La puzza della pentola berlusconiana

«Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia. L’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo». È la registrazione, avvenuta a sua insaputa, delle esternazioni di un giudice della Cassazione, Amedeo Franco, poi deceduto, dopo aver partecipato alla stesura della sentenza che sarebbe costato il posto in Senato a Silvio Berlusconi.

“Sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente”, dichiarò Franco riferendo voci secondo le quali il magistrato Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna nell’agosto 2013, sarebbe stato “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per “essere stato beccato con droga a casa di…”. Sempre secondo Franco, “i pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare… si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare”.

Ho letto e riletto più volte con una certa curiosità queste sconclusionate parole dette in libertà da un giudice, che comunque aveva partecipato senza formalizzare alcun dissenso alla sentenza della Cassazione che condannò definitivamente Berlusconi per frode fiscale. Credo fotografino con una certa attendibilità, a livello psicologico, lo stato dei rapporti tra Berlusconi e la magistratura. Il cavaliere decise fin dall’inizio di difendersi politicamente dai processi: la buttò in politica, screditando i giudici che lo indagavano e lo giudicavano, dipingendoli come un branco di lupi assetati del suo sangue.

Ho sempre banalmente pensato: questi, prima o poi, gliela faranno pagare caramente e, in effetti, non si sono fatti scappare nemmeno una delle occasioni continuamente offerte loro su un piatto d’argento da un personaggio che faceva della trasgressione in tutti i campi una delle componenti fondamentali del suo appeal politico.

Non credo che Berlusconi sia stato vittima di complotti né politici né tanto meno giudiziari: l’unico complotto è stato da lui ordito, velleitariamente ma pericolosamente, contro la democrazia, costruendo un vero e proprio regime, per il quale mi permisi di affrontare il triste quesito se si trattasse di fascismo riveduto e aggiornato. Il potere giudiziario è stato per lui l’ostacolo insormontabile contro il quale è andato a sbattere.

Può darsi che a Silvio Berlusconi sia capitato come ad Al Capone (mi si perdonerà il paragone paradossale, spropositato e impossibile forse tanto quanto quello con il caso Dreyfus azzardato da altri), di essere incastrato su questioni fiscali, dopo essersi destreggiato in mezzo a tanti procedimenti giudiziari con l’aiuto anche di leggi ad personam. Quando non sapeva più come saltarci fuori, si attaccava al vittimismo ed è quello che continua a fare, lui e i pochi ma carissimi amici che gli sono rimasti.

Le reazioni all’emersione fuori tempo massimo delle succitate registrazioni, peraltro divulgate a babbo morto, sono tutte stucchevoli. L’occasione è ghiotta per tentare di riabilitare la memoria di una penosa esperienza politica della quale c’è poco o niente da salvare: i mestatori nel torbido di questa pentola finiscono col provocare solo un’ulteriore puzza berlusconiana. La reazione più curiosa però è quella di pretendere per Berlusconi una riparatoria nomina a senatore a vita. Ma fatemi il piacere. Nei prossimi giorni, se avrete la pazienza di farlo, potrete leggere nella sezione libri di questo sito una ricostruzione fatta a suo tempo del regime berlusconiano, poi semmai, tra i commenti ai fatti del giorno, potrete tirarvi su il morale con una mia odierna, personale, malinconica, paradossale, sarcastica riabilitazione berlusconiana: una sorta di “aridateci er puzzone” alla disperata ricerca di rimedi peggiori del male.