Parolin…e suppostine vaticane

Confesso di essere rimasto piuttosto sconcertato dalla vicenda (e siamo forse appena agli inizi) dell’allontanamento di don Enzo Bianchi dalla comunità di Bose da lui fondata e dove viveva da alcuni anni come ex-priore, non tanto nel merito della questione (non ho conoscenza della vita e delle spiritualità della comunità di Bose), ma nel metodo (il solito “vezzo” militaresco e inquisitorio che squalifica la gerarchia cattolica).

Si dovrebbe dialogare e poi dialogare e poi dialogare ancora. Invece si fanno inchieste nell’ombra, si prendono provvedimenti altolocati, si tratta come si fa nella peggior politica, si tenta una mediazione (probabilmente ai livelli più bassi per salvare la faccia a tutti). Forse si sta cercando una promozione che possa addolcire la pillola della rimozione.

È inutile nascondere che Enzo Bianchi rappresenta un punto di riferimento per una certa cattolicità aperta e progressista causa la sua geniale capacità di coniugare silenzio e denuncia, elaborazione teologica e testimonianza di vita: un monaco fuori dal mondo ma dentro ad esso fino al collo. Forse, da quanto mi è dato capire, è proprio questa qualità che imbarazza i monaci della sua comunità: la paura di essere invischiati nelle problematiche mondane e di contaminarsi con le logiche troppo umane. Un timore vecchio come il cucco e al Vaticano non è parso vero di coltivarlo con metodi altrettanto vecchi come il cucco.

Può darsi che, per un soggetto carismatico come lui, sia stato difficile, quasi impossibile, appartarsi, mettersi un tantino in disparte: forse sarà caduto nel rischio di fare l’anti-priore piuttosto che l’ex priore. Peccato assai veniale, che umanamente me lo rende ancor più simpatico.

Enzo Bianchi avrà certamente, assieme ai tanti pregi, i suoi difetti. E chi non ne ha? Non mi pare però il caso di “sputtanarlo” come sta succedendo e non approvo gli inviti vittimistici, a lui rivolti, a chinare il capo, ad obbedire senza combattere. Altro atteggiamento paternalista che non condivido affatto.

Non sarebbe difficile fare della dietrologia: Enzo Bianchi dà fastidio? A chi? Perché? Un libero pensatore, oltretutto in convento, dà sempre fastidio, soprattutto se è capace di contestare ed innovare, senza clamore ma con grande capacità di persuasione, e rimanendo, pur con qualche difficoltà, all’interno dei recinti ecclesiali.

Certo, quando si parte col piede sbagliato, è molto difficile rimediare: mi riferisco al Vaticano che non farà marcia indietro; il papa ne esce maluccio, toccato nel vivo da una vicenda che per lui assume tinte masochiste; è rimasto imprigionato, e purtroppo non è la prima volta, nell’avvolgente clima burocratico della curia a lui ostile e non pensi di cavarsela mettendo in pista il cardinale Parolin.

Un po’ più di carità da parte di tutti non guasterebbe. Il divorzio non è ammesso fra i coniugi cristiani. È accettato o addirittura auspicato nella convivenza delle comunità monastiche. Peccato! Un’altra occasione sprecata per dialogare anche e soprattutto nei momenti difficili. Quello della pur lunga inchiesta non è dialogo. Almeno così sembra a me. Ma, si sa, io ero e sono un contestatore ante litteram, assai poco teologico e troppo istintivo.