Le messe trasmesse

Avete presente le vecchiette che, cascasse il mondo, di prima mattina si recavano a messa? Il mondo sta cascando e io mi limito a seguire in televisione la messa mattutina, celebrata da papa Francesco, sul canale 28 di TV 2000 e da qualche giorno proposta persino su Rai 1. Mi sento molto più vicino alle vecchiette di un tempo piuttosto che alle scosciatissime e petulanti conduttrici televisive di oggi.

In linea con questa opzione culturale un po’ retró e un po’ gourmet, come ho già avuto modo di scrivere, nella bagarre mediatica scatenatasi sul coronavirus ho fatto la scelta difensiva di guardare poca televisione e, per quella poca, di sintonizzarmi su TV 2000, il canale televisivo della Conferenza Episcopale Italiana. Questa scelta non significa per me una ricaduta nell’integralismo o ancor peggio nel bigottismo: non amo la scuola cattolica, figuriamoci se faccio il tifo per la televisione cattolica.

Sono perfettamente coerente con gli insegnamenti di due maestri: don Dagnino prima e di don Scaccaglia poi, i quali avevano uno spiccato senso laico della religione, meglio dire della fede.  Erano piuttosto contrari alla scuola privata, anche quella cattolica. Sarebbe comodo, diceva don Dagnino, avere una scuola a propria misura ideologica. Nossignori, bisogna avere il coraggio di mettersi a confronto con i non credenti, testimoniare la fede in campo aperto. E poi chi ha detto che i cattolici siano migliori degli altri, ma lasciamo perdere…

Seguo TV 2000 perché mi illudo di trovare una correttezza e positività di proposta maggiore rispetto ai canali televisivi normali. Nella Rai vorrei trovare equilibrio, misura, obiettività garantiti dalla natura pubblica del mezzo, ma purtroppo tutto è condizionato dalle mere esigenze di audience legate ai contratti pubblicitari: c’è il canone, ma, a quanto pare, non basta a sdoganare la Rai dalla logica commerciale. Lo stile televisivo è molto simile a quello delle tv private, se escludiamo le reti di carattere storico e culturale. Figuriamoci cosa mi aspetterei dalla Tv dei vescovi…

Invece registro abbondante ricorso alla pubblicità prettamente commerciale ed anche a quella etica, intendendo con essa l’insistente e stucchevole propaganda verso enti ed istituzioni impegnate in campo socio-culturale. Ormai non manca più che, durante le numerose messe, si faccia una breve pausa pubblicitaria fra la liturgia della parola e quella eucaristica e durante i rosari fra la contemplazione di un mistero e l’altro. Già comunque infastidisce assai che prima e dopo trasmissioni di riti religiosi ci si precipiti a lanciare messaggi pubblicitari: mi dispiace ma non ci sta!

E che dire dell’autopromozione dei riti stessi, ripetuta con insopportabile insistenza o della strumentalizzazione delle immagini sacre o delle figure di Santi per accalappiare audience su trasmissioni a sfondo religioso. Cos’è? Una mediatica forma di proselitismo? Una propaganda religiosa riveduta e scorretta? TV 2000 sta diventando un autoreferenziale carrozzone religioso? Il papa è la star ed attorno a lui vengono fatti ruotare programmi e talk show di dubbia validità? Si salvano le dirette ed infatti sempre più mi limito ad esse, facendo la tara a tutto il resto. Rimane comunque un gap di positività rispetto alle altre televisioni, ma si potrebbe pretendere molto di più.

Perché non chiedere ai cattolici un contributo che si sostituisca agli introiti pubblicitari? Perché non inserire un po’ di sana austerità nella scelta dei palinsesti: non voglio una televisione “pallosa” e “bigotta”, ma nemmeno una TV che si preoccupi di diffondere la voce ufficiale della gerarchia costi quel che costi. Il coronavirus da una parte ha offerto la buona occasione di distinguersi dal fanatismo mediatico generale e qualcosa di questa opportunità è stato fortunatamente colto; occorre tuttavia uscire da una certa patina clericale e soprattutto da una certa subdola commercializzazione delle attenzioni religiose. La qualità dei programmi è abbastanza buona da tutti i punti di vista, quindi ci sarebbe spazio per un bel passo avanti: un po’ di laicità in più e un po’ di clericalismo in meno. Boccaccia mia statti zitta!