Per qualche post in più

Ricordo che mio padre, per sintetizzarmi in poche parole l’aria che tirava durante il fascismo, per delineare con estrema semplicità, ma con altrettanta incisività, il quadro che regnava a livello informativo, mi diceva: se si accendeva la radio “Benito Mussolini ha detto che…”, se si andava al cinema con i filmati luce “il capo del governo ha inaugurato…”, se si leggeva il giornale “il Duce ha dichiarato che…”. Tutto più o meno così ed è così, in forme e modi più moderni ma forse ancor più imponenti e subdoli, anche oggi.

A suo modo lo ha fatto Silvio Berlusconi, lo sta facendo la Lega di Matteo Salvini con la cosiddetta “Bestia”, la macchina social guidata dagli esperti del mondo virtuale. Per la verità anche il movimento cinque stelle non è da meno nel costruire e organizzare il consenso usando le reti. Fino a quando questi meccanismi infernali possano funzionare non è dato sapere. Prima o poi la gente apre gli occhi, ma nel frattempo cosa succede? E cosa serve per togliere le fette di prosciutto dagli occhi dei cittadini? Occorre qualcosa di traumatico (come insegna la storia) o basta inserire qualche granellino di sabbia negli ingranaggi della facile raccolta del consenso?

A margine di queste tristi considerazioni resta un profondo sconforto per l’incapacità della democrazia ad arginare simili fuorvianti fenomeni mediatici. D’altra parte non ci si può rinchiudere in una sorta di “talebanismo democratico”, ma urge saper coniugare i principi democratici con i meccanismi moderni della raccolta e della gestione del consenso. Non mi sento nemmeno di teorizzare la gufata strumentale basata sugli incidenti di percorso dei protagonisti sulla cresta dell’onda.

Mi spiego con un esempio riguardanti il salvinismo imperante.  In un video inviato in un gruppo su Whatsapp e poi diffuso sul web, Alfio Baffa, candidato della Lega al consiglio regionale della Calabria, si filma mentre è nella vasca fumando un sigaro e bevendo rum.  Il video, che imbarazza Salvini, è stato registrato in un albergo di Roma. Baffa fuma un sigaro e sorseggia rum. “Cari amici del gruppo revenge porn, volevo fare un saluto da Roma dopo la manifestazione di Salvini”, dice nel filmato invitando gli amici a fare un brindisi.

Dopo che il video ha fatto il giro della rete Baffa ha scritto un post su Facebook: «In merito al video che mi sta rendendo famoso mi chiedo: un bagno in vasca fa notizia perché i candidati delle altre liste non sono molto “puliti”? O forse è una questione di buon gusto? Perché in quel caso ci tengo a scusarmi: non si può bere del rhum in un bicchiere di plastica! Che un video mandato goliardicamente a qualche amico potesse finire sulle testate nazionali non me lo sarei mai aspettato, ma grazie a questo video avrò qualche vecchio amico in meno ma tanti nuovi amici in più che stanno esprimendo solidarietà per questo sciacallaggio».

Da un certo punto di vista non ha tutti i torti, ma chi di post ferisce di post perisce. Difficilmente Salvini di questo episodio se ne potrà fare un Baffa. Per la Bestia leghista può essere una buccia di banana? Forse sì, ma non si può giocare di rimessa fino a questo punto, aspettare l’incidente di percorso. È inevitabile che prima o poi chi si loda s’imbrodi. Bastano questi infortuni a smascherare gli inganni? A volte basta poco per mettere in crisi un successo superficiale e temporaneo, ma non ci si deve illudere.

Torno allo spaccato storico da cui sono partito. Mio padre mi raccontava come esistesse un popolano del quartiere (più provocatore che matto) che era solito entrare nei locali ed urlare una propaganda contro corrente del tipo: “E’ morto il fascismo! La morte del Duce! Basta con le balle!”. Lo stesso popolano dell’Oltretorrente che aveva improvvisato un comizio ai piedi del monumento a Corridoni (ripiegato all’indietro in quanto colpito a morte in battaglia), interpretando provocatoriamente la postura nel senso che Corridoni non volesse vedere i misfatti del fascismo e di Mussolini, suo vecchio compagno di battaglie socialiste ed intervistate: quel semplice uomo del popolo, oltre che avere un coraggio da leone, conosceva la storia ed usava molto bene l’arte della polemica e della satira.  Ci voleva del fegato ad esprimersi in quel modo, in un mondo dove, mi diceva mio padre, non potevi fidarti di nessuno, perché i muri avevano le orecchie. Anche oggi occorre coraggio, lo stesso coraggio per contrastare tatticamente e strategicamente l’avversario politico che, con mezzi più o meno sofisticati e moderni, si trasforma in uomo di regime. Bisogna cioè saper usare lo “stómbel”! Sapete cos’è? Un pungolo, un bastone appuntito per spronare i buoi. E i social non ci stanno forse relegando a popolo bue…