I fuochi artificiali del renzismo di ritorno

Su alcune questioni politiche devo ammettere che Matteo Renzi non ha tutti i torti: spesso espone critiche e riserve fondate e degne di nota. La politica però è tremenda e marcia a schemi prefabbricati. Renzi è ormai classificato, qualsiasi cosa dica e faccia, come il bastian contrario che vuole mettere a soqquadro gli attuali equilibri di governo, puntando a creare i presupposti per nuove manovre che lo potrebbero vedere ideatore e/o protagonista. E lui effettivamente fa di tutto per costruire questa immagine di “Gian Burrasca” della politica italiana.

Il suo partitino è costruito a suo uso e consumo, gli interventi degli esponenti di Italia viva sono sempre ancestralmente collegati alla sua dimensione personale, le mosse sembrano studiate apposta per attirare la maligna attenzione mediatica, la smania di protagonismo sembra studiata a tavolino per preparare chissà quale nuovo scenario. L’importante per Renzi non è quello che lui dice e fa o che dicono e fanno i suoi ventriloqui, ma che se ne parli in continuazione a prescindere dal merito dei problemi sollevati.

E tutti a interrogarsi su dove vuol parare Matteo Renzi, senza capire che lui probabilmente vuol parare proprio lì, cioè vuole ottenere sempre e comunque un’attenzione inversamente proporzionale alla forza politica del suo gruppo, catturata con le armi della provocazione e della sorpresa. Tutto fa brodo nella cucina di chi vuole stupire con l’ermetismo delle ricette. Naturalmente nel gioco rientra anche lanciare i sassi e nascondere la mano per il bene dei piccioni, spararle grosse per ripiegare su più miti consigli di raffinata politica, creare l’attesa per poi magari fare improvvisamente macchina indietro per salvare il salvabile. Un gioco che non mi piace e non mi interessa: la politica è fatta anche di astuzie, di colpi di teatro, di sorprese e di manovre, ma quando diventano la regola non hanno alcun senso.

Le mozioni di sfiducia al ministro Bonafede non erano effettivamente e totalmente infondate, per certi versi potevano essere prese in seria considerazione e finanche votate, ma sono servite a Renzi per creare la suspence sulla tenuta del governo, a distinguersi dal resto della compagine ministeriale e della maggioranza parlamentare, a tenere sulla corda l’imperturbabile premier Conte, a lanciare messaggi trasversali per chi li vuole cogliere, a minacciare disastri per poi vestire precipitosamente i panni del salvatore della patria e dell’uomo responsabile che si sacrifica sull’altare della continuità istituzionale.

L’inchiesta giudiziaria sull’operato dell’allora ministro Matteo Salvini in ordine al blocco delle navi cariche di migranti lascia vedere in filigrana un governo che, tutto sommato, non aveva il coraggio di distinguersi da questo incontenibile ministro del cavolo e che quindi non poteva nascondere le proprie responsabilità dietro la vergognosa verve anti-migratoria del ministro degli Interni. L’astensione dei renziani sul pronunciamento della giunta del Senato, che doveva esprimere un parere sull’autorizzazione a procedere contro Salvini per reati commessi durante la nota vicenda Open Arms, è servita al gioco di cui sopra e non è escluso che, quando la vicenda arriverà in aula, ci possa essere un colpo di reni con un voto contro Salvini pur di non spaccare la maggioranza.

Nel frattempo forse viene mandato al governo un messaggio subliminale: guardate che se voi flirtate con Berlusconi con qualche intrigante bacetto, io sono capace di accarezzare Salvini in punti sensibili. Il partito socialista ha vissuto per una vita con questi mezzucci ricattatori quindi… Se Renzi vuole essere, comunque e a tutti i costi, protagonista della scena politica, ci sta riuscendo alla grande. Se intende costruire un progetto politico, stia attento perché i fuochi artificiali sono belli e affascinanti, ma possono fare anche danni gravi e soprattutto finiscono nel nulla.