I brodini per la politica europea

È utile mettere il naso nella politica degli altri Stati per sentire l’aria che tira in Europa. Siamo in un periodo in cui le tendenze sembrano fatte apposte per essere rapidamente smentite: la corsa al sovranismo sembra uscire assai ridimensionata dalle elezioni amministrative francesi e dal primo turno di quelle politiche in Polonia.

Per quanto concerne la Polonia faccio riferimento di seguito a quanto scrive Monica Perosino su “La Stampa”. Quella che solo due mesi fa sembrava una formalità da pagare alla democrazia – il voto – si è trasformata in una battaglia all’ultimo sangue tra il campione dei sovranisti e la sua nemesi, il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, che ha costretto il presidente conservatore al secondo turno. A urne chiuse, gli exit poll confermano le speranze del partito d’opposizione Piattaforma Civica (epigono di Solidarnosc): il presidente uscente Duda, con il 41,8% dei voti non avrebbe raggiunto la maggioranza del 50%, frantumata dall’impresa di Trzaskowski, che, in una campagna elettorale lampo messa in piedi in un mese, sarebbe riuscito a portarsi a casa il 30,4% dei consensi. E ora, con altri candidati che già hanno promesso il loro sostegno al sindaco di Varsavia, l’esito del secondo turno, il 12 luglio, potrebbe determinare la svolta europeista e liberale della Polonia, anche se la strada è tutta in salita.

Ai seggi, tra due settimane, non si scontreranno «solo» due candidati presidente, ma due visioni opposte della Polonia. Da una parte quella degli ultraconservatori di Duda, euroscettica, rurale, tradizionalista e nazionalista, dall’altra quella rappresentata da Trzaskowski, a fianco delle donne, dei diritti civili, della comunità Lgbt, in difesa di un Paese europeo, democratico e moderno. La Polonia è a un bivio anche secondo l’ex presidente del consiglio europeo Donald Tusk, è una scelta «tra la verità o la menzogna, il rispetto o il disprezzo, l’orgoglio o la vergogna».

Con Duda presidente, il governo di Morawiecki, insediatosi nel 2017, non incontrerebbe ostacoli sulla via delle riforme che allarmano i giuristi nazionali e internazionali, perché sempre più restrittive nei confronti dell’autonomia del potere giudiziario e dei diritti civili. Con Trzaskowski, che da tempo cerca di creare un’asse europeista tra le capitali dei quattro Stati Visegrad e vuole indebolire «i governi della tensione», fare pace con l’Europa sarebbe più facile. Qualsiasi sia il verdetto del 12 luglio, Trzaskowski, pare comunque destinato a guidare, finalmente, la rinascita dell’opposizione liberale polacca.

Forse finalmente la Polonia esce dal tunnel post-comunista e dopo la padella del regime filo-sovietico riesce a scansare il pericolo di precipitare nella brace nazional populisti-sovranista. Sarebbe una gran bella notizia per tutta l’Europa, che ha frettolosamente aperto le proprie frontiere agli Stati dell’impero comunista per ritrovarseli a succhiare la ruota finanziaria (e fin qui niente di male) per poi segare i legami europei con la peggiore delle reazioni (e qui invece sta il male). Se i polacchi si stanno dando una mossa per rinsavire non può che fare immenso piacere, anche se forse è un po’ presto per cantare vittoria. Se poi si trattasse di avvisaglie valide per l’intera Europa, sarebbe ancor meglio.

La Lega a livello di sondaggi ha perso circa un 10 per cento rispetto ad un anno fa ed attualmente si attesterebbe su un 24% che le consentirebbe comunque di essere il primo partito. Se ai voti di Salvini sommiamo quelli, per certi versi ancor più inquietanti, di Giorgia Meloni, arriviamo a un triste 40% circa di italiani che puntano su una destra estrema populista e sovranista. Non siamo lontani dal 41,8% del presidente polacco uscente Duda. Non c’è da brindare, ma nemmeno da disperarsi. Allo stato di necessità del post-coronavirus si potrebbero aggiungere gli effetti di una eventuale sconfitta di Donald Trump, che sembra un pugile suonato, ma che farà il diavolo a quattro pur di rimanere in sella.

Se ci spostiamo in casa dei cugini francesi i risultati delle Elezioni Comunali nei 4820 comuni al ballottaggio dicono che non c’è una predominanza ma una netta “ondata” ecologista che si abbatte su Macron (e anche su Repubblicani e Socialisti). I Verdi trionfano a Marsiglia, Lione, Bordeaux, Besancon, Poitiers e in moltissimi altri Comuni dove erano dati per sfavoriti (e sfiorano l’impresa contro Aubry a Lille, con la candidata socialista che vince 40% contro 39% nelle urne). Parigi viene mantenuta sotto l’egida di Anne Hidalgo, rieletta sindaca della Capitale di Francia con il 50% delle preferenze ma con una decisa “spinta” data anche qui dall’onda green. Ben venga questa ondata che porta una boccata d’aria fresca e pulita nella politica transalpina. I verdi in Italia non sono riusciti ad esprimere politicamente una cultura ecologista presente anche nel nostro Paese. Il partito democratico la doveva assorbire in sé, ma non è riuscito nell’intento. Un vero peccato perché lo spazio ci sarebbe eccome.

In conclusione discrete notizie! La politica molto ammalata prende qualche brodino e prova ad uscire dal letto. Lasciamoci illudere da queste notizie molto provvisorie e frammentarie. A squarciare le tenebre possono bastare anche piccole fiammelle a condizione che non si spengano nel giro di poco tempo.