Un casino chiamato lockdown

Vedo grosse difficoltà nelle difficoltà: mi preoccupa lo stato confusionale in cui vivono i cittadini, che si aggiunge allo stato d‘ansia, al limite e spesso oltre il limite dell’angoscia. La gente è presa in mezzo tra la rissosa e parolaia inconcludenza dei governanti a tutti i livelli, il chiacchiericcio morboso dei media e l’altezzoso e contrastato sputasentenze degli esperti.

Il ministero degli Interni dice che si possono, entro certi limiti, portare a spasso i bambini, indicazione subito smentita dal governo e successivamente corretta dal ministero stesso; il presidente della regione Lombardia emette un provvedimento per l’uso obbligatorio di mascherine a carico di quanti escono di casa, disposizione accolta con molto scetticismo e con un garibaldino “obbedisco” da parte del sindaco di Milano; tutti i giorni cambia la distanza di sicurezza da cui tessere rapporti  con le persone: un metro, due metri e chi più ne ha più ne metta; l’Organizzazione mondiale della sanità lascia intendere ciò che in molti (compreso il sottoscritto) temono, vale a dire che la presenza del virus resista nell’aria e che quindi occorra fare attenzione a dove si passa, perché qualcuno in quel punto potrebbe avere sternutito per poi dileguarsi più rapidamente del virus (non ho capito se fosse una fake news cucinata molto bene o una chicca scientificamente buttata nell’agone): sciocchezze comunque per l’Istituto superiore di sanità; il responsabile della protezione civile azzarda un pronostico sulla durata del cosiddetto lockdown, subito tacitato e costretto a fare marcia indietro (ha pisciato fuori dal vaso e ha dovuto pulire immediatamente il pisciatoio). Si tratta solo di alcuni esempi in una serie di tira e molla: una contraddizione al giorno leva la calma di torno. Ma chi li obbliga a parlare se non hanno niente da dire?

In qualsiasi canale televisivo e in qualsiasi momento ci si sintonizzi si parla di coronavirus alla spasmodica ricerca di audience in un tourbillon di voci e di pareri. Sul coronavirus si fa salotto e la tentazione di parteciparvi è grande. Sempre le stesse cose ripetute in modo diverso e condite con l’aggiunta di opinioni speziate, di pareri pepati e di consigli salati. Il palato dello spettatore è sicuramente rovinato.

Se passiamo agli esperti, quelli che le fanno cadere dall’alto, il clima si fa ancor più pesante e minaccioso: ognuno fornisce una versione diversa, con ottimismo o pessimismo a seconda dei casi, ma senza realismo, perché purtroppo nessuno conosce davvero questa tremenda realtà, nelle cause, negli effetti, nei rimedi e nelle soluzioni.

In mezzo a questo traffico impazzito si pretende che il cittadino stia buono e fermo, imperterrito di fronte a chi lo governa, che dà dimostrazione di non avere assolutamente in mano la situazione, davanti alle vetrine mediatiche piene di prodotti adulterati e sofisticati, in religioso ascolto dei sacerdoti del sapere, che balbettano le loro improvvisate analisi.

Come ho già scritto, la tentazione di sentirsi presi per i fondelli e di mandare tutti a quel paese, o se preferite di “buttare il prete nella merda”, è forte e crescente. Ma ci potrebbero essere rischi ben maggiori: di passare cioè da una trasgressione personale a una sorta di rivolta sociale del “tutti contro tutti”, istigata da professionisti della violenza e/o da burattinai di stampo mafioso. Qualcuno sta dicendo che questi ultimi siano già all’opera con distribuzione gratuita di beni di prima necessità, pagati con un certo qual contraccambio di tolleranza o connivenza con i fenomeni mafiosi. È inutile nasconderselo, in Italia c’è la mafia, che va a nozze laddove le pubbliche istituzioni dimostrano la loro debolezza, pronta a coprire i vuoti di Stato con i pieni di delinquenza.

Il governo centrale e le regioni avevano dato l’impressione di partire col piede giusto, ora sembrano in stato confusionale in difesa della loro immagine: sembrano quelle donne, più o meno belle, che reagiscono ai gravi problemi nei rapporti coi loro uomini, truccandosi in modo vistoso e provocante per accalappiare i recalcitranti compagni di avventure in ben altre faccende affaccendati. Fate tutto il possibile, fatelo bene, fatelo in fretta, prima che alla polmonite virale si aggiunga quella sociale in attesa di quella economica. Nessuno pretende miracoli, ma invece della difesa oltranzistica della propria (in)azione, della propria (in)competenza, della propria (in)coscienza, bisognerebbe provare, nei limiti del possibile, a difendere i cittadini dal coronavirus.