Berlusconi vecchio non fa buon brodo

«L’avevo detto che bisognava evitare di andare in piazza… Ora è il momento di stare uniti e di stringersi attorno alle istituzioni». Il giorno dopo la manifestazione del centrodestra contro il governo Conte divampa la polemica sugli assembramenti e i toni della protesta. Silvio Berlusconi non nasconde con i suoi di aver previsto tutto. E non nasconde il suo rammarico per un’iniziativa che rischia di diventare un boomerang, in termini di consensi, specialmente per Fi, la forza più moderata ed europeista della coalizione a trazione sovranista. Consapevole di questo, il Cav, raccontano, ne approfitta per smarcarsi ancora una volta dagli alleati e lanciare un messaggio al capo dello Stato, Sergio Mattarella, accogliendo l’appello al dialogo tra maggioranza e opposizione lanciato dal Colle per la ricostruzione post-Covid. «Serve un grande scatto, un’assunzione di responsabilità», attraverso «un dialogo costruttivo», come «quello che consentì all’Italia di risollevarsi nel dopoguerra», scrive il leader azzurro, che invoca un clima di unità nazionale («Il Paese deve essere unito, bisogna mettere insieme le migliori energie per sedersi intorno a un tavolo e costruire un progetto comune che guardi al futuro, alla rinascita»), che suona come preludio di future larghe intese.

Ho ripreso testualmente l’incipit di un lungo articolo de “La stampa” a commento dell’indegna e dissennata gazzarra scatenata a Roma durante un’assurda manifestazione popolare, promossa da una destra sempre più a trazione Lega-FdI. Basta avere un minimo di buonsenso per essere portati a distinguersi da una manica di irresponsabili allo sbaraglio: non è il caso quindi di gridare al miracolo se Berlusconi prende le distanze, oltre che dal coronavirus, dagli scomodi ed improbabili alleati. Mi sembra un atto dovuto e scontato sul quale non mi sento di imbastire prospettive politiche di alcun tipo.

Mi rimane una curiosità: il cavaliere vuole veramente rientrare nel gioco politico o sta soltanto difendendo il suo impero economico oppure vuole soltanto lasciare di sé un ricordo accettabile in netta discontinuità col suo triste e disgraziato ventennio? Forse nella sua attuale cucina c’è un po’ di tutte queste ricette molto strumentali e poco credibili. Il tempo passa e probabilmente lui intende passare di categoria: da leader logoro e impresentabile per un centro-destra estremista a notabile e padre (poco) nobile di una futura destra rassegnata e moderata.

A volte non bisogna stare troppo a sottilizzare e quindi ben venga, in una situazione drammatica come quella attuale, anche la ragionata tattica filo-istituzionale di un Berlusconi riveduto e corretto: in un certo senso tutto fa brodo, forse persino una  spennacchiata gallina vecchia. A Berlusconi rinnovato (?) non si guarda in bocca. I casi sono due: o siamo talmente messi male da accontentarci a sinistra (si fa per dire) del doroteismo di Giuseppe Conte e a destra di un redivivo Dino Grandi che vuol far cadere…Salvini, oppure stiamo facendo un bagno di realpolitik, talmente reale da toglierci ogni velleità, come si diceva un tempo, democratica e antifascista.

Quando ascolto Giuseppe Conte nelle sue stucchevoli conferenze stampa, parto con scetticismo (non dice niente, ma lo dice bene), poi ascolto con crescente interesse (non è un “coglione”, ha in mano la situazione più di quanto si possa pensare), per arrivare a definirlo un democristiano (penso di intendermene: con tutti i pregi e i difetti di un cliché che non morirà mai). Certo Aldo Moro era un altro film, qui siamo sì e no ad una pellicola da sala parrocchiale.

Quando osservo le mosse claudicanti di Silvio Berlusconi mi illudo che sia finalmente archiviata una stagione politica (la vogliamo chiamare seconda repubblica o anti-repubblica?) negativa, rivaluto le poche cose buone che diceva quando era in auge (la povertà con le pizzerie piene, la politica in balia dei mestieranti: anche Mussolini peraltro diceva cose giuste poi…), finisco col giudicarlo un furbacchione capace di restare a galla nonostante tutto.

Alla fine, come i bambini spaventati, vado a nascondermi sotto la gonna di Sergio Mattarella (l’ultimo dei giusti) e spero che bastino il suo carisma e la sua credibilità umana, storica e politica per difenderci dalle derive che tendono a trascinarci in un gran brutto vortice, tra la voglia mai sopita di un socialismo aperto e moderno e l’orrore per un salto indietro nel buio dei peggiori precipizi. Prima o poi dovrò uscire dal dolce nascondiglio mattarelliano e sarà una gara dura. A destra mai e poi mai, con o senza Berlusconi, a sinistra sì, ma con una classe dirigente vera e non con gli avvocati prestati alla politica e con gli incompetenti prestati al Parlamento.