Giocare a vedo vedo con Giuseppe Conte

Ho letto e ascoltato due autorevoli pareri sulla situazione socio-economica che stiamo vivendo: Maurizio Landini, segretario confederale della CGIL e Carlo De Benedetti, imprenditore, dirigente d’azienda ed editore, due personaggi rappresentativi del mondo sindacale e di quello imprenditoriale.

Mi è sembrato di cogliere una certa assonanza su un punto molto importante a cui si possono far risalire i principali difetti della nostra realtà: la disuguaglianza. De Benedetti la vede come causa scatenante del malcontento destinato ad esplodere nel prossimo autunno, che, a suo dire, verrà calmato con mance e polizia, vale a dire con un po’ di ordine pubblico e un po’ di regali. Landini la vuole combattere affrontando, secondo lui, la vera urgenza, cioè la detassazione del lavoro.

Tutto ciò mentre si fa un gran parlare, che probabilmente sfocerà in un silenzio tombale, di alleggerimento dell’Iva. Lo scopo sarebbe quello di rilanciare i consumi dal momento che la crisi economica dipende proprio dalla domanda che sta scendendo a picco. Non sarebbe certamente un modo per riformare il nostro sistema fiscale e per aumentare veramente il potere d’acquisto della gente. De Benedetti teme che sia un autogol pazzesco nei confronti della UE: i fondi europei sciupati con misure di piccolo cabotaggio e di dubbia efficacia. Landini vorrebbe diminuire le tasse con criterio, vale a dire alleggerendo coloro che le pagano e le hanno sempre pagate, cioè i lavoratori dipendenti.

I due personaggi non si trovano d’accordo nel giudizio sugli stati generali dell’economia: una perdita di tempo per De Benedetti; per Landini invece la maratona presidenziale di Villa Pamphili è stata positiva e il messaggio è stato importante perché ha ribadito che c’è bisogno di tutti per progettare un futuro e un nuovo modello di sviluppo, anche se poi arriva la mazzata critica, cioè l’appello a passare dalle parole ai fatti ed a finirla con gli annunci tematici.

Secondo me è interessante il discorso della disuguaglianza, che dovrebbe essere il leitmotiv di una politica di sinistra. Come si possa riuscire a coniugare questo obiettivo con la necessità di una veloce ripresa economica rischia di rappresentare una sorta di quadratura del cerchio. Ci sta provando il premier Conte con i suoi tre obiettivi fondamentali per il recupero del Belpaese: modernizzazione, transizione energetica, Italia più inclusiva.

La modernizzazione prevede il miglioramento delle infrastrutture, soprattutto quelle ferroviarie, e la realizzazione della rete unica in fibra ottica; la transizione energetica dovrebbe consistere nel sostegno alle imprese impegnate nella digitalizzazione, nella creazione di intelligenze artificiali e nelle energie rinnovabili; arrivare ad una maggiore inclusività vuol dire infine ridurre il cuneo fiscale e puntare su formazione, scuola, università e ricerca.

Qualcuno insiste a vedere il premier assorbito da una stucchevole e continua passerella mediatica. Di per sé la cosa non sarebbe grave. Giovanni Paolo II amava le adunate oceaniche e non per questo poteva essere tacciato di populismo clericale. Tutto dipende dal fine che dovrebbe giustificare i mezzi. Forse varrebbe la pena di smetterla con la disquisizione sulle capacità di governo di Giuseppe Conte per andargli a vedere in mano. Il partito democratico dovrebbe essere in grado di perseguire l’obiettivo di creare e detassare il lavoro abbandonando i sogni di gloria del reddito di cittadinanza e le illusioni della diminuzione dell’iva seppure mirata e ragionata. In fin dei conti si tratta di tornare all’articolo uno della nostra Carta Costituzionale: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.

Se mi è concessa una battutina finale un po’ velenosa, guardando in giro e sentendo tante voci preoccupate, sembrerebbe quasi che l’Italia sia fondata sui bar e sui ristoranti, con tutto il rispetto per chi lavora in questi settori. Provolino diceva “boccaccia mia statte zitta”. Vuoi vedere che il tanto temuto scontento sociale si sfogherà in una serrata degli esercizi pubblici, calmato, per dirla con Carlo De Benedetti, con qualche bonus- caffè e con la polizia a protezione delle vetrine prese a sassate dai cittadini infuriati. Semplici battute di alleggerimento!