I medici (im)pietosi del PD e la piaga libica

Sono parecchi i temi impegnativi e qualificanti su cui il partito democratico si dovrebbe coraggiosamente cimentare: la sicurezza, l’immigrazione, i diritti civili, etc. L’emergenza covid ha indubbiamente comportato un quadro complessivo in cui risulta particolarmente difficile riuscire a fare politica, ma i temi di cui sopra esistono e attendono un’impronta più chiaramente di sinistra.

Il ministro Marco Minniti, agli Interni nel governo Gentiloni, sul problema migratorio si cimentò nel coniugare il discorso sicurezza con quello dell’accoglienza, stipulando accordi con i paesi d’origine dei migranti e soprattutto scommettendo sulla Libia quale argine al flusso diversamente incontrollabile ed inarrestabile. A distanza di qualche tempo occorre avere l’onestà di ammettere che questa politica, pur intelligente e pragmatica, non ha funzionato e la Libia, aiutata e sostenuta anche da noi, si è trasformata in un immenso e vergognoso lager in cui vengono parcheggiati i potenziali migranti.

Roberto Saviano continua a chiedere chiarimenti sul decreto missioni, che prevede il rifinanziamento della Guardia Costiera libica votato dal Pd, e si rivolge al segretario Nicola Zingaretti: “I militanti del Pd chiedono conto del voto favorevole dei gruppi parlamentari al rifinanziamento degli aguzzini libici che qualcuno, per lavarsi la coscienza, ancora chiama Guardia costiera libica”. E aggiunge: “Ma il segretario del Pd non risponde. Non risponde a me e, peggio, non risponde alla sua base. Ma è normale: lui è lui e per la nomenclatura del Pd i migranti in Libia sono meno di niente”. E conclude: “Il silenzio del segretario del Pd sul rifinanziamento della Guardia costiera libica può essere interpretato solo come il silenzio dei complici”.

Ventitre deputati, tra cui i dem Laura Boldrini e Matteo Orfini, avevano infatti firmato una risoluzione contraria agli accordi con Tripoli. Lo scrittore, sulle pagine di Repubblica in un editoriale aveva accusato il segretario Zingaretti di aver tradito lo spirito dell’Assemblea nazionale del partito che in febbraio aveva votato all’unanimità contro lo stanziamento di fondi ai libici. Al di là delle provocazioni di Saviano e delle iniziative di alcuni parlamentari mi sembra che il problema sia politicamente e umanitariamente ineludibile.

Mi rendo perfettamente conto che la questione è enorme e coinvolge l’Europa ed il mondo intero, ma non si può girarsi dall’altra parte e non vedere lo scempio che in Libia si sta perpetrando sulla pelle di migliaia di persone in cerca di vita e salvezza. Almeno si riprenda il discorso e si faccia una verifica sulla situazione completamente sfuggita di mano. E chi lo può e lo deve fare se non il partito democratico, i suoi parlamentari ed i suoi ministri. Non esiste una politica dell’immigrazione, i tentativi fatti hanno dato esito negativo: non si può certamente accogliere “buonisticamente” tutti, ma nemmeno bloccare l’emorragia col cotone emostatico dei lager libici.

La risoluzione trasversale di 22 deputati della maggioranza contrari agli accordi con Tripoli chiede che l’Italia la smetta di non vedere quello che accade nel Mediterraneo. Che non faccia finta di non sapere quel che sono i centri di detenzione gestiti dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Un insieme di milizie mal coordinate accusate dalle stesse agenzie delle Nazioni Unite di una sistematica violazione dei diritti umani. “Non possiamo continuare a far finta di non vedere quel che accade nel Mediterraeo, è il momento di cercare nuove soluzioni, non protrarre quelle che si sono rivelate fallimentari”.

Nel documento, si ricorda come in Libia sia in corso una guerra civile e che “la condizione di decine di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rimane drammatica: esposti ad arresti arbitrari e rapimenti per mano delle milizie e regolarmente vittime di trafficanti di esseri umani e di abusi di potere da parte di gruppi criminali collusi con le autorità. Il deteriorarsi del conflitto li ha esposti a rischi sempre maggiori; le autorità libiche continuano a detenere illegalmente migliaia di persone nei centri amministrati dal Direttorato generale per la lotta alla migrazione illegale, dove vengono sottoposte a sfruttamento, lavoro forzato, tortura e altre violenze, inclusi stupri, spesso allo scopo di estorcere denaro alle famiglie in cambio del loro rilascio; i detenuti nei centri vivono in condizioni disumane, di sovraffollamento e mancanza di cibo, acqua e cure mediche; i centri vengono regolarmente ripopolati. Solo nel 2019, le autorità marittime libiche, in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici”. E ancora: “Con oltre 480 contagi da coronavirus registrati ufficialmente nel Paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare è anche la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità. Un allarme rilanciato ripetutamente anche da Papa Francesco”.

Fin qui la sacrosanta denuncia di una situazione insostenibile da tutti i punti di vista. Cosa fare non è tuttavia semplice. Però bisogna provarci, senza pensare troppo ai consensi immediati della gente, perché la gente non siamo solo noi, ma anche milioni di persone che hanno, come noi, diritto di vivere e perché l’immigrazione non è non va trattata come infinita emergenza, ma come problema strutturale che riguarda tutti.