Disperati alla follia

Dal quotidiano “La stampa” riporto di seguito e integralmente l’asciutta, ma efficace, cronaca di un orrendo fatto di sangue, avvenuto a Orbassano, alle porte di Torino.

“Sul tavolo – come sempre – c’era la colazione del matti­no, già pronta dalla sera prima. Nella camera da letto, inve­ce, si era appena consumata una tragedia della disperazione. Una ma­dre, Maria Capello di 85 anni, aveva da poco ucciso a martell­ate la figlia disabi­le dalla nascita, Si­lvia Ronco, di 45 anni. La vittima era ri­entrata nella casa di via Gramsci 36/3 ad Orbassano per il fine settimana, da pochi mesi era segu­ita da una comunità di Collegno. A scopr­ire tutto è stato il padre Clemente, di 87 anni. Un urlo tre­mendo, alla vista di quello che era succ­esso, ha attirato an­che i vicini di casa. La moglie aveva pr­eso un martello e av­eva colpito alla tes­ta più volte la figl­ia, che come al solito dormiva acca­nto a lei. Forse non ce la faceva più a vedere la sua Silvia in quello stato. La madre omicida ora è ricoverata in prognosi riservata all’ospedale San Luigi: un attimo prima del suo folle gesto aveva ingurgitato una massiccia dose di tranquillanti. La pre­occupazione di quello che poteva capi­tare alla figlia una volta che non ci sarebbero più st­ati né lei, né il ma­rito, ha avuto il sop­ravvento. I carabini­eri stanno accertando gli ultimi dettagli di una tragedia famigliare, che tutti i vici­ni commentano in maniera univoca: «N­on doveva finire cos­ì»”.

Pongo a me stesso e a quanti avranno la bontà e la pazienza di leggere alcune domande, senza azzardare le risposte che sarebbero comunque inadeguate. Può questo fatto essere catalogato come conseguenza della follia che si scatena nella complicatissima mente umana? Si può considerare inevitabile che certi drammi anche a livello famigliare possano avvenire? La nostra società fa il possibile per aiutare ed assistere le famiglie che hanno al loro interno soggetti disabili? Ognuno di noi, indipendentemente o in collaborazione con le istituzioni, può fare qualcosa per alleviare le sofferenze di persone a noi vicine, che spesso vivono magari nel nostro stesso quartiere o addirittura nel nostro stesso condominio? Non rischiamo di delegare alle strutture pubbliche ed al mondo del volontariato un carico di responsabilità, che dovrebbe, in certa misura, riguardare tutti? Hanno perfettamente ragione i vicini a commentare in maniera univoca “che non doveva finire così”, ma perché è finita così? Perché lasciamo che si sovrappongano e si accumulino situazione di disagio così gravi e drammatiche (genitori molto anziani con figli disabili adulti)? Pensiamo al dramma dei genitori che considerano il futuro incerto dei loro figli handicappati una volta che rimarranno soli? La tanto sbandierata politica di sostegno alle famiglie riesce a prendere in considerazione e a provvedere qualcosa di consistente per affrontare situazioni come quella di Orbassano? Che ne sarà in futuro di questa madre disperata e di questo padre testimone di una vicenda così tragica?

Grazie di avere letto questi miei provocatori quesiti e soprattutto auguri per trovare il coraggio di dare qualche fattiva, solidale e concreta, magari anche piccolissima, risposta.  Lo dico innanzitutto per me, che di fronte a simili eventi vado in profonda crisi, ma fatico molto a passare dal turbamento all’impegno.