Il sindaco Pizzarotti, più spretato che convertito

Sono solito accettare le prediche purché vengano da pulpiti autorevoli, competenti, credibili e soprattutto coerenti. Ragion per cui non mi farò certo dettare il voto al prossimo referendum dal sindaco Federico Pizzarotti. Questo signore è capitato per caso a fare il sindaco di Parma per demerito del Partito democratico in vena di sciagurate scelte in quel di Parma e per merito di Beppe Grillo in vena di scherzare col fuoco dell’inceneritore parmense dei rifiuti.

Stringi stringi l’elezione nell’ormai lontano 2012 è dovuta a queste due ragioni: la candidatura piddina assolutamente sbagliata (Vincenzo Bernazzoli per gli smemorati) e la demagogica quanto impossibile promessa dello stop all’incenerimento dei rifiuti. I parmigiani, me relativamente e parzialmente compreso, stanchi della presuntuosa inconcludenza del partito democratico, e fuorviati da una polemica strumentale sulla difesa dell’ambiente, decisero di aprire le porte del municipio al movimento cinque stelle inaugurando così indirettamente e incolpevolmente (?) la stagione grillina a livello nazionale.

Federico Pizzarotti ha avuto il tatticistico buongusto di ammettere i propri limiti, di abbandonare le chimere propagandistiche, di fare un bagno di realismo finanziario dopo tanti dissennati sperperi (non suoi), ma soprattutto di prendere progressivamente le distanze dal suo movimento e dalle velleitarie battaglie grilline. Questo gli ha consentito di riacchiappare la fiducia dei parmigiani, rassegnati all’amministrazione di basso profilo dopo le lunghe esperienze di affaristica e salottiera deriva.

Sia chiaro che nessuno è entusiasta di Pizzarotti e tutti lo bevono da botte. Non si erga quindi a coscienza critica e si accontenti di amministrare il condominio senza rompere troppo i coglioni. Non avrei rispolverato questi ragionamenti se non mi fossi visto tirato per la giacca (si fa per dire) dai consigli pizzarottiani in materia di referendum sul taglio dei parlamentari. Pur arrivando ad analoghe conclusioni di voto per il “no” ho letto con fastidio le sue menate, che vorrei di seguito riprendere sottoponendole all’esame finestra del suo curriculum da “maddaleno” pentito.

“Ci avviciniamo al giorno del voto sul referendum costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari, previsto per il prossimo 20 settembre. Lo anticipo: voterò no al taglio, e lo argomento”. È quanto scrive il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, in un lungo post su Facebook. “Voglio essere libero da preconcetti e visioni dogmatiche, dove chi vota sì lo fa per dare un duro colpo alla casta (ma quando mai), e chi vota no invece lo fa per spirito di conservazione contro chi minaccerebbe la democrazia (ma quando mai). Una riforma è buona o brutta a seconda dei punti di vista, ma non buona o brutta tout court.

Caro sindaco Pizzarotti, Lei si è affacciato alla politica proprio sulla base dei presupposti che ora mette in discussione: l’anticasta e l’antipolitica erano il suo punto di partenza o meglio il punto di partenza di chi inventò e portò avanti la sua candidatura. Lei ha cominciato un po’ troppo presto a sputare nel piatto dove mangiava e quindi la sua cucina politica non mi convince, perché la vedo opportunistica e frettolosa. Se Lei ha la memoria corta, io ce l’ho piuttosto buona e lunga.

Per me questa riforma è semplicemente insensata: si tratta di interrogarsi sul funzionamento della nostra democrazia, che come tutte le democrazie ha i suoi aspetti burocratici”, prosegue. “I numeri ci parlano ora di una rappresentanza più o meno equilibrata tra le principali nazioni europee, ma con il taglio dei parlamentari la rappresentanza democratica italiana diminuirebbe in misura non indifferente: 1 parlamentare per ogni 100 mila abitanti. Non è un attentato alla democrazia, non viene meno il principio democratico ma, cosa non da poco, si ridurrebbe la rappresentanza territoriale per numero di abitanti e ciò si riverberebbe sul funzionamento della macchina democratica: già ora sentiamo i parlamentari poco vicini ai territori e alle loro esigenze (o non è così?), figuratevi dopo la riforma”, sottolinea Pizzarotti.

