La fretta genera l’errore in ogni cosa

O non capisco niente di politica (cosa piuttosto probabile) oppure c’è qualcuno che ne capisce ancor meno di me. Il partito democratico, se vuole risalire nei consensi e recuperare una identità a livello di sinistra riformista ed europeista, deve avere la pazienza di stare al governo con dignità e serietà, assumendosi la responsabilità di guidare il Paese in un momento drammatico, esprimendo il meglio di sé senza voler strafare, tenendo il dibattito interno a livello costruttivo ed evitando accuratamente polemiche interne ed esterne. Credo sia la faccia del PD che la gente gradisce e preferisce.

Sembrava che la suddetta strada fosse stata imboccata e in via di percorrenza, quando improvvisamente da un personaggio peraltro molto equilibrato e serio come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, arriva la richiesta di una nuova leadership per il Partito Democratico con tanto di sfida a Nicola Zingaretti, indicando negli amministratori del Pd la riserva in cui andare a cercare il prossimo segretario.

Considerazioni che assomigliano ad una auto-candidatura, se non fosse che lo stesso Gori nega di nutrire ambizioni nazionali e afferma di voler rimanere a Bergamo, o ad un endorsement a favore di Stefano Bonaccini, che però da parte sua ribadisce la sua ferma volontà di collaborare con Zingaretti.

“Se vogliamo incidere e aiutare questo Paese a tirarsi fuori da pasticci serve un altro Pd e forse dagli amministratori arriverà una nuova leadership, ma non sarò io. Da qui ai prossimi quattro anni non sarò io. Però posso dare una mano”. Lo ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, a un evento organizzato dallo studio Berta, Nembrini, Colombini e Associati e trasmesso in streaming. “Credo che i sindaci e gli amministratori del Pd siano un pezzo di possibile nuova classe dirigente del Paese. Poi chi fa il sindaco – ha continuato – fa il sindaco, non c’è molto tempo per fare altro. Credo ai grandi partiti e credo che i cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno non li producano le piccole formazioni politiche con carattere personalistico, ma che servano i grandi partiti popolari. Il Pd ancora lo è, ma vedo molti limiti nella conduzione dell’attuale Pd e per questo mi piacerebbe più concreto, più coinvolto a promuovere le riforme che servirebbero al Paese. E questa cosa deve anche trovare una nuova leadership e lo dico avendo molta simpatia e lealtà nei confronti dell’attuale segretario del Pd”.

Non entro nel merito delle critiche di Gori, peraltro piuttosto condivisibili. Chi non vede una certa qual debolezza nell’attuale leadership piddina? Chi non auspica un Pd più impegnato nelle grandi riforme? Chi non vede la debolezza dell’attuale equilibrio di governo? Chi non vede nei legami con gli amministratori locali la giusta sponda per incardinare territorialmente e concretamente la politica del partito democratico? Cose abbastanza scontate. Non mi sembra però il momento di sollevare simili questioni in modo drastico arrivando a chiedere un congresso straordinario. Oltre tutto, la gente in genere ed anche il potenziale elettorato del PD non capirebbero l’apertura di tale diaspora, mentre il Paese rischia di andare a picco. C’è già chi sta facendo confusione sufficiente e non è il caso che il partito democratico ne aggiunga, magari in buona fede.

Si legge nella Bibbia, nel libro del Qoelet o Ecclesiaste:

“ Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace”.