I catafalchi alla riscossa

Ad accusare l’esecutivo stavolta non sono i governatori del centrodestra ma il Democratico Vincenzo De Luca. “La Campania non è d’accordo e non ha sottoscritto l’intesa Stato-Regioni che alcuni media presentano come condivisa all’unanimità – dice il governatore -. Su alcune norme di sicurezza generale deve pronunciarsi il ministero della Salute, non è possibile che il Governo scarichi opportunisticamente tutte le decisioni sulle Regioni. Non è accettabile”.

Mettiamoci d’accordo: da una parte si spinge sull’acceleratore dell’autonomia regionale, dall’altra si tira il freno a mano della responsabilità del governo centrale. Non so dar torto agli uni e agli altri. Il discorso del regionalismo è molto delicato: dimenticato per decenni, varato con eccessive speranze ed entusiasmi, cavalcato dai leghisti, frettolosamente pompato dalla sinistra, tuttora forse più vetrina per governatori locali che mostra reale di buongoverno. Massimo Cacciari definisce in modo impietosamente colorito le regioni: catafalchi burocratici.

L’emergenza coronavirus è diventata l’occasione infausta per verificare sul campo la capacità governativa delle regioni: la prova è troppo straordinaria per essere attendibile. Indubbiamente una certa concorrenzialità fra le istituzioni può essere anche positiva se avviene in un quadro chiaro di competenze, altrimenti diventa l’occasione per creare confusione e disorientamento. Non è facile andare d’accordo quando incalzano problemi enormi e, tutto sommato, bisogna riconoscere che c’è stata una certa collaborazione fra governo e regioni, pur con tutti i limiti e i difetti di un sistema alquanto contraddittorio, pur con tutti i rischi di strumentalizzazione politica da parte delle regioni disomogenee rispetto all’attuale governo centrale, pur con tutte le spinte corporative a cui le regioni sono territorialmente più sensibili, pur con tutte le solite contrapposizioni tra il nord propenso a sentirsi primo della classe e il sud tentato dal fare le boccacce da dietro la lavagna in cui si sente relegato.

Occorre rimettere mano all’asseto costituzionale regionale per chiarirlo, razionalizzarlo e definirlo meglio: su molti settori ci sono sovrapposizioni e conflitti latenti a livello di competenze. Il discorso di fondo deve senz’altro essere quello della valorizzazione delle autonomie, garantendo tuttavia equilibrio e solidarietà nei rapporti fra le diverse regioni.

Siamo sempre pronti a criticare giustamente e aspramente l’impostazione egoistica dei rapporti fra gli Stati dell’Unione europea e poi ci pestiamo i piedi fra italiani? Gli Stati del nord-Europa stanno tagliandoci fuori dai circuiti turistici, stipulando accordi con partner appetibili dal punto di vista turistico e meno colpiti dal coronavirus. Una penosa dimostrazione di egoismo nazionale, che porta acqua al mulino dei sovranisti dovunque annidati. Manca più che, a livello itaiano, apriamo un contenzioso delle regioni tra di loro e un conflitto con il governo centrale.

Mio padre diceva con molta gustosa acutezza: «Se du i s’ dan dil plati par rìddor, a n’è basta che vón ch’a guarda al digga “che patonón” par färia tacagnär dabón». Speriamo non succeda, anche perché non c’è proprio niente da ridere e men che meno c’è da litigare veramente. Vincenzo De Luca mi sta molto simpatico per la schiettezza del suo pensiero e del suo parlare: non le manda a dire a nessuno e, tutto sommato, fa bene. Stia però attento a non fare di questa sua qualità una sorta di habitus, buono per tutte le occasioni. A volte è necessario ingoiare qualche rospo sull’altare della collaborazione, anche nell’interesse della sua regione, che non può permettersi il lusso di esibire un primadonnismo tanto provocatorio quanto stucchevole.

A Giuseppe Conte rimproverano di avere velleità autoritarie: mi sembra eccessivo e ingeneroso. Così come mi sembrerebbe assurdo temere che i governatori regionali abbiano la vocazione di fare i dittatori di tanti staterelli liberi di Bananas. Un po’ di ironia non fa male: vediamo che sia solo ironia e non una fotografia dei rapporti istituzionali italiani.