L’apprezzabile prosopopea dalemiana

Ho ascoltato in rassegna stampa l’intervista rilasciata da Massimo D’Alema a Repubblica a commento della situazione internazionale venutasi a creare dopo la bellicosa iniziativa trumpiana che ha portato all’uccisione dell’importante esponente del regime iraniano Qassem Soleimani. Ne riporto di seguito una sintesi tratta dall’Agenzia giornalistica Italia Spa.

“Una missione dell’Unione Europea in grado di interloquire con i protagonisti per fermare l’escalation” tra Iran e Stati Uniti e “costruire una soluzione nella quale gli attori fondamentali della regione possano sentirsi garantiti”: è la proposta lanciata dall’ex premier e ministro degli Esteri. Per D’Alema è necessario più che mai “uscirne con un’iniziativa forte e unitaria per fermare la spirale” di tensioni innescata dall’uccisione del generale Qassem Soleimani.

L’ex premier, peraltro, non vede “all’orizzonte una guerra mondiale” e avverte di andare cauti “nel maneggiare certi paragoni storici” come il fatto che il mondo possa trovarsi davanti a un nuovo 1914. D’Alema più che altro vede un Trump che “vuole andare al voto a novembre in un clima di tensione, creando una situazione in cui non si può cambiare il comandante in capo” e perciò quando “le ragioni della politica interna dominano quelle della politica estera, allora la spiegazione è sempre una leadership in difficoltà!”.

Per D’Alema la vera novità sul piano diplomatico “è che la comunanza di valori di Europa e America non c’è più”. Con il risultato che “gran parte dei guai, dall’insicurezza all’aumento del prezzo del petrolio, resteranno a noi”. “Siamo di fronte a un leader che attizza il fuoco e scappa ed è l’ultima cosa che ci si aspetterebbe da un alleato”. “Clinton nei Balcani intervenne, ma per risolvere il conflitto”, ha ricordato l’ex premier, “mentre qui l’attuale presidente Usa i conflitti li lascia in eredità agli altri”.

Infine, un’annotazione su Di Maio e il suo operato come ministro degli Esteri: “Apprezzo le sue buone intenzioni anche se a volte sembra essere distratto dalle questioni di politica interna e dalle vicende del suo Movimento”, chiosa l’ex premier che ha governato anche la Farnesina.

Mi sono detto: finalmente un politico che esprime una credibile, equilibrata ma critica ed autonoma, linea di politica estera; ancor prima, finalmente un politico in mezzo a tanti baluba della politica. È un vero peccato che D’Alema, di cui riconosco peraltro limiti e difetti, sia ormai fuori dai giochi; meriterebbe di essere ancora in sella, non sfigurerebbe e non ci farebbe sfigurare. Matteo Renzi ha fatto il diavolo a quattro per rottamarlo, per poi promuovere nel suo entourage personaggi scialbi se non squallidi. I primi della classe sono certamente antipatici, però si possono sopportare quando sono veramente tali. Il brutto è quando il primo della classe si crede e sente tale senza esserlo: allora è un disastro. Nella prima categoria colloco Massimo D’Alema, nella seconda Matteo Renzi. Entrambi non sanno valorizzare gli altri, ma soltanto mortificarli e quindi non sono dei leader. Se però fossi costretto al gioco della torre, non avrei esitazione alcuna, butterei giù Renzi. Antipatici e gassati li sono entrambi, ma D’Alema ha un’intelligenza politica superiore, anche se condizionata e rovinata da un egocentrismo spropositato.

Dato a D’Alema quel che è di D’Alema, vorrei tornare solo un attimo sulla sua più ficcante dichiarazione, vale a dire che “la comunanza di valori di Europa e America non c’è più”. Si tratta di una realtà gravissima, di cui tuttavia bisogna prendere realisticamente atto ed a cui è necessario reagire. L’Europa deve trovare in se stessa le idee e la forza per svolgere il ruolo che le compete: un ulteriore impulso al processo di integrazione, senza il quale per gli Usa non saremo più dei partner, ma dei servi sciocchi.  Sissignore, dei servi sciocchi di un padrone sempre più assurdo. A meno che gli americani non si scuotano dal torpore populista e riprendano a ragionare con il cervello, nel qual caso il discorso potrà riprendere da dove era stato interrotto. Temo che non sia possibile individuare questo “dove”, tanta la confusione intervenuta nel frattempo, e sia necessario ricominciare daccapo. Ad una follia distruttiva rispondere con una follia costruttiva.