Le modiche piraterie

Non essendo un provetto ed esperto autista cerco di essere oltre modo attento nella guida soprattutto al fine di far fronte ai comportamenti piuttosto eccentrici di pedoni e ciclisti: spesso te li trovi davanti all’improvviso, distratti e trafelati o lenti e ingombranti.

Sta assumendo i contorni di una vera e propria carneficina la sequela di incidenti stradali in cui le persone vengono falciate da auto presumibilmente condotte a velocità pericolosa e da guidatori piuttosto alticci. In certi casi esiste il fattore del dopo-discoteca, periodo di tempo in cui le persone si comportano con irresponsabile svagatezza simile a quella dei bambini che escono da scuola. È inutile nasconderlo: in discoteca si balla in modo sfrenato, si ascolta musica altisonante, si bevono alcolici e magari a volte si fa anche qualche fumatina o sniffatina e poi in piena notte oscura si esce allo sbaraglio e può succedere di tutto e infatti succede di tutto: risse, incidenti stradali, etc. etc.

Non voglio esorcizzare le discoteche (anche perché gli incidenti succedono anche su altri percorsi) come luogo di perdizione e nemmeno voglio criminalizzare l’uso di alcolici, ma quando si scherza col fuoco è fatale rimanere scottati. Ammetto che esista la componente fatalità in tutti gli incidenti stradali e non. Tuttavia un supplemento di prudenza e di attenzione non farebbe male al fine di evitare tragedie per chi muore e per chi sopravvive.

I media, come al solito, drammatizzano ulteriormente il discorso, non hanno alcun rispetto e pietà per i protagonisti di questi incidenti: le vittime vengono immediatamente e spettacolarmente santificate e i colpevoli volgarmente demonizzati. Spesso le colpe si sovrappongono e non è così facile distinguerle di fronte alla disperazione del dopo. Forse il più bel tacer non sarebbe mai scritto a sufficienza (come si vede ci casco anch’io). Una cosa è certa: se ci si aspettava il miracolo dall’inasprimento delle pene e dall’introduzione del reato di omicidio stradale, l’aspettativa è andata delusa e si è trasformata in penosa illusione.

Se mi è consentito un paragone impossibile, vorrei confrontare il comportamento degli autisti in preda ai fumi dell’alcol con quello di Donald Trump in preda ai fumi di guerra: ci sono delle somiglianze, ma anche delle profonde differenze. I primi si giustificano dicendo di aver bevuto poco (e può essere relativamente vero) e di non aver visto i pedoni mimetizzati nel buio o spuntati improvvisamente dall’angolo; il secondo sostiene di agire per legittima difesa senza cattiveria e di avere risposto alle provocazioni terroristiche.  I primi sono disperati (e ci posso credere) per i disastri più o meno colpevolmente combinati; il secondo non è affatto disperato, anzi. Dopo una giornata passata dal segretario di Stato Pompeo a rassicurare che gli Usa in ogni caso gestiranno la crisi iraniana restando nell’ambito della legalità e della responsabilità, il capo della Casa Bianca ha confermato di essere pronto a colpire i siti culturali storici della Repubblica islamica, se gli ayatollah reagiranno con la violenza all’uccisione di Soleimani. Quindi ha anche avvertito l’Iraq che verrà soffocato da sanzioni economiche mai viste prima, se davvero caccerà i soldati americani dal suo territorio, seguendo le indicazioni ricevute da Teheran. Poi ha telefonato al conduttore radiofonico conservatore Rush Limbaugh, per ripetere che l’attacco contro il capo dei pasdaran era giustificato, e sarebbe dovuto avvenire almeno quindici anni prima.

Assumere bevande alcoliche è tutta questione di misura: un ubriaco sostiene sempre di non esserlo. Bombardare un paese nemico è un fatto relativo: può essere un atto aggressivo e può essere un gesto difensivo, questione di opinioni. A questo mondo, se si vuole fare i furbi, tutto è possibile. Andiamo avanti così e poi non lamentiamoci troppo.