Rischio “psicoboom” alla Trump

Da una prima frettolosa e superficiale occhiata alle nuove disposizioni governative inerenti la timida e parziale riapertura nel post lock down ho ricavato un’impressione: poteva andare peggio. Si nota come sia stato fatto un lavoro notevole a monte e come sia stata adottata una certa obbligatoria prudenza. Le contraddizioni emergono con una certa evidenza, ma come ripeto, tutto sommato il casino non è e non sarà totale.

Viste in negativo, le norme possono sembrare un’accozzaglia di regole con le quali non sarà facile vivere: è come viaggiare in automobile col freno a mano tirato. Viste in positivo, le nuove prescrizioni tentano di dare un filo di speranza alla ripresa dell’attività economica e sociale.  Qualcosa si muoverà e speriamo non sia sufficiente a farci tornare in pieno e crescente contagio.

È una riapertura all’italiana, dove ci si può arrangiare alla meno peggio? Può darsi. Il rischio è che gli esclusi comincino a protestare e rientri dalla finestra quanto si voleva tenere fuori dalla porta. Aprono i ristoranti e non le chiese? Gli sposati possono incontrarsi liberamente, addirittura convivere tranquillamente, andare a letto insieme con tutto quel che segue e i non sposati, che non convivono ma hanno rapporti sentimentali stabili, devono fare astinenza a livello sentimentale e sessuale? Falsi moralismi da coronavirus?   Parrucchieri, estetisti, ristoranti e bar restano chiusi per un altro mese: perché se sono in grado di rispettare le regole non possono riaprire assieme agli altri esercizi? Le attività più a rischio finiranno con l’essere quelle meno pericolose per tutta una serie di misure che verranno adottate e rispettate da esercenti e clienti: allora perché penalizzarle in partenza? E i bambini a casa da scuola con i genitori che riprendono il lavoro? Gli aiuti sembrano acqua fresca per un così grosso problema. Sono soltanto alcune incongruenze prontamente rilevate.

La cosa peggiore riguarda la mancanza, seppure in nuce o in filigrana, di un disegno complessivo e a medio termine. Non possiamo pensare di vivacchiare sperando che la poca trippa rimasta basti per i pochi gatti di risulta. Commercio al dettaglio e piccolo artigianato subiranno un taglio pazzesco: chi aveva già un piede fuori se ne andrà, chi meditava di chiudere in bellezza si ridurrà a chiudere per disperazione. Chi resterà vivrà? Il discorso può valere anche per le aziende in generale: le più deboli, sul piano finanziario e non solo, probabilmente ci lasceranno le penne. La cura dimagrante, brutalmente parlando, riequilibrerà i rapporti economici e quadrerà il cerchio occupazionale? Come potranno avvenire certe riconversioni produttive? Facendo leva sui cadaveri o rianimando e aiutando i malati gravi?

Parlare è facile, governare è difficilissimo. Ne sono consapevole. Ciò non toglie che occorra uscire da un disegno meramente provvisorio ed estremamente precario per cominciare a dipingere qualche cosa di preciso. Non credo possa bastare riavviare la macchina per poi fare affidamento quasi esclusivo sulla fantasia e sulla volontà degli italiani.  Qualcuno potrebbe ipotizzare una sorta di condono fiscale strisciante: non pagate le tasse, lavorate, investite, fregatevene di vincoli e regole vari, rimuovete unilateralmente lacci e lacciuoli, producete, fate lavorare e che Dio ce la mandi buona.

Una sorta di boom economico riveduto e scorretto, perché alla eventuale ripresa dell’offerta potrebbe non corrispondere affatto un’adeguata domanda. Nello psicodramma che stiamo vivendo chi avrà il coraggio di ricominciare a consumare, di andare in vacanza, di viaggiare, di curare maniacalmente la propria immagine. Ammesso e non concesso che possa trovarsi un punto d’incontro, alla prossima nuova pandemia o alla stessa pandemia di ritorno potremmo ritrovarci con una sanità che non regge, con una burocrazia che fa schifo, con un sistema premiante per i forti e penalizzante per i deboli. Missione compiuta alla Donald Trump, che magari nel frattempo sarà stato riconfermato alla Casa Bianca. E attenzione perché qualche trumpino purchessia lo abbiamo anche noi.