I valori in caduta libera

Stando ai soliti inconcludenti sondaggi, il 2019 sarebbe l’anno durante il quale il consenso ai leader politici ha subito un generalizzato notevole calo. Tutti, chi più chi meno, hanno un indice di gradimento in discesa. L’eccezione che conferma la regola sarebbe costituita da Giorgia Meloni: è tutto dire… I dati in questione non sorprendono, se si considera il quadro politico in continuo subbuglio, tra cambi di governo, cambi di maggioranze, scissioni, battaglie intestine, balletti parlamentari, etc. Se poi a questo andazzo poco edificante aggiungiamo la scadente qualità del personale politico, la frittata è più che fatta. Alla personalizzazione della politica, che vorrebbe rimediare allo sfaldamento ideale, fa riscontro una penosa levatura dei presunti leader, i quali di carismatico hanno soltanto la capacità di abbassarsi al livello culturale della gente in una inquietante spirale al ribasso.

Di fronte ad un simile panorama, percepibile al di là del sondaggismo imperante, c’è di che essere più sconfortati che preoccupati. Non so se a monte o a valle ci sta un vero e proprio tracollo etico, camuffato dalle paure, ma in realtà motivato da un vuoto culturale provocato dal venir meno di tutte le entità educative, dalla famiglia alla scuola, dalla parrocchia al sindacato, dal partito all’associazione imprenditoriale e professionale. Una società vecchia, chiusa, ignorante e disperata. Ogni giorno si hanno riscontri egoistici al limite del razzismo, qualunquistici al limite del fascismo, sovranisti al limite del nazionalismo, populisti al limite dell’autoritarismo.

Il quadro è deprimente. Non bastano certi apprezzabili, ma tutto sommato elitari, rigurgiti volontaristici a mutare la situazione di fondo. In questi giorni ho ascoltato una semplice ma incisiva omelia, che giustamente teorizzava la necessità a livello religioso di entrare in rapporto costruttivo col mondo che ci circonda. Venivano fatti due esempi: l’invito dell’allora vescovo di Parma Benito Cocchi ad allargare l’azione pastorale alle osterie, ai bar, ai ritrovi, perché è anche e soprattutto lì che (non) si fa cultura; e poi l’iniziativa di un prete che tiene aperto l’oratorio nella notte fra sabato e domenica per ospitare con qualche ora d’anticipo i reduci dai bagordi e offrire loro la colazione, tentando di salvare qualche vita umana dalla sarabanda del traffico impazzito.

Bisogna cioè entrare in una logica ricostruttiva minimalista. Tempo fa il filosofo Massimo Cacciari teorizzava la rinascita partendo dai condomini, dai piccoli agglomerati, e perché no, dai bar, dalle discoteche, dai momenti aggregativi più semplici ed immediati. E la scuola? E la famiglia? Non vivo da tanto tempo il mondo scolastico e non tengo famiglia. Ricordo quanto deferente rispetto avessero i miei genitori nei riguardi degli insegnanti. Ricordo quanto impegno e passione mettessero i miei insegnanti nel loro lavoro.  Esisteva un circuito virtuoso entro cui anche il più recalcitrante dei ragazzi veniva coinvolto. E la religione? Nel sessantotto si contrapponevano due visioni diverse della parrocchia: la parrocchia chioccia e la parrocchia laboratorio culturale. Com’è cambiato il mondo!

Nel nulla socio-culturale guazza la peggiore politica, oppure, se si vuole, nel nulla politico trova la giusta collocazione il nulla etico-valoriale. Due facce della stessa medaglia al disvalore civile. Non so se abbiamo ancora toccato il fondo e cosa occorrerà per l’eventuale risalita. Il movimento delle sardine ha indubbiamente qualcosa da dire. Però per ascoltare proteste o proposte nuove bisogna essere minimamente svegli, altrimenti tout passe, tout casse e tout lasse. È successo nel 2019 e succederà anche nel 2020, a meno che…