro della situazione cinese da fare invidia. Nella prima fase della guerra al coronavirus, abbiamo scaricato sulla Cina molte colpe in merito alla falsa partenza del covid, dai colpevoli e imbarazzati ritardi di regime nell’ammissione della presenza del virus fino ad arrivare alle dolose e fantasiose accuse di essere i responsabili dell’immissione in circolo del virus stesso.

Scrive Marta Dassù in un commento pubblicato da La Repubblica: “La Cina sta però vincendo la seconda fase della guerra al covid. Chi vive nella Repubblica popolare afferma che il coronavirus non è solo sotto controllo, è già stato sconfitto. Con misure da tempi di guerra. Il lockdown a Wuhan è durato quasi cinque mesi, nel resto della Cina tre almeno. Ed è stato realmente un lockdown totale: presenza della polizia e sorveglianza elettronica hanno impedito alla gente di muoversi da casa e consentito di tracciare rapidamente i contagi. Un sistema invasivo di controllo sociale, pensato dal regime per ragione politiche, ha favorito la battaglia sanitaria. Ha avuto un peso, naturalmente, anche l’impronta confuciana della società.  In Cina l’individuo si concepisce anzitutto come parte di una comunità più vasta: i diritti dei singoli possono essere sacrificati alla sicurezza collettiva. Numero stratosferico di tamponi e divieto assoluto degli spostamenti interni hanno fatto il resto, assieme all’esperienza già maturata di fronte alla Sars un paio di decenni fa”.

Un regime dispone di mezzi coercitivi che in democrazia non sono ammessi, anche se la nostra è più una “individuocrazia”, di demos e di civico ha ben poco al di là delle elezioni. Non si scandalizzino quindi i liberisti ad oltranza delle sacrosante critiche contenute nell’enciclica papale “Fratelli tutti” laddove afferma: “La categoria di popolo, a cui è intrinseca una valutazione positiva dei legami comunitari e culturali, è abitualmente rifiutata dalle visioni liberali individualistiche, in cui la società è considerata una mera somma di interessi che coesistono. Parlano di rispetto per le libertà, ma senza la radice di una narrativa comune”.

E allora innanzitutto non dobbiamo essere presuntuosi e provare ad imparare quanto di buono ci può venire dalla Cina: non demonizziamo quel Paese, anche se ha responsabilità enormi passate e presenti. Ad esempio il ricorso ai tamponi è uno strumento che stiamo utilizzando poco e male. Il contenimento degli spostamenti dovremmo cercarlo in tutti i modi possibili, partendo dall’idea che i diritti valgono bene certi sacrifici.

Comunque a far quadrare il cerchio democratico dovrebbe essere la politica con il consenso, con l’autorevolezza, con la credibilità, con la competenza e l’esperienza. Qui casca l’asino. I nostri governanti non hanno le carte in regole e infatti la seconda fase della guerra al covid registra non poche conflittualità fra la popolazione e tutti i livelli di governo. Ad una iniziale aspettativa responsabile e relativamente fiduciosa, sta seguendo una fase che si preannuncia assai conflittuale e sfiduciata da parte della gente nei confronti della politica.

Non torno sulle motivazioni di questa dicotomia più volte commentate. Mi soffermo brevemente sul tentativo di ripristinare il collegamento, rafforzando l’attuale governo Conte tramite un rinnovato ed allargato patto tra Pd e M5S a livello programmatico (vedi soprattutto l’utilizzo del Mes, la massiccia e mirata pianificazione degli investimenti, il varo di misure di sostegno ai soggetti e alle categorie più deboli) e politico (vedi alleanze sul territorio). Basterà a rendere l’idea di un governo compatto e duraturo in grado di gestire un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti? Certo meglio un po’ di concordia e di collaborazione rispetto ad una litigiosità paralizzante e fastidiosa.

Non voglio fare il “benaltrista”, ma credo occorra molto di più per creare un circuito positivo e fiducioso tra le istituzioni ed i cittadini. Non voglio fare il “maanchista”, ma l’ideale sarebbe un governo di unità nazionale guidato e composto da personalità di alta levatura professionale ed esperienziale, però la situazione politica non lo consente, salvo improbabili conversioni da parte delle forze politiche più demagogicamente riottose. Continuo, nonostante tutto, a nutrire grande fiducia nel presidente della Repubblica: Sergio Mattarella sta facendo l’impossibile per tenere agganciato e unito il Paese e per “costringere” i partiti ad un impegno serio e responsabile.

Non so l’effetto che farà su di lui l’appello degli oltre cento scienziati, partito ad iniziativa del presidente dei Lincei Parisi. Personalmente sono rimasto impressionato e mi sono chiesto: possibile che la politica, pur facendo lo sconto alla scienza, che ha dimostrato purtroppo tutti i suoi limiti di conoscenza e di coerenza, resti insensibile a simili sollecitazioni ad agire e ad agire in fretta in difesa della salute pubblica? Non dico staremo a vedere, perché non c’è tempo. Speriamo bene: che i governanti trovino la forza e la sensibilità per farsi carico della situazione e che i cittadini non si perdano in assurde conflittualità e rimangano coi nervi saldi di fronte ai sacrifici che verranno loro richiesti. Sembra un’intenzione da preghiera dei fedeli durante la Messa. Sì, forse bisogna soprattutto pregare (lo dico naturalmente per chi ci crede).