Scegliere o non scegliere, questo è il problema

L’ex sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa, intervistato da Alberto Flores d’Arcais per il quotidiano La Repubblica sulle previsioni elettorali americane, dichiara: «Il dato nazionale conta poco, contano quei sei o sette Stati in bilico che decideranno il risultato finale. Se i democratici perdono qui, hanno perso, anche se Biden avesse quattro milioni di voti in più. I repubblicani stanno mettendo in discussione ogni voto, a iniziare da quelli per posta, faranno ogni cosa per “rubare” le elezioni».

Forse non ci rendiamo conto fino in fondo: questa sarebbe la democrazia a cui fare riferimento? Due ipoteche gravano sulle elezioni presidenziali negli Usa: l’imbroglio istituzionale del voto a macchia di leopardo e il broglio sventolato in anticipo per mettere avanti le mani e rifiutare un’eventuale sconfitta.

Già Donald Trump aveva battuto quattro anni fa Hillary Clinton pur avendo ottenuto due milioni di voti in meno, ma la cosa potrebbe tranquillamente ripetersi in modo ancora più clamoroso. Negli Usa può vincere spudoratamente chi perde, non per un soffio, ma per milioni di voti. Roba da matti! Un simile sistema elettorale dovrebbe essere radicalmente cambiato e invece continua ad imperversare e rischia di falsare ancora la politica americana, e magari anche quella di tutto il resto del mondo, piazzando alla Casa Bianca un presidente di “larga minoranza”.

Negli Stati gravitanti attorno all’Urss le elezioni erano manovrate e il candidato ufficiale del partito unico vinceva con percentuali altissime, come avveniva soprattutto in Bulgaria. Da lì l’espressione “maggioranza bulgara” con la quale si intende una maggioranza schiacciante di consensi non sostenuta però da un libero dibattito oppure come conseguenza di palesi elezioni farsa, cioè elezioni il cui risultato ha evidenti discrepanze dal volere popolare. L’espressione deriva dalla situazione politica della Bulgaria, quando era il più fedele alleato dell’Unione sovietica, ma anche dal fatto che il dibattito interno era inesistente. Il termine ha spesso una forte carica negativa ed è talvolta usato in senso ironico. L’espressione è usata con lo stesso significato anche fuori dal campo strettamente politico.

D’ora in poi sarà bene aggiornare il lessico politico introducendo l’espressione “minoranza statunitense”. In Italia e in altre parti del mondo esistevano ed esistono le “maggioranze silenziose”, quelle parti ritenute maggioritarie in una data società, che non esplicitano pubblicamente le proprie opinioni e sono generalmente scarsamente partecipanti alla vita politica, ma che spesso la influenzano in forma passiva. La democrazia americana, capovolgendo uno dei principi basilari, introduce il vero e proprio ossimoro “maggioranza-minoranza”.

Ma non è finita. Se per caso ai democratici venisse in mente di vincere le elezioni facendo incetta di voti espressi per posta, si preparino ad essere accusati di brogli e a farsi scippare la vittoria. Non ho capito il perché, ma probabilmente solo in quanto il voto postale sarebbe teoricamente più favorevole al partito democratico. Altro ossimoro all’americana: il “voto-non voto”. Donald Trump guazzerebbe dentro una buffonata simile: per vincere ogni arma è ammessa, anche la più incredibile. E i voti a suo favore sembrano in ripresa. Ha gestito l’emergenza covid in modo indegno (quasi 200mila morti), ma basterà sbandierare l’ipotesi di un vaccino qualsiasi per conquistare il voto e coprire le drammatiche magagne.

Di fronte ad una simile situazione Giuseppe Conte, il premier italiano, introduce il suo ossimoro e “sceglie di non scegliere”. Questo o quello per me pari sono: il duca di Mantova, del verdiano Rigoletto, si esprime così a proposito delle donne. Qualcuno brutalmente dice, in piena mentalità machista: a me le donne vanno tutte bene purché respirino, intendendo che la donna va valutata solo dalla cintola in giù. La posizione di Conte, che sta perdendo non pochi colpi a livello intellettuale e politico, prevede che i gatti americani siano tutti bigi: «Tra Donald Trump e Joe Biden, chiunque vinca per l’Italia non cambia molto». Se proprio vuole fare solo della realpolitik, stia almeno zitto. Ultimo ossimoro della giornata.