Quando l’odore dei soldi copre quello delle pecore

Forse papa Francesco si sta stufando di essere, suo malgrado, coinvolto in affari poco trasparenti e soprattutto poco evangelici. La cronaca lo lascia intendere, anche se è presto per salutare finalmente un’entrata papale a gamba tesa nella curia vaticana. Mi verrebbe spontaneo pensare: era ora! Cosa è successo?

Le cronache riportano che, con un bollettino, il Vaticano ha fatto sapere che il cardinale Angelo Becciu ha rinunciato ai diritti del cardinalato (rimanendo tuttavia cardinale) e si è dimesso dall’incarico di prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, importante dicastero della Curia romana. «Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu», si legge nella nota. Siamo alle prese con le solite paroline “blizgose” di stampo squisitamente clericale, che dicono tutto e niente e che permettono di navigare nell’equivoco.

Scrive Salvatore Cernuzio su La stampa: “Non si conoscono attualmente le cause di questa decisione definita da molti scioccante, essendo stato Becciu, dopo una lunga esperienza come nunzio, il Sostituto della Segreteria di Stato vaticana per circa otto anni (2011-2018), quindi il numero tre del Vaticano. Stretto collaboratore di Francesco, molto stimato dal Pontefice argentino che infatti lo ha voluto creare cardinale e gli ha affidato anche l’incarico di delegato speciale presso l’Ordine di Malta reduce da una bufera interna e quindi sottoposto ad un commissariamento, il prelato nato a Pattada, in Sardegna, è stato per anni un personaggio molto in vista sia tra le mura Vaticane che presso l’opinione pubblica.

Nel Dicastero dei Santi, alla cui guida il Papa lo aveva posto nel maggio 2018, nessuno era a conoscenza di questa decisione improvvisa. I più stretti collaboratori del cardinale – apprende Vatican Insider – erano stati informati soltanto del fatto che Becciu sarebbe stato ricevuto nel pomeriggio di oggi in udienza da Papa Francesco nel Palazzo Apostolico per firmare i decreti di alcune beatificazioni. È probabile, quindi, che qualcosa sia accaduto durante l’udienza. Secondo le ricostruzioni di alcune agenzie, Becciu avrebbe appreso la decisione del Papa poche ore prima che venisse comunicata.

L’ipotesi più accreditata al momento è che dietro la mossa del Pontefice ci sia l’affaire del Palazzo di Londra, l’immobile acquistato dalla Segreteria di Stato per circa 160 milioni di euro negli anni in cui Becciu era sostituto, finito al centro di un’indagine della magistratura vaticana tuttora in corso che ha portato anche alla sospensione di cinque funzionari vaticani, tra cui monsignor Mauro Carlino, segretario personale dello stesso Becciu. 

Una inchiesta de L’Espresso afferma che il porporato sardo avrebbe dirottato denaro delle offerte dell’Obolo di San Pietro, un collettore di elemosine e donazioni per le azioni sociali della Chiesa, verso fondi speculativi e favori alla famiglia. Becciu ha invece sempre dichiarato l’estrema correttezza della trattativa, definita tuttavia «opaca» dal Segretario di Stato, Pietro Parolin: «L’investimento era regolare e registrato a norma di legge», ha affermato pubblicamente in diverse occasioni, definendo anche «infanganti» le accuse che la Santa Sede abbia usato i soldi dei poveri per acquistare il lussuoso palazzo di Sloane Avenue.

Da parte del cardinale non è giunta alcuna dichiarazione. Alle persone più vicine ha detto di voler mantenere per ora «il silenzio». Becciu continuerà a mantenere «il titolo cardinalizio» (il comunicato di questa sera della Sala Stampa vaticana riporta infatti la dicitura «Sua Eminenza»), svuotato però di ogni suo contenuto e di fatto ridotto ad un titolo meramente onorifico. I diritti legati al cardinalato ai quali Becciu rinuncia sono quelli espressi nei canoni 349, 353 e 356 del Codice di Diritto Canonico. Questi si riferiscono al «peculiare collegio» degli elettori del Papa, che partecipano ai Concistori, collaborano con il Pontefice e sono tenuti a venire a Roma ogni volta che sono convocati. Becciu perde inoltre la possibilità di partecipare ad un eventuale futuro Conclave per l’elezione del Papa”.

La questione, peraltro ancora tutta da chiarire a monte e a valle, merita qualche breve riflessione senza (s)cadere nella tentazione di fare del giustizialismo religioso. Non vivo su una sorta di luna evangelica e quindi non pretendo una totale avversione della Chiesa verso gli affari: anch’essa, come istituzione, ha bisogno del vile danaro per sopravvivere e sostenere le sue strutture e le sue iniziative. Di qui a brigare, speculare, lucrare su operazioni finanziarie border line il passo è però molto lungo. È pur vero che l’appetito vien mangiando e che “mammona” è sempre in agguato, ma…  In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.  Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?  Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?  E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?  E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano.  Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.  Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?  Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?».  Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.  Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 

Seconda riflessione. Non sarebbe almeno opportuno che la cura degli affari e dell’economia venissero affidate ai laici? Resto affezionato ad una mia sconsolata e paradossale previsione riguardante la vita della Chiesa: sarà più facile che un laico celebri la messa piuttosto che abbia responsabilità decisive di carattere economico-finanziario. «In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani». Il problema potrebbe ripresentarsi in capo ai laici investiti di responsabilità economiche, Intanto però “i sottanoni” curiali sarebbero costretti a smettere di guardare dal buco della serratura delle camere da letto dei cristiani e di confabulare con i banchieri e ad occuparsi di altre questioni e magari, perché no, di attività in mezzo al gregge per essere finalmente pastori con l’odore delle pecore e non con l’odore dei soldi.

Terza e ultima riflessione. Se e quando qualcuno nella Chiesa, che semper reformanda est e che deve continuamente riesaminare sé stessa, per mantenersi sempre fedele, nell’azione e nella dottrina, al messaggio evangelico, sbaglia, dovrebbe farsi da parte o essere messo da parte, senza però far pagare ad esso il prezzo di strutture ed impostazioni sbagliate. No ai capri espiatori! Spero quindi che l’esonero del cardinale Becciu non diventi l’esempio di un inaccettabile e inutile tiro al bersaglio, ma che semmai sia l’inizio di un rinnovato stile di comportamento nell’auspicabile bene e nell’(in)evitabile male nella vita della Chiesa. Secondo papa Francesco la Chiesa o è «in uscita» oppure si «ammala». E si ammala di quei «mali» che si traducono in vizi e scandali che allontanano i fedeli. E se nel suo uscire, finisce coinvolta in qualche incidente, ben venga: «Meglio una Chiesa incidentata, che ammalata di chiusura». Ha perfettamente ed evangelicamente ragione, però bisogna intendersi su cosa significhi “in uscita”: non certo in “libera uscita” alla ricerca di affari più o meno puliti o sporchi.