Vitaliz…zare la politica

Il trattamento economico dei parlamentari e dei consiglieri regionali viene sempre discusso e normato con demagogia, vale a dire non all’interno di un dibattito politico democratico, ma a livello di mera propaganda allo scopo di lisciare il pelo al lupo qualunquistico sempre in agguato.

Da una parte abbiamo chi sventola la bandiera della sobrietà per le remunerazioni di quanti svolgono funzioni elettive di alto livello, uno sventolio che rasenta la pretesa della gratuità del servizio; dall’altra l’annosa tendenza a spillare privilegi a carico dei soldi pubblici, volta ad enfatizzare una sorta di status symbol per i membri del parlamento e per i componenti dei consigli regionali. La soluzione starebbe invece nel pretendere il massimo dell’impegno qualitativo e quantitativo a fronte del quale garantire un’equa remunerazione. Cosa ottengo se pago poco i parlamentari? Che molti, probabilmente i più qualificati, cittadini rinunceranno in partenza a dedicarsi all’attività politica per non abbassare il proprio tenore di vita. Oppure faranno politica a tempo perso e in aggiunta alle loro ben più remunerative attività professionali. Oppure interpreteranno il mandato parlamentare come un trampolino di lancio per ben altre attività di contorno. Oppure arrotonderanno il basso stipendio con molta attenzione al lobbismo e con la tentazione di cedere alla potenziale concussione. Oppure, per dirla in modo brutalmente classista e semplicista, faranno politica solo i ricchi che se lo potranno permettere o i buoni a nulla che si accontenteranno o i capaci di tutto che si arrangeranno.

La Costituzione all’articolo 54 prevede che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche abbiano il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, nel senso che bisognerebbe comunque mettere questi cittadini nelle migliori condizioni, anche economiche, per adempiere al meglio le loro funzioni. Non mi interessa un parlamento di serie b, poco costoso, ma anche poco produttivo: sarebbe la vittoria di Pirro da sbattere in faccia a chi considera la politica un male necessario e non la più alta forma di carità, intesa come servizio alla collettività. A volte vengono pubblicate le pagelle di deputati e senatori: emergono purtroppo assenteisti, fancazzisti, incompetenti, personaggi in tutt’altre faccende affaccendati. Questo è il vero guaio che va oltre il numero eccessivo degli eletti e la loro remunerazione considerata esagerata. Anche per il parlamentare vale il discorso della produttività, cioè il confronto fra il costo e i risultati ottenuti, anche se questi ultimi sono spesso difficilmente calcolabili e valutabili.

Mi scandalizzo e mi irrito non quando leggo le cifre dei cedolini paga dei parlamentari, ma quando vedo le aule parlamentari deserte o quando assisto a certe pagliacciate. Non è giusto adeguarsi al basso livello della classe politica, generalizzarla nei difetti e trattarla a pesci in faccia. Preferisco chiedere ai partiti di selezionare le candidature, ai candidati di presentare le loro credenziali, agli elettori di essere attenti a chi votano, badando molto alle garanzie fornite sul piano della correttezza, dell’esperienza, della preparazione e della competenza.

Discutendo recentemente sul basso livello qualitativo della nostra classe politica in rapporto alle enormi difficoltà del momento che stiamo attraversando, ho individuato diversi fattori responsabili di questo degrado: assieme alle ideologie se ne sono andati anche le idealità e i valori; sono finite le due scuole di pensiero e di cultura a cui per decenni abbiamo attinto, vale a dire il cattolicesimo e il comunismo; la degenerazione del sistema in senso di gestione affaristica del potere per il potere, che si è sostituita alla cosiddetta “terza fase” ipotizzata da Aldo Moro, facendo crollare i pilastri su cui  era basata la nostra democrazia tuttora alla ricerca di una nuova classe politica degna di questo nome; il nascere ed il proliferare di un leaderismo improvvisato e falso, dal craxismo al berlusconismo, dal grillismo al salvinismo, etc. etc.;  l’idea di una politica scorciatoia verso facili e illusorie soluzioni di tipo populistico. Quando alla fine degli anni ottanta del secolo scorso andò in crisi la prima repubblica, Gianni Agnelli previde in un ventennio il tempo necessario per rifare una classe politica: di anni ne sono già passati trenta e siamo ancora qui a fare certi sconsolati discorsi.

Un’ultima riflessione sui vitalizi, vale a dire sulle “pensioni” dei parlamentari: ammetto che si sia esagerato. Al fine di garantire un’uscita dignitosa si è prefigurato un percorso assurdamente privilegiato. Giusto quindi rivedere i meccanismi previdenziali per deputati, senatori e consiglieri regionali, cercando però di non dare delle sforbiciate a vanvera, peraltro facilmente impugnabili dal punto di vista legale, ma puntando ad una revisione equa e ragionata del sistema che possa recuperare le ingiustizie del passato non con una gogna censoria, ma con la sistemazione seria di un’eredità ingombrante e imbarazzante per tutti.