Il moralistico duello delle ville

C’è indubbiamente nei fatti un accanimento giudiziario e giornalistico nei confronti di Matteo Renzi. Non si è certamente comportato in questi anni da angioletto della politica (e chi è un angioletto?), ma gli strali contro di lui mi paiono eccessivi e spesso ai limiti della correttezza a livello mediatico.

Prescindo da ogni giudizio politico anche perché sono rimasto piuttosto deluso dalla sua parabola: il suo apprezzabile attivismo governativo purtroppo copriva una carenza politica di fondo, che si è poi evidenziata e si sta tuttora evidenziando in modo clamoroso. Ho guardato con un certo interesse al suo governo, non ho capito perché gli italiani lo abbiano così sbrigativamente bocciato al referendum costituzionale, non ho compreso le sue scomposte mosse successive e soprattutto non ho affatto condiviso la scissione procurata nel PD con la costituzione del suo nuovo partito (Italia Viva) e prima ancora non ho intuito dove voglia andare a parare al di là del ritornello sul recupero del voto moderato in cerca d’autore.

Di qui a farlo oggetto di continui attacchi la distanza è piuttosto lunga. Mi sembra forzata e maliziosa la ricostruzione sulla vicenda finanziaria della sua villa: vedere un collegamento fra la nomina a consigliere della Cassa depositi e prestiti di un suo adepto e il successivo ottenimento di un parziale prestito ponte da questo amico di famiglia per l’acquisto di una villa mi sembra il voler vedere conflitti di interesse dappertutto. Non è solo questione di privacy, è moralismo bello e buono.

Si dice che i giornali devono fare il loro mestiere: non si facciano però prendere dall’ansia del “retroscenismo” a tutti i costi ed ancor meno dal puntiglio di vedere sempre, comunque e dovunque il lato sporco della situazione. Di cose scorrette ce ne sono già tante, è perfettamente inutile inventarne.

Oltre tutto si finisce con l’innescare un’assurda catena di moralistici duelli da cui si rischia di uscire tutti sporchi e malconci. Non è infatti condivisibile la stizzita reazione all’interessamento alla villa di Renzi con il tirare in ballo la villa del giornalista colpevole di lesa maestà. Della serie “chi di villa ferisce, di villa perisce”. Se andiamo su questa strada, non ne usciamo più.

Certamente chi è rivestito di incarichi pubblici, come recita la Costituzione, deve adempiere alle sue funzioni con disciplina ed onore e preoccuparsi di evitare alla radice ogni e qualsiasi dubbio nel suo comportamento. Nessuno è obbligato ad assumere cariche pubbliche e chi lo fa deve sapere di avere giustamente addosso gli occhi della pubblica opinione e di chi la alimenta.

Però anche chi fa opinione deve rispondere a una deontologia professionale e alla sua coscienza: i bavagli non devono esistere, ma occorre maggiora cautela e prudenza nel tranciare giudizi di carattere etico e nello squalificare con leggerezza chi è impegnato a vario titolo nelle istituzioni.

Discorso ancor più delicato e difficile è quello riguardante l’azione della magistratura: lasciamola lavorare in santa pace, anche se a volte può venire il dubbio di qualche sbavatura e di qualche esagerazione. Il corso della giustizia non dovrebbe comunque funzionare da detonatore per le bombe scandalistiche. Tutti sappiano che si fa presto a rovinare la reputazione di un individuo: è molto più difficile rimetterla a posto.