Sta andando tutto male ?!

I cercoteri sono un gruppo di animali fantastici e demoniaci dalle proporzioni gigantesche dotati di un’enorme quantità di chakra e di un numero di code che varia da uno a nove. Il coronavirus forse lo possiamo aggiungere al gruppo anche se non è fantastico, ma demoniaco sì, ha effetti giganteschi ed ha un numero notevole di code. È su quest’ultimo aspetto che voglio soffermarmi.

Di code ne stanno venendo fuori parecchie, al momento ne vedo tre. Innanzitutto ci stiamo ricordando che per curare il coronavirus ci siamo distratti dalle altre malattie, anche quelle molto gravi, e abbiamo trascurato i relativi controlli, interventi e terapie. Lo stiamo un po’ verificando tutti sulla nostra pelle, mettendoci in coda per effettuare visiti, analisi, controlli, operazioni chirurgiche messe provvisoriamente da parte. A parte i tempi biblici che occorreranno per recuperare questi ritardi, si pensa che nel frattempo questa forzata latitanza sanitaria possa procurare più vittime del covid 19. Non lo sapremo mai con precisione, ma si può facilmente immaginare: persino la sanità privata a pagamento è andata in tilt e non riesce a colmare le lacune del sistema pubblico.

Poi stanno uscendo le guarigioni condizionate dai danni eventualmente provocati dal virus e dalle pesanti terapie adottate: si fa presto a dire guariti e dimessi dall’ospedale, ma poi bisogna vedere se e come si è guariti veramente. Ed ecco un ulteriore sovraccarico per il sistema sanitario costretto a sopportare enormi ondate di ritorno. Il prossimo autunno, se non ci sarà un ritorno del covid 19, avremo sicuramente un nuovo virus influenzale in agguato col relativo problema della vaccinazione capillare e dei rischi di una sovrapposizione sintomatica tra virus con cui dovremo fare i conti.

A fronte di questa catena emergenziale la prospettiva di un vaccino rimane piuttosto incerta e soprattutto incute terrore il fatto che la ricerca sia nelle grinfie di una spietata speculazione privata e di una macabra concorrenza tra i big dell’industria farmaceutica.

A valle dei nostri clamorosi guai abbiamo cioè una sanità in evidente e crescente difficoltà, a monte abbiamo una scienza che vive nelle mani piuttosto sporche del mercato e che si vende al miglior offerente. Sarò egoista, ma mi preoccupano molto più questi aspetti con ricaduta immediata sulla salute che i risvolti di un’economia in crisi. Non saprei sinceramente dire se venga prima la gallina dei problemi sanitari o l’uovo della disoccupazione e della povertà.

Sulla crisi economica mi corre l’obbligo di spezzare la lancia del dubbio e della perplessità. I giorni scorsi ho notato che parecchi esercizi commerciali hanno abbassato le saracinesche per il ponte della Festa della Repubblica. Ne sono rimasto sinceramente colpito e mi sono chiesto: tutti chiedevano di poter aprire i negozi ed ora che si possono aprire dopo mesi di chiusura forzata li chiudono per allungare la festa? Forse lo avrà fatto chi se lo poteva permettere. Probabilmente la crisi colpirà in modo divisivo e sarà ancor più difficile intervenire a sostegno delle fasce disastrate, senza contare che regalare soldi (ammesso e non concesso che se ne abbia la disponibilità) non risolverà il problema di fondo della mancanza di domanda, che potrà essere affrontato solo con dei mega piani ad effetto troppo allungato nel tempo.

Tutti aspetti più o meno misteriosi del coronavirus, che non finisce e non finirà di stupirci, condizionarci e danneggiarci.

Cassandra è una figura della mitologia greca. Fu sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della preveggenza, prevedeva terribili sventure ed era pertanto invisa a molti. È frequente l’attribuzione dell’appellativo “Cassandra” alle persone che, pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute. Nell’uso comune viene detta “sindrome di Cassandra” la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche ed è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino. Nell’attuale situazione è facile cadere in tale sindrome. Ma attenzione a non cadere nella sindrome opposta, quella dello sgangherato ed irresponsabile ottimismo per il quale ci siamo inventati lo slogan: “andrà tutto bene!”.