Donne, donne, eterna sottospecie

Partecipando ad una celebrazione eucaristica, ho ascoltato durante la preghiera dei fedeli, che purtroppo ha quasi sempre un contenuto cervellotico e stereotipato, un’intenzione alquanto curiosa. La riporto a senso: preghiamo per coloro che hanno difficoltà nell’accostarsi ai sacramenti per le loro situazioni border line (uso questa espressione perché non ricordo le paroline melliflue liturgicamente usate). Presumo, anzi sono certo, che si facesse riferimento ai divorziati, ai conviventi, a quanti di fatto vivono “in odore di scomunica”.

«Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa». È l’appello lanciato da papa Francesco al termine dell’Angelus dell’11 ottobre 2020, in piazza San Pietro. «Nessuno di noi è stato battezzato prete né vescovo – ha osservato – siamo stati tutti battezzati come laici, laici e laiche. Sono protagonisti della Chiesa». Oggi c’è ancora bisogno di «allargare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa e di una presenza laica, si intende, ma sottolineando l’aspetto femminile, perché in genere le donne vengono messe da parte». Specificando con quel sibillino “si intende” che non si pensa nemmeno lontanamente al sacerdozio e forse nemmeno, dopo tanto parlare, al diaconato femminile. Bisogna «promuovere l’integrazione delle donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti», afferma il Pontefice. Stando attenti a non «cadere nei clericalismi, che annullano il carisma laicale e anche rovinano la faccia della Santa Madre Chiesa».

“Aiutati che il ciel t’aiuta” dice un vecchio adagio e dovrebbe ricordarlo anche il Papa. Ce  un altro aforisma che prevede “il predicare bene e il razzolare male”. Sono perfettamente d’accordo con lui quando mette il dito nella piaga della scarsa partecipazione delle donne ai momenti decisivi e decisionali nella vita della Chiesa. Le donne sono indubbiamente una grande risorsa inesplorata! Potrebbe essere proprio il protagonismo delle donne a spiazzare i bigotti e i conservatori sempre, più o meno correttamente, alla ribalta. D’altra parte è il Vangelo che evidenzia il protagonismo femminile: tutte coraggiose, piene di fede, sanguigne, passionali, sensibili e forti, da Maria di Nazaret a Maria Maddalena, dalle sorelle di Lazzaro a Elisabetta, dall’emorroissa all’adultera, dalla samaritana alle vedove. Questa presenza dava fastidio agli Ebrei osservanti di allora, che le consideravano creature di serie D, e dà fastidio oggi, crea soprattutto imbarazzo la capacità femminile di mixare coraggio e delicatezza, profondità e semplicità, femminilità e forza d’animo, fascino e riservatezza.

Il mio indimenticabile amico don Luciano Scaccaglia spesso, introducendo la preghiera del canone eucaristico, si rivolgeva ai bambini, che circondavano l’altare (era anche  un escamotage dialettico per spararle grosse verso gli adulti e verso tutta la Chiesa al di là di S. Cristina), per ipotizzare la presenza all’ultima cena di donne e bambini, i componenti delle famiglie degli apostoli, le appassionate e coraggiose discepole: le donne, quindi, a correggere lo sguardo su una cena mestamente maschilista ed asessuata. Ebbene Suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione internazionale superiore generali (una sorta di sinodo delle suore), ha afferma tempo fa in una intervista: «Ma lei, ha mai riflettuto sull’Ultima Cena? Nelle raffigurazioni, fatte anche da grandi artisti, quasi mai ci sono donne. Le pare possibile? Una cena senza donne? Eppure questa visione di una comunità ecclesiale senza donne, di una Chiesa, nei suoi vertici, solo maschile, ci è entrata dentro, l’abbiamo interiorizzata. Credo sia arrivato il momento di liberarcene e di dare il giusto peso alla presenza femminile nella Chiesa».

Il cardinale Pietro Parolin sembra abbia detto che di per sé una donna potrebbe diventare Segretario dello Stato Vaticano. Invece sempre Suor Carmen Mammut ha aggiunto al riguardo: «Segretario di Stato non lo so, ma andare alla guida di dicasteri sì, certo. Francesco l’ha ribadito: nella Chiesa si devono separare le funzioni, i ruoli dai “sacramenti”. Dunque una donna può essere messa in qualsiasi ruolo. E poi ha detto un’altra cosa molto forte. Ha parlato del codice di diritto canonico ed ha spiegato che, se una cosa è vietata dal codice, non significa che debba rimanere vietata per sempre. Il codice racchiude delle leggi, ma le leggi si possono cambiare». Non voglio essere malizioso ma credo che, tutto sommato, sarà più facile per le donne strappare la concessione di celebrare la messa piuttosto che di accedere al potere vaticano ed ecclesiastico. Arrivo ad essere ancora più malizioso: probabilmente la preclusione al sacerdozio è strumentale alla preclusione al potere a tutti i livelli. Le donne: sono sempre più convinto che da esse dipenda il nuovo a tutti i livelli, politico, sociale, religioso. Mi si obietterà che la presenza di donne in Vaticano potrebbe ulteriormente e sessualmente indurre in tentazione qualche monsignore o cardinale. Il gioco varrebbe comunque la candela: meglio essere attratti da una bella donna che da un chierichetto, meglio andare a letto spontaneamente con una funzionaria vaticana piuttosto che con un seminarista a pagamento. Più di così non posso sparare!

Papa Francesco è solito buttare giustamente sassi nella piccionaia conservatrice e bigotta o, se si preferisce, scagliare fulmini nel cielo (troppo) sereno del dogmatismo di comodo.  Rispondendo ad un quesito postogli in materia di diaconato femminile e sull’ipotesi dell’apertura di una commissione di studio in merito, ha risposto: «Sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto. Sono d’accordo. Io parlerò di fare qualcosa del genere. Lo farò. Accetto». In precedenza aveva affermato: «La Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni, perché ha bisogno del loro punto di vista: desidero un ruolo crescente delle donne nella Chiesa. Non si tratta di femminismo, ma di un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine». Dovrebbe però finire il tempo delle dichiarazioni d’intento, delle commissioni di studio, dei tira e molla teorici e financo delle preghiere. Non vorrei infatti che valesse anche per la Chiesa la malignità (?) secondo la quale per non risolvere un problema basta fare un gruppo di studio…o magari imbastire belle preghiere mettendo a posto la coscienza.

Torno quindi al punto di partenza: pregare per le questioni delicate e controverse che esistono all’interno della Chiesa. Sono partito dai divorziati, dai conviventi di vario genere, da coloro che sessualmente vengono tenuti a distanza dai sacramenti e dalla comunità ecclesiale. Arrivo anche alle donne e alla preghiera del papa per la loro piena integrazione nella vita della Chiesa. L’assimilazione, in un certo senso, è già un triste inizio. Mi viene spontaneo però ipotizzare una risposta piccata del Padre Eterno: “Ma cosa mi chiedete? Togliete voi questi ostacoli sui quali io…lasciamo perdere…”.