Metti un Draghi nel motore

In questi giorni le conversazioni telefoniche diventano ancor più numerose, intense e profonde. Durante una di questa, un colloquio a trecentosessanta gradi con un mio cugino/fratello, ho affrontato, assieme al mio interlocutore, il problema del futuro politico di Mario Draghi.

In uno degli ultimi commenti ai fatti del giorno mi sono permesso di mettere il dito nella piaga della mancanza di leader a livello della politica italiana. Il discorso può essere tranquillamente esteso al mondo intero: checché se ne dica, l’unico vero leader protagonista a tutti gli effetti sulla scena di questo mondo è attualmente papa Francesco. Ce ne stiamo accorgendo. Oggi però non desidero fare uno stucchevole panegirico del Papa, anche perché la sua leadership è talmente evidente da non aver bisogno di sottolineature.

Nel popoloso deserto che chiamiamo politica italiana può avere ancora un ruolo Mario Draghi? Come mai è così defilato e invisibile? Ho provato a ragionarci sopra. Innanzitutto, dopo le estenuanti fatiche europee, avrà pure il diritto di riposarsi, di staccare la spina, di dedicarsi alla famiglia e ai suoi interessi. Il suo carattere schivo ed il suo modo di essere discreto lo stanno mettendo nell’ombra, ma ciò non vuol dire nel dimenticatoio. Sta peraltro dimostrando grande classe nel rimanere fin troppo silenzioso e anche nel non esprimere giudizi sul suo criticatissimo successore alla Bce: le sue riflessioni critiche penso le riserverà sicuramente ai colloqui riservati con le massime cariche dello Stato, che lo vorranno interpellare sul futuro dell’economia in questo drammatico momento.

Nessuno penso osi negare come Mario Draghi rappresenti una risorsa disponibile per il nostro Paese: la sua preparazione, la sua esperienza, il suo stile, la sua competenza non possono andare perduti. E allora, senza cadere nel giochino di chi lo vuol bruciare sparando il suo nome a vanvera ovvero inserendolo nei propri disegni di bassa strategia politica, come potrebbe Draghi continuare ad essere utile all’Italia e all’Europa? Azzardo due ipotesi, la prima di carattere istituzionale, la seconda di tipo governativo.

Draghi potrebbe essere il degno successore di Sergio Mattarella. Se l’attuale presidente della Repubblica ha svolto e sta svolgendo un ruolo unificante per la gente e di equilibrio per la politica, Draghi al Quirinale potrebbe connotare la presidenza di una spinta socio-economica necessaria come il pane. Sull’economia si gioca sempre una partita fondamentale, ma nei prossimi anni probabilmente la partita sarà ancor più necessaria, dura e coraggiosa: lui la potrebbe impostare al meglio senza improprie invasioni di campo, ma imprimendo orientamenti fondamentali alla nostra repubblica.

Una seconda ipotesi potrebbe vederlo non tanto a capo del governo, ma alla responsabilità di ministro plenipotenziario all’economia. Guardando all’attuale governo, pur con il massimo rispetto per Giuseppe Conte e per Roberto Gualtieri, si nota una certa debolezza nel manico economico: questa debolezza potrebbe accentuarsi con l’evoluzione immaginabile nella situazione economico-finanziaria nazionale, europea e mondiale. Da una parte la necessità di ricostruire il tessuto economico nel dopo-coronavirus, dall’altra il bisogno di rilanciare il patto europeo su basi coraggiose di sviluppo, dall’altra ancora la prospettiva di riacquistare un ruolo importante a livello mondiale. Non faccio l’indovino, ma penso ad un equilibrio nella compagine governativa simile a quello che avvenne tra Prodi e Ciampi e che ci consentì di entrare nell’Euro con grande dignità e convinzione. Massimo D’Azeglio durante il Risorgimento disse: “Abbiamo fatto l’Italia, adesso facciamo gli italiani”. Un compito tuttora in sospeso. Mario Draghi potrebbe dire: abbiamo fatto l’Europa, adesso la dobbiamo rifare molto meglio, dobbiamo riformarla e rilanciarla alla grande, facendo sentire tutti cittadini europei. Sono sicuro che Draghi creda in una simile prospettiva. Dio voglia che possa esserne protagonista con le maggiori responsabilità possibili.