Dove vai se il Grillo non ce l’hai?

Il movimento cinque stelle è sempre più allo sbando per un motivo di fondo. È tramontata la chimera dell’antipolitica: non si può infatti sedere in Parlamento come primo partito, partecipare a governi esprimendo ministri e finanche il presidente del Consiglio e contemporaneamente battere la grancassa della protesta nelle piazze. L’equivoco è durato poco, la gente se ne è accorta e il movimento ha perso gran parte della sua credibilità.

La conversione da partito di protesta a partito di proposta è però molto problematica. È probabilmente ciò che tenta disperatamente di fare Beppe Grillo: dopo aver aizzato la sua creatura contro tutto e tutti, non è facile ricondurla alla ragione e obbligarla a fare scelte politiche. Ha il vantaggio di possedere, seppure in forte calo, un certo carisma. Ho sempre ritenuto che il M5S fosse solo ed unicamente Beppe Grillo, ma è passato un po’ di tempo e i colonnelli, seppure penosi nella loro presunzione di autonomia, fanno fatica a sopportare l’invadenza del generale, seppure detentore e manovratore del consenso popolare.

E allora ecco il probabile scontro tattico, perché di strategia è meglio non parlare. Da una parte Grillo che spinge per collocare il partito nell’area di centro-sinistra, per renderlo europeista, per costringerlo ad operare scelte di campo e di programma, per legarlo alle sorti di Giuseppe Conte e dall’altra parte i Di Maio e i Di Battista tentati dal ritorno alla vocazione primaria dell’antisistema con tutto quel che ne consegue in termini di alleanze, di scelte metodologiche e programmatiche.

E il fluido elettorato pentastellato come la prenderà? Continuerà a sentire il richiamo della foresta grillina o seguirà gli improvvisati traditori del verbo grillino? O manderà tutti a quel paese tornando malinconicamente nel recinto dell’astensionismo e del malpancismo e obbligando gli estemporanei suoi rappresentanti a cambiare mestiere, ripiegando magari sulla pulizia dei cessi di Mediaset (Berlusconi permettendo)? Se devo essere sincero faccio fatica a vedere un’asse politico tra Grillo e Conte, un’alleanza organica tra grillini e piddini doc, un futuro per un M5S in giacca e cravatta. D’altra parte o così o il niente piegato nella carta stagnola dei saputelli d’occasione.

Non so se il fenomeno del grillismo possa considerarsi finito o in via di estinzione. Ho sempre ritenuto che tutto il mal non sia venuto per nuocere, nel senso che il M5S sia riuscito ad intercettare una protesta che avrebbe potuto anche prendere strade piuttosto pericolose, violente e antidemocratiche, ma dopo averla intercettata non è per nulla riuscito a gestirla in positivo all’interno delle istituzioni. Una volta archiviato Grillo, dove potrà finire la patologica e qualunquistica repulsione popolare al sistema dei partiti? A destra c’è chi è ben attrezzato al riguardo ed il mio timore è proprio che tutto il malcontento possa finire nelle grinfie di Salvini e c. Lo sfogatoio grillino tende ad intasarsi e non saranno certo il gatto e la volpe post-grillina (mi riferisco a Di Maio e Di Battista) a riaprire le bocchette.

Fa un po’ sorridere l’idea di Beppe Grillo garante della continuità del movimento, che vuole un direttorio per evitare il rischio di una scissione: il giocattolo gli si sta rompendo fra le mani? L’idea di Giuseppe Conte leader dei grillini mi sembra piuttosto peregrina: è improbabile che un pompiere possa accendere i nuovi fuochi pentastellati. Grillo starebbe blindando i 5 stelle al governo e difenderebbe con le unghie e con i denti il patto col PD: mi chiedo con quale credibilità se non quella di essere un gran furbacchione in grossa difficoltà. Di Battista sconfessato e irriso: il solo fatto di doverlo contrastare la dice lunga sulla debolezza attuale del movimento.  Di Maio in peggio!