L’esame alla finestra della sofferenza

Di ritorno da certe visite a persone ricoverate in ospedale, dopo avere toccato con mano la sofferenza presente nelle corsie, mio padre si illudeva e addirittura teorizzava la conversione ad una vita migliore per chi fosse costretto o avesse comunque l’occasione di entrare a contatto con chi è colpito dalla malattia, portando in quel luogo soprattutto quanti osavano esternare impulsi di cattiveria. «A chi gh’à vója ‘d fär al cativ, bizògnariss portärol a far un gir in sert ospedäl: agh va via la vója sùbbit…». Pensava che ne sarebbero usciti purificati per sempre.

Purtroppo non è detto che l’esperienza diretta o indiretta della sofferenza induca a più miti consigli. Lo stanno a dimostrare le diverse reazioni avute da due vip dopo essere state colpite dal coronavirus. Con tutto il rispetto, la delicatezza e la comprensione del caso sono spinto a mettere a confronto il comportamento di Massimo Giannini, direttore del quotidiano La Stampa, con quello di Donald Trump. I due personaggi sono inconfrontabili, ma il paragone impossibile mi serve per sottoporre implicitamente all’attenzione il diverso taglio culturale. Faccio riferimento alle cronache apparse sul quotidiano La Repubblica.

Donald Trump si è levato la mascherina chirurgica con la quale era stato dimesso dall’ospedale subito dopo essere sceso dall’elicottero che lo ha riportato alla Casa Bianca. Lo ha fatto a favore di telecamera, mentre alzava i pollici facendo il segno del “va tutto bene”. Si spera non abbia l’intenzione di disobbedire alle indicazioni dei medici, girando senza protezione pure nella famosa dimora: col rischio di contagiare altri membri dello staff.

Fonti dei servizi segreti denunciano il malumore degli agenti di scorta: alcuni di loro sono risultati positivi, infettatisi viaggiando col presidente nei giorni precedenti alla conferma della malattia. “Siamo pronti a prenderci una pallottola per il presidente. Ma non una pallottola dal presidente…” dice una fonte, che vuol restare anonima, al corrispondente di Cnn, Jim Acosta.

Ma Donald Trump proprio non ne vuol sapere di mostrarsi ulteriormente debole e, nel Paese che ha superato i 7 milioni di contagi, in un tweet dice: “Non abbiate paura del Covid. Non fategli dominare le vostre vite”. E non spende una parola per gli oltre210mila già uccisi dal virus. ‘Trump ha sconfitto il Covid’ c’è scritto sulle nuove monete in vendita a 100 dollari l’una. A venderle online è il negozio che vende solo oggettistica legata alla Casa Bianca.  Il 20% dei fondi raccolti con la vendita delle monete sarà donato alle associazioni per la prevenzione del Covid e alla ricerca sul cancro. Ma il gesto di levarsi la mascherina appena rientrato alla Casa Bianca, lascia perplessi.

Massimo Giannini, risultato positivo dopo aver accusato qualche sintomo preoccupante, ha trascorso undici ore al reparto Covid del Policlinico romano Gemelli, tra i ricoverati e la paura del coronavirus. “Ho sentito tanti pazienti piangere e gridare di dolore” e il racconto di medici e infermieri su “quanto stiano crescendo i ricoveri urgenti” e su “come si stiano riaprendo le terapie intensive”.  Nell’ editoriale sul suo quotidiano racconta “La lezione che imparo dal Covid”, perché “qualche ora di visita in questi luoghi in cui si continua o si ricomincia a soffrire farebbe bene a ognuno di noi. Sarebbe una lezione utile”, scrive Giannini.

Il secondo motivo del suo editoriale “riguarda il nostro Paese e la nostra convivenza civile. Di fronte alla drammatica impostura dei negazionisti e alla cinica disinvoltura dei riduzionisti. Di fronte all’insofferenza degli imprenditori – aggiunge l’ex vicedirettore di Repubblica – e all’indifferenza dei giovani verso le restrizioni imposte dalle autorità politiche. Di fronte a un pericolo mortale: che scenda il Grande Oblio sulla tragedia che abbiamo vissuto tra marzo e aprile, sui diecimila morti soli senza l’ultima carezza e sugli ‘eroi in corsia’ che hanno dato la loro vita per salvare quella degli altri”.

Giannini, ospite in videocollegamento di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, alla luce di quello che ha visto in ospedale, ha affermato che “dobbiamo stare tutti più attenti. Serve più attenzione e più rigore. Dobbiamo metterci una mano sulla coscienza e non dimenticare quello che abbiamo vissuto, perché anche se adesso non siamo in quella situazione, possiamo tornarci rapidamente se non facciamo attenzione”. Poi un nuovo appello rivolto “soprattutto ai giovani che devono avere grande senso di responsabilità, perché possono essere loro i principali veicoli del virus”.

Non c’è alcun dubbio, due diversi approcci, due modi di essere uomini prima che politici o giornalisti, due culture a confronto, due differenti e contrapposti esempi. La tentazione di chiosare il discorso è forte, ma mi faccio violenza, non aggiungo altro, mi limito ad indirizzare ad entrambi i miei auguri di pronta e totale guarigione.