L’invasione leghista per la conquista dell’impero romano

La battaglia leghista si sta spostando a sud, come succede spesso per le perturbazioni atmosferiche: dall’Emilia-Romagna a Roma. Dopo la sonora batosta raccolta in Emilia, regione assai restia a farsi omologare al nordismo salviniano, al sovranismo antieuropeo ed al populismo neofascista, Salvini prova a trasferire la sua prova di forza nella capitale, pensando di sfondare la porta romana (qualcuno comincia a parlare di marcia su Roma) per una prova generale di accreditamento quale competitor per la poltrona di palazzo Chigi.

Esistono probabilmente molti motivi che consigliano questa deviazione di percorso: la persistente vocazione destrorsa dei romani, la pessima esperienza della sindacatura raggiana, la papalina tradizione reazionaria in campo religioso (i rosari e i simboli potrebbero funzionare meglio), la voglia di saltare sul carro del vincitore per rimanere aggrappati al primato della capitale e depotenziare definitivamente la spinta nordista della Lega.

Sembra che abbia però cambiato tattica: parlare un po’ meno, non sparare a vanvera, trovare una candidatura ragionevole in vista della scadenza elettorale capitolina del 2021 con un probabile anticipo di un anno. Stando alle cronache ed ai commenti (li mutuo soprattutto da “La stampa”), Salvini starebbe preparando la torta con degli ingredienti diversi: ascolto delle organizzazioni imprenditoriali romane per poi ripiegare sul tasto immigrazione (il suo cavallo di battaglia).

«Abbiamo avuto segnalazione che alcune donne, né di Roma né di Milano, si sono presentate per la sesta volta al pronto soccorso di Milano per l’interruzione di gravidanza. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere per sé e per la sua vita, ma non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile». E ancora: «Qualcuno ha preso il pronto soccorso come il bancomat sanitario per farsi gli affari suoi senza pagare una lira». Morale salviniana: «La terza volta che ti presenti, paghi». Siamo al delirio socio-sanitario! Una strana e impertinente allusione alla emancipazione delle donne immigrate e un buffetto agli anti-abortisti di maniera.

Roma val bene una stoccata alla UE. «Credo che si debbano cambiare le regole dal di dentro. Faccio l’esempio del condominio: se pago le spese nel mio condominio ma non funzionano il riscaldamento, l’ascensore, allora o le regole cambiano oppure io smetto di pagare per quel servizio. Non si tratta di essere euroscettici ma di non essere pirla». Siamo al bar sport di Bruxelles, visto che quello di Strasburgo non lo ha mai frequentato.

Dulcis in fundo la polemica con le sardine. «Le sardine ci sono o ci fanno? Abolire i decreti sicurezza significa togliere soldi e competenze a sindaci e forze dell’ordine, oltre che dimezzare l’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. Forse qualcuno tifa per mafiosi e delinquenti?». E a chi gli chiede cosa risponde a Mattia Santori che lo ha definito «erotico tamarro», lui replica così: «Cosa vuoi rispondere a uno che ti dà del tamarro? Parliamo di cose serie». Tamarro vuol dire zoticone e cafone. Perché erotico? Non lo so. Forse perché della caffonaggine ha fatto un’arma di fascinosa conquista.

E per concludere ecco il discorso sul possibile candidato sindaco: «La Lega vuole un sindaco di Roma? No, no, vuole un sindaco di Roma in gamba». Risposta niente male. I soliti dietrologi pensano che Salvini abbia in testa una donna: Giulia Bongiorno, che possiede un identikit interessante. Non c’è che dire, la tattica starebbe cambiando. La tattica, non la strategia, non gli obiettivi fondamentali. Quelli rimangono in tutta la loro pericolosa consistenza. Attenzione: le sardine non devono limitarsi a fare il controcanto culturale e politico a Salvini, ma noi non lasciamole sole nella battaglia contro l’avanzata dei barbari leghisti.