Bellezza femminile e bruttezza maschile

Ho profondo rispetto e grande ammirazione per le donne al punto che, come purtroppo molto spesso succede, leggendo episodi di stupri e violenze ai loro danni, resto letteralmente sconvolto e confuso. Non riesco a capacitarmi. In questi giorni è successo in ben due occasioni: a Pisticci, un paese in provincia di Matera a margine di una festa di compleanno, una “serata aperta” con cibo e alcol a volontà; a Paglia Verde, in un tratto di spiaggia libera, al Circeo, nella notte di ferragosto con una passeggiata serale in riva al mare che si trasforma in un incubo.

Faccio fatica anche a leggere le cronache tanto è lo sgomento da cui sono preso, anche se le modalità sono sempre assai simili e seguono un copione letteralmente vomitevole. Su questi fatti è già stato detto e scritto di tutto sia dal punto di vista psicologico che sociologico e infatti anche le immancabili analisi, dico la verità, lasciano il tempo che trovano.

Sintetizzerei a modo mio la situazione, a costo di apparire retorico, semplicista e manicheo: “le donne sono sempre e comunque belle e gli uomini sono (quasi) tutti brutti”. Come risulta evidente non è un giudizio estetico, vale a dire rispondente al gusto e al senso della forma, ma morale, vale a dire rispondente ai valori dell’animo. Mi vergogno di far parte della categoria, sì, perché forse anche la sola appartenenza fa scattare in me un senso di colpa.

Giovani uomini sordi davanti alle grida di due quindicenni che li imploravano di smettere mentre le violentavano a turno.  Se fosse plausibile cambiare sesso, lo farei. Non basta infatti condannare, scandalizzarsi, riprovare simili comportamenti. Penso sia arrivato il momento di fare qualcosa di più. Sento già chi auspica condanne esemplari, la castrazione chimica, provvedimenti giudiziari drastici. Non servono a niente. C’è chi vorrebbe scaricare colpe sulle famiglie, degli aggressori e delle aggredite: ne hanno, ma tendono a rimediare intervenendo a babbo morto, a stupro avvenuto, con atteggiamenti perbenisti o giustificazionisti. C’è chi impreca contro la rilassatezza dei costumi, contro l’eccessiva libertà lasciata ai giovani, contro le straripanti civetterie femminili, contro la droga facile, contro la mentalità dello sballo, contro la pornografia, contro i media, contro la società che guarda e tace.

L’altro giorno mi sono imbattuto in una trasmissione televisiva pomeridiana, che parlava di donne in modo ammiccante e inaccettabile, ben peggio di quanto possa succedere in uno sbracato bar di periferia. Mi è sovvenuto quanto affermò Monsignor Riboldi, battagliero vescovo di Acerra, durante un convegno: disse di preferire la pornografia pura a certi spettacoli televisivi ammantati di perbenismo.

Quindi tutte verità parzialissime e insufficienti a spiegare e combattere queste situazioni estreme (chissà quante ce ne saranno che non vengono a galla par paura, per vergogna, per quieto vivere). Dovrei allora sparare la mia diagnosi e la mia ricetta. Non ce le ho! Torno all’assioma di cui sopra: “le donne sono sempre e comunque belle e gli uomini sono (quasi) tutti brutti”. È nel profondo della coscienza individuale che bisogna andare a rovistare. Solo lì uno può capire il male che ha fatto, solo partendo da lì si può uscire. Una presa di coscienza che da individuale si dovrebbe fare collettiva, ma non è detto che questo succeda.  Però la ritrovata consapevolezza personale è comunque già qualcosa di importante e benefico. Ma certa gente la coscienza non ce l’ha o se la mette sotto i piedi… Ce l’abbiamo tutti e prima o poi ad essa dobbiamo rispondere.

Alcuni sorridono di fronte all’esame di coscienza serale consigliato a livello religioso. Non c’è niente da ridere, anzi c’è da piangere al buio se non lo si fa, c’è da piangere in piena luce se si ha il coraggio di farlo. Non voglio scomodare il demonio anche se ricordo sempre quanto racconta Vittorino Andreoli, il noto esperto e studioso di psichiatria criminale. Aveva avuto un importante e toccante incontro con papa Paolo VI, durante il quale avevano sicuramente parlato non di meteorologia ma di rapporto tra scienza e religione nel campo della psichiatria e dello studio dei comportamenti delinquenziali. Al termine del colloquio il pontefice lo accompagnò gentilmente all’uscita, gli strinse calorosamente la mano e gli disse, con quel tono a metà tra il deciso e il delicato, tipico di questo incommensurabile papa: «Si ricordi comunque, professore, che il demonio esiste!».

In totale e disinvolta controtendenza rispetto alla biblica, storica, religiosa e umana criminalizzazione della donna da Eva in poi, mi permetto di dissentire e faccio risalire al maschio l’origine dei mali dell’umanità: “le donne sono sempre e comunque belle e gli uomini sono (quasi) tutti brutti”. Qualcuno si sente toccato nel vivo? Benissimo, ne sono contento. A qualcuno viene da ridere? Malissimo, perché il prossimo stupro è dietro l’angolo.