La pazienza di Francesco ha dei limiti

È simpaticamente umana l’incazzatura di papa Francesco conseguente alla strattonata di una donna ed è nobilmente e cristianamente bella la richiesta di scuse. Questo fatto innesca un ricordo evangelico: l’episodio dell’emorroissa che si fa largo tra la folla per riuscire a toccare il mantello di Gesù, che reagisce fra lo stizzito e il sorpreso chiedendo agli apostoli chi lo avesse toccato.

Una donna, che soffriva di emorragia da dodici anni e aveva consultato inutilmente molti medici, gli si avvicinò alle spalle, toccò il suo mantello e guarì all’istante. Gesù domandò chi lo avesse toccato; alcuni ironicamente ribatterono come fosse impossibile capire donde venisse il tocco in mezzo ad una simile calca, tutti negavano, ma alla sua insistenza si fece avanti una donna tremante, che dopo avere dichiarato davanti a tutti il motivo per cui l’aveva toccato, comunicò che era guarita. Gesù le disse: “la tua fede ti ha salvata, vai in pace”.

Una donna affetta da emorragia era considerata impura e per questo motivo la protagonista dell’episodio toccò Gesù cercando di non essere vista. Gesù la fece venire allo scoperto non per svergognarla, ma perché tutti ascoltassero la sua storia, in modo da lodare la sua fede e reintegrarla nella comunità. Gesù inoltre fece ciò che i medici non erano riusciti a fare. La fede è nell’episodio il mezzo per attingere da Dio la forza risanatrice e superare le forze negative che sminuiscono la vita di ciascuno.

La donna che si è attaccata al braccio di Francesco non sarà affetta da cronica emorragia, almeno si spera, e probabilmente non aveva alcun miracolo immediato da strappare, così come il papa non aveva alcuna intenzione di sottoporre la donna ad una prova di fede. È un episodio curioso anche se piuttosto normale. Francesco, come del resto anche i suoi predecessori, si sottopone ad autentici tour de force per salutare cordialmente la gente, esprimendo una carica umana notevole e assai apprezzata.

Sono gli incerti della popolarità portata all’eccesso, al limite del divismo e del fanatismo. Ho recentemente scritto e ribadisco che questa eccessiva personalizzazione della religione non è positiva: la Chiesa, la religione e ancor meno la fede non sono da identificare nella figura papale. È pur vero che nel grigiore dei personaggi pubblici, papa Francesco è l’unico a possedere ed esprimere un carisma eccezionale, l’unico a cui si può guardare con fiducia e speranza. Ma non bisogna esagerare: Gesù, quando si accorgeva di essere troppo corteggiato dalla folla, si sottraeva, scappava, si ritirava. Un po’ più di sobrietà forse non guasterebbe anche a livello papale, così come un certo autocontrollo da parte della gente non sarebbe da disprezzare. Nell’Unione Sovietica, quando volevano far fuori un leader, lo accusavano di “culto della personalità”: speriamo che i non pochi detrattori di Francesco non colgano la palla al balzo e non gli buttino addosso anche questa critica.

Al di là delle opportune scuse richieste pubblicamente ex fenestra, non dovrebbe essere difficile per papa Francesco rintracciare quella persona troppo espansiva per capirne la situazione psicologica e cristiana. Se personalizziamo tanto il discorso papale, tentiamo di personalizzare anche quello dei suoi fans. Non mi stupisco affatto dell’emozione che si può provare a contatto col papa: in giovane età feci un’esperienza analoga con papa Paolo VI, per la verità lo vidi molto più da lontano e non potei nemmeno tentare di toccarlo o di salutarlo direttamente. Ricordo tuttavia la grande e indimenticabile sensazione che riportai. Non sottovaluto quindi questi rapporti.

Sarebbe però molto meglio ascoltare quanto papa Francesco dice e ripete: costituirebbe il miglior modo per rendergli omaggio. Dai gelidi riti ai bagni di folla: vorrei chiedere al papa se, tutto sommato, si sente più a disagio in san Pietro o in mezzo alla gente; se non desideri affibbiare una manata anche al suo cerimoniere che rompe le palle certamente più di quella donna pur invadente ed esagerata che sia stata.

Quante sciocchezze riesco a scrivere partendo da un fatto banale e marginale!? Peraltro mi sembra non sia la prima volta che Francesco ha un inconveniente del genere. Ma siamo sicuri che siano fatti da passare sotto silenzio o da affrontare con l’ironia e il sarcasmo degli scatenati social? Papa Giovanni ad una ragazza paralizzata confidò: “Come vorrei dire alzati e cammina, copiando il mio più illustre predecessore Pietro…”. La religione non è fatta di regole, di comandamenti, di precetti. È fatta di rapporti fra Dio e l’uomo o la donna e fra questi e gli altri. Anche la Chiesa, meglio dire la comunità ecclesiale, è fatta di rapporti, che non devono però diventare un red carpet vaticano.