Il bipolarismo in piazza

Sul piano politico si parla tanto e da tanto tempo di bipolarismo e di bipartitismo. Mio padre ne era un ingenuo ma convinto assertore: si chiedeva spesso perché non si potesse semplificare il sistema contrapponendo una destra ed una sinistra democratiche. A questa mancanza di chiarezza trovava una spiegazione da buon socialista senza socialismo (almeno a livello nazionale): infatti sintetizzava la storia della sinistra in Italia, recriminando nostalgicamente sulla mancanza di un convinto ed autonomo movimento socialista, che avrebbe beneficamente influenzato e semplificato la vita politica del nostro paese.

Ma torno brevemente al punto da cui sono partito. Si definisce bipolare un sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti; a livello nazionale essi sono rappresentati, di solito, da due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del potere.

Per bipartitismo s’intende un sistema elettorale dove il panorama politico è dominato da solo due partiti principali, in genere a causa di un sistema elettorale spiccatamente maggioritario, basato sull’alternanza. Un sistema bipartitico non esclude l’esistenza di altre formazioni, ma la loro presenza in Parlamento e nella vita politica del paese è fortemente minoritaria. Il bipartitismo è la versione estrema del bipolarismo dove sono presenti numerosi partiti ma contraddistinti da una forte polarizzazione tale per cui tali partiti competono divisi in due grandi coalizioni (destra-sinistra) radicalmente opposte, ove non sono presenti partiti di dimensioni e forza politica tali da egemonizzare la guida politica entro ciascuno dei due poli.

Non mi sono mai appassionato più di tanto a questi discorsi di alchimie politico-istituzionali e quindi trascuro l’ulteriore distinzione tra bipolarismo/bipartitismo perfetto e imperfetto: perfetto quando consente una netta maggioranza capace di governare, imperfetto quando ha bisogno di ulteriori patti e accordi per raggiungere una maggioranza governante.

In quale di questi sistemi si trovi la politica italiana è difficile da stabilire anche perché la situazione è in continua evoluzione. Certamente non si può parlare di bipartitismo. Quanto al bipolarismo, nell’area di centro-destra esiste un polo, anche se assai problematico, internamente competitivo, debole e frastagliato a livello di leadership: un polo senza capo, dopo l’inesorabile declino berlusconiano, davanti agli azzardi salviniani ed alle presuntuose mire meloniane, e con molte code…di paglia. Un centro-destra sempre più destra e sempre meno di centro, dove ormai si fronteggiano due destrissime che si rincorrono goffamente ma pericolosamente sul terreno del populismo e del sovranismo.

Nell’area di centro-sinistra non c’è un polo, ma un pluripartitismo molto imperfetto e rissoso: il pilone portante è il partito democratico, che non riesce però ad assorbire le contestazioni di stampo moderato né quelle di maggiore spinta a sinistra. Si parla di sinistra plurale per coprire prospetticamente una attuale confusione di indirizzi politici e programmatici.

In mezzo a questi due imperfettissimi poli esiste la piazza. Fino a poco tempo fa era monopolizzata dal M5S, che ne interpretava gli umori protestatari e anti-sistema. Oggi esiste una seconda piazza, quella delle sardine, che potremmo definire costituzionale, alla riscoperta prepolitica dei valori fondanti della nostra democrazia. Una piazza antipolitica contro una piazza prepolitica a contendersi la rappresentanza della gente, genericamente ma fondatamente in ricerca di una politica diversa da quella attuale.

Se dovessi scegliere in quale piazza collocarmi per gridare le mie aspettative e le mie richieste non esiterei a rivolgermi alle sardine: avrei modo di sfogare le mie nostalgie ideali, di riciclare le mie scelte valoriali, di trovare un filo di collegamento fra passato e presente. Ma dopo la piazza vengono le istituzioni, perché continua ad avere ragione Winston Churchill quando sosteneva che” la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”. E faccio molta fatica a trovare un idillio competitivo tra piazza e istituzioni. I grillini hanno miseramente fallito la missione. Le sardine, partendo da ben diversi presupposti, ci stanno tentando. Il grande e rimpianto Nicolò Carosio, quando presentava una partita di calcio difficile e problematica, alla fine diceva: “Sarà dura!”.