Cappio passato non macina più

16 marzo 1993. Una giornata rimasta nella storia, perché proprio quel giorno fu rapito Aldo Moro. E in aula a Montecitorio venne sventolato un cappio. L’autore iscritto come primo cittadino nella valanga di boutade parlamentari è Luca Leoni Orsenigo, deputato della Lega Nord, che con quel gesto estremo chiede pulizia nella classe politica corrotta. La scena del cappio è entrata anche in una fiction di Sky, “1993”, nella scena in cui il deputato leghista Pietro Bosco, dai banchi della Camera, prende al collega Orsenigo il cappio e lo agita. «Un falso storico – commentò Luca Leoni Orsenigo rivendicando la paternità unica del gesto – fa solo parte della finzione cinematografica. Il cappio era mio, l’ho agitato io e non lo ha mai toccato nessun altro leghista».

Sono passati oltre 27 anni. Il 10 settembre 2020 tre commercialisti vicini alle Lega e coinvolti nell’inchiesta milanese relativa alla vicenda Lombardia Film Commission e la compravendita di un immobile a Cormano nel Milanese da oggi pomeriggio sono agli arresti domiciliari. Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare che riguarda anche Fabio Giuseppe Barbarossa, sono stati i militari del nucleo di Polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza. Ai tre professionisti, insieme a una quarta persona anch’essa ai domiciliari, sono stati contestati a vario titolo i reati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

La vicenda non è per niente una buona notizia per Salvini. Infatti, come scrive la Stampa, si tratta di nomi “pesanti” nell’architettura finanziaria della Lega: uno è infatti amministratore al Senato del gruppo del Carroccio, il secondo è invece revisore del partito alla Camera. I nomi dei due commercialisti erano entrati pesantemente anche nell’inchiesta sulla scomparsa dei 49 milioni di fondi pubblici che la Lega avrebbe dovuto restituire allo Stato.  E poi c’è il commercialista nel cui studio è stato fondato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”.  Uno infine è cognato di quest’ultimo e, nell’inchiesta, considerato un “prestanome”.

Questa volta il cappio rimane tra gli attrezzi della cantina, scoppia invece l’ira della Lega dopo gli arresti: giustizia a orologeria poco prima del voto. Salvini tace e lascia parlare i suoi, ma non ha dubbi: è una entrata a gamba tesa della magistratura. Una bomba in casa del Carroccio a dieci giorni dal voto alle regionali del 20 e 21 settembre. Proprio adesso che la Lega e tutto il centrodestra stanno macinando consensi in una Regione come la Toscana considerata inespugnabile fino a poco tempo fa, ma ora è in bilico grazie alla candidatura della leghista Susanna Ceccardi. E mentre c’è un testa a testa in Puglia. Matteo Salvini non ha alcun dubbio che si tratti di una entrata a gamba tesa della magistratura in un momento politicamente delicato e favorevole per la Lega.

Non entro nel merito della complicata ed articolata vicenda giudiziaria che sta diventando assai pesante per la Lega: chissà se e quando ci si arriverà in fondo e anche questo non è un bene per nessuno. Sono sempre perplesso davanti a certe iniziative della magistratura prese alla vigilia di consultazioni elettorali, che puzzano di intromissione lontano un miglio: sarebbe opportuno un po’ più di discrezione e di cautela per non influenzare impropriamente gli elettori con atti che a volte si dimostrano addirittura infondati o con accuse che, successivamente, vengono talora fortemente ridimensionate se non archiviate.

Quello che mi dà fastidio è il pendolo della strumentalizzazione politica. Ciò che ieri o ieri l’altro era da auspicare, ostentare, celebrare ed osannare, con l’esaltazione della scopa della magistratura contro la corruzione, oggi viene visto con dubbio e sospetto: niente cappio, niente manette, niente monetine, ma tanta imbarazzata perplessità sull’operato dei magistrati inquirenti. È cambiata la magistratura? Non credo proprio. È cambiata la politica? Purtroppo no, la sporcizia è rimasta in circolo e viene ripetutamente a galla come un fiume carsico. È cambiata l’informazione? No, è troppo spesso alla ricerca dello scandalo per lo scandalo o del clamore mediatico fine a se stesso. E allora? Cambiano le convenienze, l’opportunismo la fa da padrone, si oscilla spudoratamente fra giustizialismo e garantismo, fra populismo e istituzionalismo, fra qualunquismo e partecipazione. Chi ieri sbraitava lanciando accuse e manciate di fango senza andare per il sottile, oggi sottilizza e spacca il capello in quattro. L’elettore, il cittadino, di fronte a questi vergognosi cambiamenti, dovrebbe squalificarne i protagonisti, invece ne segue acriticamente le strane gimkane e applaude freneticamente. Gilberto Govi parlava sarcasticamente di “marionetti”; Simon Boccanegra esclamava ironicamente: “Ecco le plebi!”. Io mi limito a dire agli sguscianti politici ed ai cittadini faciloni: “Buffoni!”.