Egregio signor sindaco, proprio Lei parla di democrazia e osa propinarci una lezioncina in merito? Lei, che proviene da un movimento assemblearista, parla di rappresentanza? Lei, che ha fatto parte di un partito che designa i suoi candidati in base a consultazioni burletta effettuate sul web, osa preoccuparsi del legame tra parlamentari e territorio? Lei, che si è lasciato inventare dai populisti, è diventato un rigido difensore dei meccanismi costituzionali ed istituzionali del funzionamento della nostra democrazia?

“Ma a fronte di cosa si tagliano i parlamentari? Dicono quelli che la vogliono: a fronte di un risparmio economico. Ma rispetto al bilancio dello Stato è un risparmio esiguo! Ma davvero il risparmio va fatto sulla rappresentanza (principio democratico sostanziale) e non, chessò, sui dicasteri, sulla burocrazia (investire sul digitale è, a sua volta, un risparmio economico), sulle decine di enti pubblici la cui funzionalità è dubbia e farraginosa, sullo stipendio stesso dei parlamentari, che ancora oggi fa tanto discutere? Queste voci vanno tutte bene? Non ci sono sperperi di denaro pubblico?”, si domanda il primo cittadino di Parma. “Però vorrei che al tempo stesso non si riducesse la discussione sul risparmio economico, favorevoli o contrari. Quanto è povera la nostra azione politica, e le nostre idee sulla democrazia, se ci soffermassimo esclusivamente su questa voce? – continua -. Sarebbe come dire che la politica è un’attività positiva e benefica quando chi la fa sa spendere, quindi risparmiare, meno degli altri.

Lei, esimio primo cittadino parmense, abiura la fede nel risparmio sui costi della politica, da cui ha preso le mosse nel 2012? Lei si tuffa nella piscina del benaltrismo e vuole insegnarci a nuotare nel riformismo provenendo dal mare assurdo del “tutti ladri e tutti stupidi”? Lei rifiuta la stretta logica referendaria dopo avere fatto professione di fede nel più becero dei radicalismi di facciata?

No: è la qualità che conta. È la qualità delle nostre azioni, la qualità delle nostre riforme, la qualità delle nostre idee, la qualità dei nostri investimenti, la qualità dei nostri servizi, la qualità della nostra rappresentanza – argomenta -. È la qualità l’obiettivo verso cui dobbiamo dirigerci. Invece vedo poca qualità e tanta, tanta semplicità. D’altra parte chi ha voluto questa riforma costituzionale è quel partito che ha posto per se stesso principi inderogabili e granitici per poi rinnegarli il giorno dopo. Non c’è qualità in tutto questo, solo tanta tanta arrogante semplicità. Voto NO al referendum, e non perché la democrazia sia sotto minaccia, ma perché ci stiamo indirizzando verso una democrazia senza qualità”, conclude Pizzarotti.

Lei, simpatico buontempone della municipalità, ci richiama alla qualità della politica, dimenticandosi di avere militato in un partito di improvvisatori, che ha fatto dell’inesperienza e dell’incompetenza le sue cifre caratteristiche? Lei dimentica di essere arrivato a reggere il comune di Parma senza avere alcuna esperienza amministrativa, senza essere dotato di preparazione, senza avere professionalità consona al ruolo pubblico in cui veniva inopinatamente catapultato. Lei mi dirà che, anche in politica, errare è umano e di avere avuto il coraggio di non perseverare negli errori. Si è convertito? Io direi piuttosto che si è spretato e divertito alle spalle prima dei parmigiani e poi dei grillini. Sì, perché una conversione politica, tipo quella di Saulo sulla via di Damasco, per essere credibile deve comportare il pagare di persona, mentre invece Lei su questa conversione ha fondato le sue fortune, trovando il modo di rimanere al suo posto dopo pazzesche giravolte politiche, che peraltro non sono ancora terminate. Ero comunque già orientato a votare “no” al prossimo referendum anche per i motivi da Lei sollevati, e voterò “no” pur se questi motivi, messi in bocca a un testimone poco credibile come Lei, rischiano di perdere pregnanza e valore.