I pappagalli nazifascisti

Bastava trovarsi a passare in un borgo, dove era stata frettolosamente apposta sul muro una scritta contro il regime, per essere costretti, da un gruppo di camicie nere, a ripulirla con il proprio soprabito (non c’era verso di spiegare la propria estraneità al fatto, la prepotenza voleva così). Era uno dei banali, ma eloquenti esempi della prepotenza del regime fascista: erano pillole che mio padre mi somministrava quando ero bambino e curiosavo nei meandri della storia recente.

Si è perso il conto, in questo periodo, degli episodi inerenti scritte inneggianti al nazifascismo apposte un po’ dappertutto, su monumenti, all’ingresso di abitazioni di persone le cui origini risalgono alla lotta partigiana e finanche alla deportazione nei campi di sterminio: una vera e propria gara tra negazionismi e rivalutazioni dei regimi più abbietti che la storia italiana e mondiale abbiano conosciuto e patito a prezzo carissimo.

Questi fattaci vengono sbrigativamente classificati come ragazzate o come goliardici esibizionismi: può darsi ci sia una simile feccia nei bicchieri di certe persone giovani e meno giovani. Il fascismo a chi osava dissentire anche minimamente o indirettamente dai suoi ordini di scuderia propinava, nella migliore delle ipotesi, abbondanti dosi di olio di ricino oppure, in un crescendo mussoliniano, ritorsioni pesanti a livello lavorativo, botte da orbi, torture, prigione, confino, massacri veri e propri. Non si andava per il sottile, gli “stangatori” erano all’opera: spesso si trattava di poveri diavoli assoldati dal regime per queste operazioni di pulizia contro altri poveri diavoli che osavano indossare, fisicamente, mentalmente, culturalmente o politicamente, una camicia di colore diverso.

La tentazione di ripagare questi imbecilli di ritorno con la stessa moneta potrebbe essere forte: se non che “occhio per occhio, dente per dente” non produce nulla di positivo. Sarebbe interessante riuscire ad individuare questi nostalgici graffitari da sottoporre ad una cura riabilitativa, che prevedesse la rimozione da parte loro dei “capolavori” della pura follia politica? Capirebbero qualcosa in più?  Ho seri dubbi. Un tempo le forze dell’ordine contro certa delinquenza di strada non andavano per il sottile: portavano i trasgressori in caserma e giù con una mano di bianco. Erano pessimi retaggi di regime: la medicina peggio della malattia.

A monte esistono seri problemi: di ignoranza, di clima socio-politico, di tolleranza pelosa. Vado brevemente con ordine. Mi ritengo fortunato per avere avuto un padre che mi ha semplicemente ma efficacemente spiegato cos’era il nazifascismo e cos’è la democrazia. Non ha aspettato che lo imparassi a scuola, si è impegnato ed esposto in prima persona fin dalla mia prima fanciullezza. Tuttavia il sistema scolastico, a tutti i livelli, è stato ed è carente al riguardo: è vero che quanto si apprende a scuola spesso entra da un orecchio ed esce dall’altro, ma se non ci si prova nemmeno…

C’è poco da dire, il clima politico è così confuso se non addirittura implicato in certi subdoli revival da creare un perfido brodo di coltura per far tornare a galla certi disvalori riscoperti quali scorciatoie per sistemare i rapporti nel disordine culturale e sociale. Non mi sforzo di fare esempi perché sono sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Mi permetto solo di porre una domanda retorica: in un paese dove l’ex ministro degli Interni, pretendente ad assumere pieni poteri, si permette di imbrattare verbalmente il citofono di un cittadino dando corda a illazioni ed operando una sorta di giustizia sommaria a livello di contrada, c’è da stupirsi se qualcuno si sente autorizzato ad imbrattare fisicamente il citofono di un cittadino di origine ebraica o di un ex partigiano?

Poi viene la tolleranza di chi alza le spalle, di chi ci ride sopra, di chi sdrammatizza, di chi sottovaluta adottando il metro benaltristico. L’indifferenza, la peggiore delle nostre attuali malattie a livello psicologico (muore il vicino di case e chi lo conosce… e chi se ne frega…), a livello sociale (i diversi, gli stranieri, gli emarginati non rompessero i coglioni…), a livello politico (facciamoci i fatti nostri visto che tutti se li fanno…). E se provassimo a ragionare seriamente, sul passato, sul presente e sul futuro?