Negare è comodo, criticare è serio

Nel settore accademico della storiografia, il revisionismo è il riesame critico di fatti storici sulla base di nuove evidenze o di una diversa interpretazione delle informazioni esistenti, considerando tutte le parti politiche e sociali in causa come testimoni importanti. L’uso negativo del termine revisionismo si riferisce invece alla manipolazione della storia per scopi politici. Inoltre occorre non confondere il revisionismo a tutti gli effetti con la pseudostoria, il revisionismo politico, il negazionismo e le teorie del complotto.

Con queste correnti di pensiero bisogna andarci molto cauti. Il negazionismo è infatti un termine con cui viene indicata polemicamente una forma estrema di revisionismo storico, la quale, mossa da intenti di carattere ideologico o politico, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia moderna ma, specialmente con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per es., l’istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l’esistenza o la storicità.

Sembra pertanto poco appropriato e molto esagerato usare il termine negazionismo per esprimere un certo scetticismo su come è stata individuata, analizzata, vissuta e combattuta la pandemia da covid 19. Tutto è relativo anche il coronavirus – Pirandello docet – e non è sbagliato del tutto interrogarsi sulla realtà come ci viene descritta e somministrata: la scienza non era e non è univoca su questo fenomeno, i media hanno inscenato una indegna gazzarra, la politica ha brancolato nel buio, la gente era ed è frastornata e sballottata tra la disperazione psicologica e sociale e l’evasione totale.

Nella sala della biblioteca del Senato si è tenuto un convegno, organizzato dal critico e senatore Vittorio Sgarbi e dall’esponente del Carroccio, Armando Siri, con la partecipazione di medici, scienziati, esperti e ricercatori “negazionisti” per testimoniare e convincere cittadini e governo che in Italia il coronavirus non esiste più. Non esiste più o non è mai esistito? Il vero negazionismo sarebbe il secondo, mentre il primo sarebbe soltanto un’opinione sull’evoluzione della pandemia.

Tra i vari interventi, alcuni dei quali fortemente esibizionistici al limite del pagliaccesco, altri spudoratamente strumentali dal punto di vista politico, ho scelto il più neutrale e in buona fede. “Ho accolto questo invito ma sono lontano dalla politica”. Ha esordito così il tenore Andrea Bocelli, invitato al suddetto convegno. “Quando siamo entrati in pieno lockdown ho anche cercato di immedesimarmi in chi doveva prendere decisioni così delicate. Poi ho cercato di analizzare la realtà e ho visto che le cose non erano così come ci venivano raccontate”, ha ammesso. “Io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità? C’è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso un crimine e devo confessare pubblicamente di aver disobbedito a questo divieto che non mi sembrava giusto e salutare”», confessa Bocelli. Per lanciare poi un appello sul ritorno dei bambini a scuola: “Bisogna riaprire le scuole e riprendere i libri. Spero – ha concluso il celebre tenore – che tutti insieme usciremo da questa situazione terribile”.

Purtroppo, a differenza di Bocelli, ho conosciuto alcune persone decedute a causa del coronavirus, ho toccato con mano il dramma dei loro famigliari. Ho cercato anch’io di analizzare la realtà e mi sono ribellato alle stucchevoli diatribe fra scienziati e alla valanga di notizie da cui ero sommerso. Ho cercato anch’io di immedesimarmi in chi doveva prendere decisioni delicatissime e le ho, seppure criticamente, accettate e rispettate. Ho notato anch’io una certa qual esagerazione rigorista a cui malauguratamente ha fatto riscontro una scriteriata vena trasgressiva. Sono anch’io convinto che occorra riaprire le scuole e tornare a studiare coi metodi tradizionali. Non per questo intendo iscrivermi al movimento negazionista. Non so se e come ce la faremo ad uscire dalla tremenda situazione che continuiamo a vivere. Se essere negazionisti vuol dire non rassegnarsi ed appiattirsi su di essa, sono d’accordo. Se invece vuol dire far finta di niente, passare un colpo di spugna su tutto e ricominciare come se niente fosse, mi iscrivo immediatamente al partito degli “accettazionisti”.