A volo di Mattarella

Il presidente della Repubblica ha molto opportunamente trasformato la tradizionale cerimonia dello scambio di auguri con le alte cariche dello Stato in un’occasione di forte monito al mondo politico italiano. È partito da un passaggio di un discorso di Aldo Moro. Se è utile studiare a memoria le poesie dei più grandi letterati, altrettanto utile mi parrebbe imparare a memoria questa breve ma fondamentale analisi di un gigante della politica: “anche se talvolta profondamente divisi, sappiamo di avere in comune, ciascuno per la propria strada, la possibilità e il dovere di andare più lontano e più in alto. Non è importante che pensiamo le stesse cose. Invece è di straordinaria importanza la comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.

Sergio Mattarella non si smentisce mai, è veramente l’ultimo dei giusti della storia politica italiana. Da una parte ho la sensazione che le sue parole cadano nel vuoto, dall’altra, quando lo vedo al centro di grandi manifestazioni popolari di stima e ammirazione, mi consolo. Sa leggere perfettamente il momento che attraversiamo e non si stanca di richiamare tutti al senso di responsabilità nell’interesse del Paese, dell’Europa e del mondo intero. Sa da dove partire e sa dove vuole arrivare. Questa volta ha preso la rincorsa appoggiandosi al pensiero di Aldo Moro: continuo imperterrito a pensare che non sia stato un caso meramente terroristico l’averlo fatto fuori. La vita politica italiana soffre ancora della sua mancanza. Non ho difficoltà ad ammettere di essere un vedovo inconsolabile di Aldo Moro.

Nella storia contemporanea c’è una sorta di cesura dovuta alla sua morte e mi fa oltre modo piacere che il presidente della Repubblica ne riprenda, peraltro spesso, il pensiero. Ho tanta nostalgia per la politica del dialogo. Basta contrapposizioni artificiali, basta conflitti strumentali, basta scontri demagogici, basta con la politica degli slogan, basta! Mattarella rispetta i politici di oggi, ma ne vede tutti i limiti e non può e non deve tacere. Manca il dialogo, manca il senso del futuro, manca l’impegno nelle battaglie da combattere contro il degrado ambientale e contro la disoccupazione.

La gente sente che Mattarella ha ragione, ma poi, non tutta ma troppa, si lascia irretire dai politicanti.  Dopo di lui? Spero non ci sia il diluvio e quindi ben venga la preoccupazione dell’attuale maggioranza volta a scongiurare avventurismi quirinalizi alla prossima scadenza del 2023. Sarà un passaggio delicatissimo e, se dovesse profilarsi qualche inopinata incertezza, ben venga una riconferma di Mattarella quale presidio e garanzia nella vita istituzionale e politica del Paese. Nel frattempo cerchiamo di ascoltarne i richiami e le indicazioni. Auguri presidente! Ci dia una mano come lei sa fare, senza farcelo pesare, ma senza risparmiarci critiche e rimproveri. Ogni volta che sento un suo intervento, ogni volta che la vedo presente nel tessuto culturale, ogni volta che osservo il suo modo di agire, mi commuovo e prendo una boccata d’ossigeno. Sì, perché credo nella politica e nel suo sforzo presidenziale di tenerla ai livelli più alti.