I misteri del lavoro

«Sono oltre centomila gli stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania in Italia ai quali si aggiungono più di diecimila cittadini bulgari». È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria, firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a seguito dell’aumento dei contagi nei due Paesi. «Si tratta spesso – sottolinea la Coldiretti – delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Una possibilità che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane con le quali si è creato un rapporto di fiducia. Molti di questi lavoratori si trovano già in Italia anche se permane una preoccupazione che il vincolo della quarantena limiti gli arrivi per la vendemmia che tradizionalmente inizia in Italia ad agosto e continua in un percorso che prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello».

In questo contesto, per l’associazione «per favorire le campagne di raccolta sarebbe importante un intervento urgente con una radicale semplificazione del voucher ‘agricolo’ che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà. I voucher sono stati per la prima volta introdotti in Italia proprio solo per la vendemmia il 19 agosto 2008, con circolare Inps con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati che sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abuso favorito ad un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo».

Sono perfettamente d’accordo con la Coldiretti, ma vorrei andare oltre per pormi qualche inquietante domanda. Innanzitutto come mai da una parte continuiamo a esorcizzare gli immigrati, sostenendo magari che vengono a rubarci il lavoro e il pane, e dall’altra parte ammettiamo candidamente di avere urgente bisogno di questi lavoratori stranieri, affermando che “garantiscono professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane con le quali si è creato un rapporto di fiducia”. I casi sono due: o la Coldiretti fa parte della categoria dei “buonisti ad oltranza”, capeggiata da papa Francesco, oppure molta gente dietro la difesa delle possibilità di lavoro per gli italiani nasconde sentimenti discriminatori e razzisti.

Seconda domanda: è possibile che nella enorme schiera dei disoccupati e dei poveri italiani non si trovino soggetti disponibili a lavori stagionali in agricoltura? Ho l’impressine che non sia tanto una questione di voucher, di complicazioni burocratiche, di flessibilità nelle procedure lavorative, ma di carente disponibilità a “farsi su le maniche” da parte di chi giustamente chiede lavoro e non prende però in considerazione quello che, pur precariamente e faticosamente, il mercato gli offre.

Terza domanda: non è che dietro il lavoro agricolo degli immigrati si nasconda molto lavoro nero e sottopagato, che i disperati stranieri accettano e i disperati italiani rifiutano? Una guerra fra poveri in cui vincerebbero gli speculatori dei campi?

Quarta e ultima domanda provocatoria: siamo proprio sicuri che in Italia esista tutta la disoccupazione e la povertà di cui giustamente si parla in continuazione? Ci sono i misteri della fede, ma anche quelli dell’economia italiana e non solo italiana. Mi pongo due ulteriori quesiti, uno sul lato della domanda, l’altro sul lato dell’offerta. Ben vengano le file in autostrada nei fine-settimana (non tanto per assolvere i casini nella gestione delle autostrade, ma perché il turismo dovrebbe trarne indubbi vantaggi), ma tutta questa gente non sarà poi così povera e non mi venga a piangere miseria: chi è veramente povero non si azzarda nemmeno a mettere fuori il naso e non ha tempo e possibilità di pensare alla ricreazione e alle vacanze. E tutti i negozi che si apprestano a chiudere per ferie non erano quelli che chiedevano a gran voce la possibilità di riaprire i battenti per non morire di lockdown. Ai misteri della fede si risponde con la fede, ai misteri dell’economia si risponde coi sacrosanti dubbi.